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| San Siro |
| 06/06/1965 |
| h.15.45 |
| INTER - TORINO 2-2 (1-0) Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenighini, Suarez, Corso. All.: Herrera. Torino: Vieri, Poletti, Buzzacchera, Puia, Rosato, Ferretti, Meroni, Ferrini, Hitchens, Moschino, Simoni. All.: Rocco. Arbitro: Sbardella di Roma. Reti: Jair 38' (I), Simoni 48' (T), Ferrini 52' (T), Mazzola 90' rig. (I). Spettatori: 76.123 di cui 13.036 abbonati e 63.087 paganti. Note: L'Inter è campione d'Italia, la partita è stata anticipata alle 15.45 così come tutte le gare in programma in questa giornata che vedevano impegnate formazioni in lotta per lo scudetto, una Coppa Europea o per la salvezza. Le altre gare si sono disputate regolarmente alle 16.00. Ammoniti Suarez, Ferretti, Ferrini e Moschino. Cronaca [Tratto da La Stampa del 7 giugno 1965] Con tutte le sue stramberie, e quasi senza farlo apposta, il campionato ha finito per essere onesto. Perché è vero che l'Internazionale ha messo al sicuro il risultato finale - fatto straordinario e quasi incredibile - proprio al novantesimo minuto dell'ultima partita della competizione, a mezzo di un discutibile calcio di rigore e realizzando un pareggio, non una vittoria, ma se anche così non fosse stato il titolo l'avrebbe riportato ugualmente. Perché proprio in quel secondo tempo che i nerazzurri hanno condotto quasi nella sua totalità in perdita, il titolo di campione, forse senza nemmeno saperlo, già lo avevano in tasca al momento in cui il Milan era crollato per due reti a una a Cagliari. Era sufficiente all'Internazionale, in ogni caso, di terminare con un punto di vantaggio sui rivali concittadini, e al momento finale della tenzone se n'è visti attribuire addirittura tre. E dopo di essere andato in svantaggio al cospetto di un Torino che lottava così gagliardamente, ha dominato tanto a lungo nel periodo finale del secondo tempo, che non si può logicamente sostenere che il risultato di parità non se lo sia meritato. Tutto calcolato quindi, non ha vinto la partita finale della lunga manifestazione nazionale, ma ha vinto il campionato. Sarebbe stata la cosa più straordinaria di questo mondo, bisogna affrettarsi ad aggiungere, se vinto non lo avesse. La partita è cominciata con puntualità cronometrica alle ore 16. E come per tenere fede a un appuntamento, proprio a quell'ora aveva incominciato a piovere. Campo pieno, ma incasso notevolmente inferiore a quello registrato nella finale della Coppa dei Campioni contro il Benfica pochi giorni or sono: ciò per il rilevante numero di biglietti distribuiti gratuitamente a prezzi ridotti. Atmosfera piuttosto nebulosa per la pioggia al momento del calcio d'inizio. I primi attacchi sono stati opera del Torino, con Simoni che, dopo di essere stato fermato per fuorigioco, si scontrava piuttosto violentemente con il portiere Sarti, che rimaneva a terra per qualche minuto. Quando i nerazzurri si risvegliavano organizzandosi, era Jair che balzava subito in evidenza. I suoi tiri, come quelli di Domenghini, però, finivano abbondantemente fuori bersaglio. Il Torino giocava forte, e bene anche. Nessun timore reverenziale nell'undici granata, che conduceva offensive in numero superiore a quelle dell'avversario. Ma mentre Mazzola e qualche suo compagno non davano prova di incisività alcuna, Jair continuava a sfoderare iniziative su iniziative. Verso la metà del tempo, due o tre attacchi condotti in stile energico e volitivo procuravano a Vieri lavoro arduo anzichenò. Era sempre il negretto dell'ala destra che si mostra: va il più pericoloso di tutti. E esattamente a sette minuti dal riposo di metà tempo doveva essere lui a mandare la sua squadra in vantaggio. L'azione