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Comunale di Firenze
03/12/1961
h.14.30
FIORENTINA - TORINO 2-0 (1-0)
Fiorentina
: Sarti, Malatrasi, Robotti, Rimbaldo, Gonfiantini, Marchesi, Hamrin, Dell'Angelo, Milani, Bartu, Petris. All.: Hidegkuti.
Torino: Panetti, Scesa, Rosato, Bearzot, Lancioni, Cella, Albrigi, Ferrini, Baker, Law, Crippa. All.: Santos.
Arbitro: Rigato di Mestre.
Reti: Robotti 8', Hamrin 80'.
Spettatori: 40 mila circa di cui 32.500 paganti per un incasso di 27.980.000 lire.
Note: Cielo coperto, pioggia a tratti, terreno leggermente allentato. Ammonito Scesa per gioco falloso, calci d'angolo 4-2 per la Fiorentina.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 4 dicembre 1961]
Il risultato ha trovato la sua giustificazione d'essere nel secondo tempo, quando il Torino ha ceduto allo sforzo ed è diventato stranamente vago ed impreciso. Nel primo tempo bisogna dire in modo chiaro che il Torino stesso, non meritava di andare in svantaggio. Alcune parole sulle formazioni, innanzitutto. La Fiorentina si presentava con la squadra preannunciata. Prendeva posto nella posizione di mezz'ala sinistra l'arrivato dell'ultimo momento, il turco Can, e senza brillare di vivissima luce, egli non si portava affatto male, come vedremo. Il Torino, invece, era costretto, non molto prima di entrare in campo, a modificare la struttura della propria difesa. Buzzacchera accusava un dolore all'inguine (il male di stagione). Era pronto ad allinearsi coi compagni, se si voleva, ma preferiva denunciare il proprio stato di debolezza. Il suo posto veniva preso da Rosato, il ragazzo utile a tutti gli scopi, al quale si desiderava da tempo concedere un turno di riposo. Il tempo piovoso fino alla vigilia, aveva accennato a sollevarsi alquanto nella mattinata, e pareva volesse volgersi al bello, ma verso il riposo di metà tempo tornava a guastarsi, e la pioggia riprendeva a cadere fitta e minuta. Tutta la ripresa si doveva svolgere sotto l'acqua. Il terreno di gioco, dapprima soltanto allentato e scivoloso, diventava quindi greve e pesante. Frano presenti nel recinto più di 28.000 spettatori paganti, oltre a 5000 abbonati, in complesso, tenendo conto degli inviti e del personale di servizio, circa 35.000. Il tempo malsicuro non aveva invogliato un pubblico più numeroso a intervenire, specialmente dalla provincia. Si notavano però laggiù sugli spalti di curva i numerosi partecipanti alla spedizione granata, con gagliardetti e bandieroni. L'incoraggiamento ai torinesi, per quanto un po' soffocato dalla grande marea toscana, non fece gran difetto, nel corso della partita. La prima spinta verso il risultato negativo per i granata doveva giungere proprio ad inizio di partita ed essa è stata veramente una cosa strana e disgraziata. Una specie di equivoco fra l'arbitro e i difensori granata. Si giocava da poco più di sette minuti, con scambi alterni e pieno equilibrio di azioni. Su una delle prime offensive dei viola, la mezz'ala destra Dell'Angelo accennava ad entrare in area quando, poco fuori della medesima, due avversari, Cella e Rosato, piombavano quasi contemporaneamente su di lui e lo mettevano a terra. L'arbitro concedeva subito la punizione a favore dei viola, e, nel concederla, alzava, bene in alto, due dita. Nella sua intenzione, spiegò poi al termine dell'incontro, egli voleva indicare che era stato commesso un fallo ad opera di due uomini su di uno solo. I granata Interpretavano invece il gesto nel senso che si trattava di una punizione indiretta, cioè a due calci: e si schieravano in conseguenza. Avanzò come esecutore il terzino destro Robotti, e sparò a mezza altezza sulla sinistra dello schieramento difensivo costituito da quattro uomini. La palla volò accanto ai difensori, sulla loro sinistra, e