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Penzo
10/03/1963
h.15.00
VENEZIA - TORINO 1-1 (0-1)
Venezia
: Bubacco, De Bellis, Ardizzon, Grossi, Carantini, Frascoli, Bartu, Tesconi, Mencacci, Raffin, Pochissimo. All.: Quario.
Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Mialich, Ferretti, Danova, Ferrini, Hitchens, Poletti, Crippa. All.: Ellena.
Arbitro: Di Tonno di Lecce.
Reti: Hitchens 8' (T), Grossi 76' (V).
Spettatori: 8.000 circa.
Note: Espulso al 55' Poletti per aver tentato di scalciare a gioco fermo il veneziano Bartu. Terreno di gioco pesantissimo per la pioggia caduta prima e durante la partita in maniera copiosa, calci d'angolo 11-2 per il Venezia.
Cronaca
[Tratto da La Stampa dell' 11 marzo 1963]
Dopo avere assistito a questo 1-1 di Sant'Elena, verrebbe spontanea una domanda: è il Torino che ha imposto il pareggio al Venezia oppure il Venezia che non è stato capace di battere il Torino? La domanda non è capziosa, ha un senso logico, e alla base della risposta c'è un giudizio di merito. Il Torino attuale (senza i suoi elementi migliori, cioè senza Peirò, Locatelli, Cella e Rosato) è più forte del Venezia di questi giorni, ed è sceso in campo a cuore tranquillo, libero da preoccupazioni o timori di classifica. Ha avuto la ventura di segnare quasi subito con Hitchens, un goal bellissimo che è riuscito anche a sconcertare i neroverdi, obbligati a mutar tattica. Nonostante tutto questo vantaggio, i granata hanno dovuto accettare il pareggio dopo aver corso rischi serissimi, andando ad un filo dalla sconfitta. Non vogliamo fare il processo a questo o a quello, ma sinceramente non comprendiamo come si possa schierare una formazione così rinunciataria. A Ferrini mezz'ala di appoggio si affianca Poletti, che è tutto meno che un attaccante, e gli si dà ordine di stare indietro. Così si potrebbe, se mai, giocare contro le grandi, quando si vuole conseguire un risultato di prestigio, non contro il modesto Venezia, che è debole essenzialmente in difesa. Il foot-ball è anche spettacolo, c'è gente che paga e vorrebbe divertirsi. Non è questione di uomini, è questione di tattica; tutti giocano con un atleta in più in difesa, ma due sono troppi, anche perché, operando così, il rischio è latente, basta un misero errore per distruggere tutto. E la fortuna del Torino di ieri.. si chiama Mencacci, che ha fallito almeno tre goals ormai fatti. Inutile recriminare, impossibile accettare la tesi che l'espulsione di Poletti ha rotto l'equilibrio numerico; tutto vero, ma quando ci si difende soltanto subentra la stanchezza e il fatto della reazione del terzino improvvisato mezz'ala è stato determinato dal nervosismo, dal persistere dell'azione nei pressi dell'area granata, dalla necessità di dover sempre combattere per evitare i guai. La critica ci pare doverosa perché all'inizio tutti avevamo avuto l'impressione che il Torino potesse avere facile ragione di un Venezia sfiduciato, fuori condizione, con troppi atleti modesti per classe e temperamento. Non c'era stato neppure il tempo di controllare le tattiche sui due campi, che i granata partivano al contrattacco: Ferrini-Danova-Hitchens, scarto rocco dell'inglese, e tiro-fulmineo che sorprendeva nettamente Bubacco; prima azione, e il Torino era già in vantaggio. I torinesi da quel momento (mancavano 82 minuti alla fine) hanno infoltito i settori di retroguardia: Bearzot libero dietro a tutti, Poletti e Ferrini sulla linea dei mediani. Crippa ala tornante. Un invito per i modesti veneti, che hanno dilagato anche con i difensori alla ricerca del tanto sospirato pareggio. Un batti e ribatti senza logica, un gioco privo di inventiva, una manovra spezzettata da tanti errori; ma le maglie neroverdi dominavano almeno fino nei pressi dell'area di rigore granata. Abbiamo visto un Vieri superbo (ha parato una punizione tirata con effetto da Bartù con un balzo da strappare applausi), ma la squadra granata, come entità tecnica, non esisteva, giocava all'insegna del ''siamo tutti difensori''. La situazione non migliorava nella ripresa, che registrava rarissimi contropiedi dei torinesi condotti dal sempre valido Hitchens e qualche volta anche da Danova, ma si trattava di azioni sporadiche, più di alleggerimento che di vera offesa. La chiave della partita era sempre la stessa, finché Poletti, innervosito da una spinta di Bartù, reagiva con un clamoroso calcio. Soltanto un gesto di stizza, visto però dall'arbitro che non aveva esitazione nell'indicare la via degli spogliatoi al giovane granata. Con un uomo in meno, i torinesi rinserravano ancora di più le loro file, Mencacci falliva due goals clamorosi (e si prendeva la sua parte di fischi), finché al 32' Bearzot fermava Tesconi con un fallo: punizione. Da Bartù veniva un intelligente passaggio a Grossi, che fermava la palla e batteva Vieri in uscita: 1-1. Risultato giusto? Le deficienze di Mencacci e di Tesconi nel tiro a rete non sono certo imputabili ai torinesi, ma a nostro avviso i granata hanno perso una bella occasione per vincere, perché il Venezia di ieri è parso debole, sfiduciato, quasi rassegnato. Un Torino meno rinunciatario avrebbe potuto benissimo superare l'ostacolo con pieno merito. Invece è venuto questo 1-1, ed è un peccato, perché la squadra granata vista a Sant'Elena nel primo quarto d'ora aveva fatto pensare addirittura ad una passeggiata. Il Venezia continua il suo lento calvario. La formazione neroverde è povera di uomini di classe e se non interviene un colpo di fortuna c'è da temere veramente il peggio.