era bella, tutta in profondità. Burgnich a Mazzola, questi seccamente dinanzi a sé a Jair, e quest'ultimo che convergendo al centro si impadroniva della palla, filava diritto in avanti e, giunto a ragionevole distanza, sferrava un tiro a mezz'altezza che non dava alcuna possibilità di parata a Vieri. Un Jair che pareva che nessuno del Torino fosse in grado di bloccare, in quel momento. Un primo tempo con un Torino leggermente superiore sia dal punto di vista tecnico come da quello tattico, ma con l'Internazionale - sostenuta da un clamore assordante del pubblico - in vantaggio per una rete a zero. Un vantaggio che non doveva durare a lungo, però. Già al 3° minuto della ripresa, questo vantaggio scompariva. Rosato si faceva avanti, Meroni intrufolatosi decisamente nelle file della difesa avversaria tirava in porta, Sarti, il portiere, respingeva corto e a lato, la palla rimbalzava nei piedi dell'altra ala granata, Simoni, che con calma e precisione la spediva nel lontano angolo della rete, sulla destra del portiere stesso. Si andava avanti con un atterramento di Jair a opera di Puja che suscitava le ire del pubblico, e quattro minuti dopo la prima rete granata giungeva inesorabilmente la seconda. Calcio di punizione a favore del Torino sulla destra appena fuori dell'area di rigore interista. Dopo qualche esitazione per la famosa questione del muro difensivo, tirava Ferrini. Un tiro magistrale. La palla sorvolava ed evitava lo schieramento milanese e penetrava nella porta difesa da Sarti, ben sulla destra del portiere. Faceva Sala favore dei granata, ed allora il coro della colonia torinese, ''Forza Toro'', si faceva sentire altisonante anch'esso. Qualche minuto di incertezza col gioco quasi stagnante a metà campo, e poi si sviluppava, dapprima blandamente e poi sempre più energica e quasi rabbiosa, la reazione dei nerazzurri. Non si parlava più per essi di gioco difensivo da quel momento. Ognuno era scatenato nella ricerca per lo meno del pareggio. Domenghini segnava presto a mezzo dì un tiro basso, ma l'arbitro, avendo già fischiato precedentemente per un fuorigioco, prontamente annullava. Proseguiva l'offensiva. Tirava alto Bedin, tirava fuori Jair, tirava a lato Suarez. In una ventina di minuti l'Internazionale accumulava più di una mezza dozzina di calci d'angolo e circa il doppio numero di calci di punizione dai due lati dell'area di rigore granata. Il Torino si difendeva con i denti, conduceva sporadicamente qualche contrattacco allo scopo essenziale di sollevare l'estrema difesa dal peso che su di essa gravava, ma più si andava avanti e più si riduceva a contare i minuti per giungere al segnale di chiusura, mantenendo il vantaggio che aveva nelle mani. Mancano quattro, tre, due di questi minuti alla fine. Tutti in piedi gli spettatori, con gli occhi sugli orologi. Al 90° minuto, ennesimo calcio d'angolo sulla destra degli interisti. Il calcio d'angolo stesso viene respinto, e una nuova punizione, ancora sulla destra, viene accordata dall'arbitro. Tira Corso. La palla spiove sulla ressa di giocatori formatasi davanti a Vieri. Saltano sei o sette giocatori delle due parti. La confusione è al massimo. Un urlo: qualcuno ha allungato le mani sulla sfera. Comizio, discussioni. L'arbitro - proprio ''in articulo mortis'' - concede il rigore, designando Ferrini come colpevole del fallo di mano. Tira Mazzola e segna: 2 a 2. Palla al centro e chiusura. E allora tumulto in campo, con una quantità di gente imbandierata che vuole portare in trionfo i giocatori. Congetture e discussioni di tutti i tipi sugli spalti. Perfino qualche cazzotto a danno di un milanese nella tribuna dei giornalisti. ''Habemus pontificem''. |
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