WWW.ARCHIVIOTORO.IT
info@archiviotoro.it
errori@archiviotoro.it
San Siro
16/02/1964
h.15.00
MILAN - TORINO 1-1 (1-0)
Milan
: Ghezzi, Pelagalli, Trebbi, Bacchetta, David, Lodetti, Mora, Sani, Altafini, Amarildo, Fortunato. All.: Carniglia.
Torino: Vieri, Scesa, Poletti, Ferrini, Rosato, Cella, Albrigi, Moschino, Hitchens, Puia, Crippa. All.: Rocco.
Arbitro: Angonese di Mestre.
Reti: Amarildo 17' (M), Ferrini 65' (T).
Spettatori: 29.806 di cui 21.806 paganti per un incasso di 23.390.300 lire e circa 8.000 abbonati.
Note: Cielo grigio, temperatura fredda, terreno pantanoso. Ammoniti Bacchetta, Hitchens, Altafini e Pelagalli. Il Milan scende in campo con la maglia bianca per dovere di ospitalitá e con il lutto al braccio per la scomparsa della madre di Sani.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 17 febbraio 1964]
A pochi giorni dl distanza da Milan-Real Madrid (2-0) si e registrato ieri un ''uno a uno'' in Milan-Torino. Per molti sportivi il punteggio non costituirà una sorpresa. Nella foresta dei luoghi comuni in cui spesso si perdono le opinioni calcistiche era salita più alta di tutte la previsione che i rossoneri, dopo aver profuso giovedì scorso le loro energie per superare i madrileni, si sarebbero trovati ieri a corto di fiato contro i granata. Questa leggenda della stanchezza del Milan va subito ridimensionata: Amarildo, Mora, Altafini e Pelagalli hanno ceduto, è vero, alla distanza: ma la loro reazione à stata più che altro caratterizzata dal nervosismo che deriva appunto dalla fatica. Per il resto, la squadra di Viani-Carniglia si è mossa con decisione ed autorità. E il sorprendente Dino Sani è apparso assai più mobile, che non di fronte a Di Stefano, Santamaria e compagni. Con senso del dovere professionistico, il brasiliano ha voluto scendere in campo sebbene avesse perso la mamma a poche settimane di distanza dalla morte del padre. Sabato, appena ricevuta la notizia dal Brasile, Sani aveva detto che non se la sarebbe sentita di giocare. I dirigenti lo avevano lasciato libero di decidere. Dopo una triste notte passata in pensieri che è facile immaginare, (e la folla li ha certo capiti, accogliendo con un affettuoso e composto applauso l'ingresso in campo della mezz'ala) Sani si è riunito agli altri calciatori. Ha sentito un senso di conforto nella solidarietà di chi gli stava vicino, avversari o compagni erano soprattutto amici nella circostanza. Il sorprendente Dino Sani, nonostante il dolore, ha giocato una gara molto vicina al miglior rendimento. Non gli va fatta colpa per un paio di palloni sbagliati sotto la porta di Vieri, ma vanno piuttosto considerati il gran lavoro svolto a metà campo ed in difesa e le intelligenti proiezioni all'attacco. Il Milan, dunque, non era ''sulle ginocchia''. Neppure le assenze, pur notevolissime, degli azzurri Maldini, Trapattoni e Rivera sono la causa del punto perso in casa dall'undici che lotta per lo scudetto. La spiegazione sta tutta nel Torino, un Torino strano, generoso e. caparbio. Quando meritava di vincere, questo undici granata ha incassato un goal per un malinteso dei suoi difensori: allorché invece aveva praticamente conquistato un pareggio cui aveva pieno diritto, allora ha rischiato di perdere. Scherzi del gioco del calcio. I granata si sono schierati con Cella battitore libero, Rosato stopper contro Alfafini, Puja su Sani, Ferrini su Amarildo (i due migliori a confronto diretto). Moschino su Lodetti (o viceversa) e.. Con lo squalificato allenatore Rocco che faceva spuntare la testa dalla scaletta del sottopassaggio come da una trincea, mentre in panchina sedeva Bergamasco. La fitta rete di marcature, il gioco sicuro di Poletti, Scesa e Rosato hanno imbrigliato le offensive avversarie, tanto che Vieri ha avuto poche occasioni di intervenire. Purtroppo l'attacco - eterno problema insoluto del Torino - non ha funzionato nonostante il magnifico impegno di Hitchens, o il correre dinoccolato di Puja, che migliora adagio adagio ma non riesce a raggiungere l'autorità necessaria. Moschino, logicamente arretrato, cercava