penetrò in rete senza trovare il minimo ostacolo. Il portiere Panetti, per non toccarla, aveva posto le mani dietro le spalle, e non si era mosso di un millimetro da dove si trovava. E l'arbitro accennò al dischetto di metà campo. Reclami e richieste di spiegazioni da parte degli ospiti. E l'arbitro spiegò, si seppe poi, che le due dita egli le aveva messe in alto per indicare la natura del fallo commesso, ma che comunque la punizione era da intendersi come ad un calcio solo. Dell'equivoco - per cui il direttore della gara può essere incolpato di poca chiarezza - faceva le spese il Torino. Con questo inatteso e certamente fino ad allora immeritato peso sulle spalle, i granata si gettavano nella lotta con grande impegno e decisa energia. Il gioco riprendeva carattere di pieno ed assoluto equilibrio, e l'estrema difesa fiorentina doveva sbrigare situazioni una più difficile e più intricata dell'altra. Su una di queste situazioni, essa però doveva risultare nettamente travolta e se non fosse stato per un madornale errore di uno degli attaccanti granata, la difesa stessa avrebbe dovuto essere battuta. Crippa, l'ala sinistra granata, si era portato sulla destra, ed approfittando di uno scivolone di Robotti sul viscido terreno, si era insinuato sino a due passi dalla porta dei viola, sulla linea di fondo. Sia Baker come Law si erano venuti a trovare soli davanti la rete, col portiere fuori posto. Bastava toccare leggermente la palla nella loro direzione, perché la sfera venisse sospinta in porta irremissibilmente da uno del due. Crippa, invece, volle tirare lui stesso, e colpì in pieno il portiere. Così l'occasione del pareggio sfumò, e dopo che Albrigi, con un lungo centro sulla destra aveva mandato una palla a picchiare sulla traversa, gli ospiti andavano al riposo in svantaggio per 1-0. Law aveva fatto grandi cose in questo primo tempo, tanto all'attacco quanto in difesa, e, cosa inedita, egli era stato più volte a scena aperta applaudito dai sostenitori dei suoi stessi avversari. Nulla di definitivamente perduto per i granata all'inizio della ripresa. Il punto di svantaggio, così strambo, pareva pur sempre recuperabile. Se non che, dopo qualche minuto di gioco, cominciarono a fare capolino, nelle file degli ospiti, evidenti segni di stanchezza. Il turco Can si produceva in una punta di velocità terminata con un tiro alto, e si metteva sempre maggiormente in mostra. Hamrin si faceva più intraprendente e la difesa toscana diventava ermetica. Robotti commetteva falli su falli, qualcuno anche bruttino, specialmente ai danni di Albrigi; l'opera di Law scompariva un po' nel rilassamento generale e il portiere Panetti doveva prodursi in parate diverse, l'una più astrusa dell'altra. Finché a nove minuti dal termine della partita egli veniva battuto per la seconda volta, senza che incertezze arbitrali entrassero per nulla nella vicenda. La mezz'ala fiorentina Dell'Angelo aveva sostenuto un lungo duello con un avversario lassù all'ala destra, e la palla era rimasta in campo essenzialmente per avere picchiato nella bandierina dell'angolo, così che al toscano fu possibile spedire la palla al centro. Sulla sfera erano accorsi contemporaneamente quattro o cinque uomini di ambo le parti, e dopo alcuni picchi e ripicchi, Hamrin aveva potuto deviare in rete da pochi passi. Faceva 2 a 0. Il Torino non smobilitava. Non è nella sua natura. Continuava a lottare, ed un tiro di Crippa dalla sinistra sfiorava il montante della porta di Sarti. Ma la squadra evidentemente non era più quella del primo tempo. Aveva speso troppo in fatto di energìe per l'inutile recupero del primo tempo, e contemporaneamente l'avversario suo si era fatto gigante. Il risultato, immeritato dapprima, prendeva a quel punto carattere di giustizia.