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Comunale di Ferrara
25/03/1962
h.15.30
S.P.A.L. - TORINO 1-0 (1-0)
S.P.A.L.
: Patregnani, Riva, Mialich, Gori, Cervato, Micheli, Dell'Omodarme, Cappa, Mencacci, Massei, Novelli. All.: Montanari.
Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Schiavio, Gerbaudo, Cella, Gualtieri, Locatelli, Law, Ferrini, Crippa. All.: Santos.
Arbitro: Sebastio di Roma.
Reti: Cappa 13'.
Spettatori: 12.000 circa.
Note: Il Torino ha disputato 87' minuti ijn dieci uomini a causa dell'infortunio patito da Cella al 3' di gioco, quando in seguito ad un contrasto con Novelli, riportava la distorsione del ginocchio destro. Ammoniti Law e Riva per reciproche scorrettezze. Giornata fredda, vento gelido, terreno leggermente duro ma praticabile.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 26 marzo 1962]
Il conto è stato liquidato nel primo quarto d'ora di gioco. Il primo fattore a gettare decisamente la spada sulla bilancia è stato l'infortunio di cui è rimasto vittima il granata Cella. Non si era ancora giunti al terzo minuto da quando era stato fischiato il calcio d'inizio, che il laterale sinistro del Torino si accasciava a terra per un duro colpo subito al ginocchio. Lo scontro, forse più, casuale che altro, era avvenuto con l'ala sinistra ferrarese Novelli. Si vide subito che si trattava di cosa piuttosto seria. Cella, che non è un ragazzo che si abbatta per nulla, non si reggeva in piedi. And&eograve; subito sui bordi del campo. Il ginocchio gli fu bendato con una abbondante fasciatura. Tentò di rientrare in campo, il giocatore infortunato, e per un minuto o due zoppicò malamente in posizione di ala. Poi tornò ad accasciarsi e rientrò negli spogliatoi per non tornare più sul campo di gioco. La prima diagnosi medica parrebbe escludere frattura, distorsione o strappo: si dovrebbe trattare puramente di una forte contusione ai legami, contusione che non permetterebbe, almeno momentaneamente, i movimenti dell'articolazione. L'uscita di Cella scombussolò nettamente i piani degli ospiti. Retrocedettero a turno o a blocchi un po' tutti i granata della prima linea per colmare la lacuna. La quale in se era praticamente ben difficile da colmare, data la vivacità e l'ottima condizione di forma dell'infortunato. Non era tutto. Nove o dieci minuti dopo di questa disgrazia i torinesi subivano un altro rovescio che riguardava il risultato. Un calcio di punizione contro il Torino per un mani di Scesa in un duello contro Novelli, quasi sul limite dell'area di rigore sul lato destro della loro difesa. Lo schieramento dei difensori non parve prendere troppo sul serio l'esecuzione di questa punizione. Un vero e proprio sbarramento difensivo non venne posto in opera: un paio di uomini circa prese posto a copertura dell'area. Ad eseguire la punizione avanzò Cappa, la mezz'ala destra. Egli sparò direttamente in porta prendendo di mira l'angolo vicino della rete, sulla destra di Vieri. Il portiere granata fu colto di sorpresa e di contropiede dal tiro, al quale non potè opporsi. Movendosi seccamente egli cadde seduto a terra sulla linea detta porta. Quella rete doveva decidere del risultato della giornata. In dieci uomini soli, e con una rete al passivo, i granata cercarono di riorganizzarsi e svolsero un lavoro intenso come quantità, ma certamente non proficuo come qualità. Era un lavoro un po' convulso e disordinato che lasciava sempre qua e là i varchi alle incursioni avversarie. Effettivamente se i padroni di casa avessero, sempre in quel primo tempo, arrotondato il loro vantaggio, nessuno avrebbe potuto trovare a ridire, perché furono i ferraresi a fallire il bersaglio e non i torinesi a impedirlo. Vedasi fra le altre l'occasione mancata dall'ala sinistra Novelli. Il centravanti Mencacei, sfondando sul lato destro della difesa granata, aveva spedito al centro una olia rete a portiere spiazzato e fuori causa, l'oriundo non aveva che da sospingere la palla oltre la linea. Egli volle sferrare un gran tiro prepotente, invece colpi la palla col collo del piede di sotto in su e la mandò a finire sopra la sbarra trasversale. Come sono poi andate le cose, se quel tiro fosse stato imbroccato - un tiro che, ripetiamo, non doveva nemmeno essere un tiro, ma un semplice tocco, una spinta in avanti - l'incontro sarebbe terminato alla pari. Perché la seconda parte dell'incontro doveva essere una ben misera cosa. Non doveva sotto nessun aspetto valere la prima. Principalmente come vivacità e spirito combattivo. La Spal prese a lavorare la palla alta e in modo confusionario, ed il Torino, reagendo com'era in grado di reagire, non arrivava mai a presentarsi in forma davanti alla rocca difesa da Patregnani. Una mezza occasione si presentò ai granata durante questo tempo, e Crippa la mancò sparando decisamente a lato. D'altra parte gii spallini spedirono la palla fuori bersaglio ogni voi ta in cui vennero a trovarsi in posizione favorevole al tiro, e Vieri neutralizzò in modo franco e sicuro le due sole sfrecciate che gli vennero spedite direttamente. Un secondo tempo che avrebbe anche potuto non giocarsi, tanto poco esso disse di importante. Serica quel disastroso quarto d'ora iniziale, il Torino non sarebbe uscito sconfitto dalla prova. Il tempo si era volto al brutto nel corso della notte. Pioggia dapprima, e freddo vivo in seguito.