di organizzare la manovra, mancando però di precisione nei passaggio in quanto alle due ali esse hanno avuto il merito di riabilitare Rocco per aver schierato la domenica prima il convalescente Peirò. Abbiamo scritto allora che un atleta a posto fisicamente avrebbe reso più dello spagnolo. Abbiamo sbagliato. Crippa che aveva ieri il numero undici lo ha fatto rimpiangere, né Albrigi è apparso molto più pericoloso. Con un attacco disarticolato il Torino non ha potuto cercare l'azione di forza come forse sarebbe stato opportuno tentare. Gli spunti isolati non sono mancati (tiro di Hitchens e grande parata di Ghezzi già al terzo minuto), ma la manovra collettiva è rimasta un sogno. Così i granata, alla prima disavventura sono andati in svantaggio. E' stata una disavventura grossa. Al 18', dopo una punizione contro la porta di Ghezzi, la palla rilanciata lunga dal portiere, finiva su Paletti che la smorzava verso Cella. Questi, avendo a tergo Amarildo, accennava a respingere, poi attendeva l'uscita di Vieri, e, spinto dall'occorrente Amarildo, toccava con la punta del piede il pallone, di modo che il portiere rimaneva tagliato fuori. Amarildo scattava e metteva nella rete incustodita. I granata hanno avuto l'occasione di pareggiare al 32', quando, su azione di Puja, Hitchens sì è trovato solo e in condizione di ''sparare'' con sicurezza. L'inglese ha effettuato un tiro fortissimo, ma Ghezzi ha deviato questo bolide, come pochi minuti dopo è riuscito a mettere in angolo una puntata altrettanto pericolosa di Rosato. II Torino non si e rassegnato ed al 19' della ripresa ha raggiunto gli avversari. Un calcio di punizione, battuto da Albrigi e terminato a lato, veniva fatto ripetere dall'arbitro. Motivo: il direttore di gara aveva dovuto far spostare la barriera dei difensori rossoneri, misurando la distanza di nove passi (o metri) prescritta dal regolamento. In questi casi prima del tiro è necessario il secondo segnale dell'arbitro, che invece non c'era stato. Quando Angonese ha fischiato finalmente il via, Albrigi ha ripetuto il tiro che è rimbalzato sul gruppo di rossoneri schierati a muro. Ferrini interveniva di prepotenza: fra cinque o sei giocatori infilava un corridoio, libero. Ghezzi coperto non poteva neppure accennare ad un intervento. Il Milan cercava di ritornare in vantaggio. Anche il giovane Bacchetta - confermatosi pure ieri un elemento di fiducia - tentava lo spunto offensivo, ma Vieri non correva molti rischi. La gara diventava nervosetta. Altafini caricato con impeto da Rosato raccoglieva il pallone con le due mani e lo sbatteva sulla testa del centromediano granata. Il nome di Altafini si aggiungeva, così a quelli dì Bacchetta, Albrigi e Hitchens precedentemente ammoniti. Poco dopo anche Pelagalli subiva una ammonizione e questa volta la pena è parsa leggera. Il terzino in una rimessa laterale aveva pure lui mandato la palla addosso ad Hitchens e fin qui nulla di male, poiché in tal modo, ricevendo di ritorno la sfera, si era messo in condizione di giocarla. Il male è venuto dopo: Pelagalli effettuando l'entrata non ha colpito il pallone ma le gambe del centravanti granata su per giù all'altezza delle ginocchia. Uno scherzo dei nervi: comunque uno scherzo piuttosto pesante. Il fatto è stato però sovrastato dall'ultimo e più emozionante episodio. Fortunato sferrava un tiro da venticinque metri. La sfera urtava sul montante alla sinistra di Vieri, tornava indietro fino a sfiorare l'altro palo e terminava lontana. Mancavano pochi secondi alla fine. Non sarebbe stato giusto se il Torino avesse perso una gara in cui ha validamente tenuto testa al risorto Milan. Al fischio finale Mora ha protestato con il giudice di gara, che forse sarebbe potuto intervenire per evitare qualche inutile durezza da una parte e dall'altra, e vi è stato un lancio di cuscini di carta. Espressioni di rimpianto per un punto prezioso che il Milan ha perso sul proprio terreno, più che indici di una gara fallosa. In Milan-Torino nessuno ha riportato ferite: segno che il gioco è stato energico, non cattivo.