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| Zaccheria |
| 13/03/1966 |
| h.15.00 |
| FOGGIA - TORINO 0-0 Foggia: Moschioni, Corradi, Valadé, Bettoni, Tagliavini, Faleo, Favalli, Lazzotti, Di Giovanni, Micheli, Maioli. All.: Rubino. Torino: Vieri, Poletti, Fossati, Puia, Rosato, Bolchi, Simoni, Pestrin, Schutz, Moschino, Meroni. All.: Rocco. Arbitro: Gussoni di Pavia. Reti: - Spettatori: 14.703 di cui 5.103 abbonati e 9.600 paganti. Note: Temperatura fredda, terreno discreto, angoli 5-5. Cronaca [Tratto da La Stampa del 7 marzo 1966] Come spettacolo tecnico si può dire liberamente che questo incontro fra il Foggia e il Torino non abbia il valore di quattro soldi. Una partita rozza, greggia e più che altro grigia, vuota di contenuto tecnico nel senso assoluto del termine: una partita che proprio di più dello 0 a 0 in condotta, non meritava. Il Foggia lo avevamo visto alla prova nell'ultima occasione, proprio sul suo campo contro la Juventus, alcune settimane or sono. Allora giocava meglio, non solo combatteva, ma qualche cosa di buono almeno faceva, anche tecnicamente. Ricordiamo che quel giorno parecchie e svariate cose pregevoli erano state fatte e da Favalli, la giovane ala destra, e da Lazzotti, e da altri. Ora niente, assolutamente niente. Molto correre, molto impegnarsi, senza costrutto alcuno. La squadra ha avuto un inizio di partita che si poteva anche interpretare come promettente. Correva più velocemente dell'avversario arrivava prevalentemente prima sulla palla, si difendeva con energia e all'attacco pareva pure che sapesse prevalere. Poi, poco per volta, come in seguito a uno speciale processo di liquefazione, ogni cosa venne a scomparire. Nel secondo tempo specialmente, il nervosismo prese il sopravvento. La squadra a un dato punto diventò addirittura cattiva, incominciò a picchiare sodo e a fare dei falli a ogni piè sospinto. E terminò la partita schiettamente male. La finì dominando ma senza avere messo al proprio attivo un tiro solo, ripetiamo nemmeno uno, che abbia, non diciamo meritato il successo, ma neanche chiamato all'opera per una parata qualsiasi di media difficoltà il portiere granata. All'ultimo minuto, era stato escluso dalla, formazione - non sappiamo per quale motivo, se per indisposizione o per misura punitiva - il centroavanti, ex, grande, segnatore di reti, Nocera. E il suo sostituto, Di Giovanni, non ha concluso nulla affatto. Nel complesso, questo Foggia può al momento attuale venire definito come la tipica compagine che di salire non ha capacità, e di discendere non corre rischi. E rimedia come può a tutto quello che le manca. Vivacchia, ecco tutto. Nemmeno il Torino, intendiamoci, ha brillato, ma almeno se ne torna a casa con in tasca quella metà della posta alla quale aspirava. Voleva - e lo diceva chiaramente - un punto di classifica da questo incontro, h giocato per esso, e se lo è portato via senza avere tutto nulla di eroico. Ma questa mezza vittoria, che è pur sempre il pareggio riportato sul terreno degli avversari, per lo meno l'ha, ottenuta. Per squalifiche o per misure di carattere tecnico, già aveva mandato in campo un undici in formazione rabberciata, gli mancava Ferrini, punito dalla Lega, e a sostituirlo era stato chiamato Pestrin. Aveva tenuto a riposo Orlando e Ferretti, e ne avevano preso il posto il tedesco Schutz e Bolchi. Nessuno dei tre si è imposto in modo particolare. Bolchi ha fatto un discreto primo tempo e poi è scomparso alla ripresa. Schutz e Pestrin non hanno mai detto, in alcun momento della partita, una parola propria, una frase che desse prova di autorità o di personalità. E le due ali, particolarmente Meroni e specialmente nella seconda parte dell'incontro, hanno fatto una raccolta di duri colpi alle gambe della quale avrebbero volentieri fatto a meno. Vieri non ha avuto, come già accennato, lavoro difficile da esperire. Potetti e Fossati non hanno fatto che rompere, rompere e rompere. Puja e stato discreto, ma ha finito per essere lui pure travolto nella confusione generale. Molto a posto viceversa Rosato, che in circostanze difficili ha tenuto, come di consueto, il suo posto con onore. E con lui va segnalato Moschino per la scelta della posizione e per la distribuzione del gioco, la quale ultima è stata per lo meno tentata in modo proficuo. Aveva ripiovuto nella notte e nella mattinata, e al pomeriggio, quando il cielo, pur mantenendosi sempre, minaccioso, aveva permesso che qualche schiarita sopravvenisse, si erano intravisti i monti del Gargano tutti imbiancati da una fresca nevicata. Si era rimesso a far freddo, e di conseguenza il pubblico non era troppo numeroso. Poco meno di 15 mila persone erano presenti. Il terreno era piuttosto sdrucciolevole. Il primo a risentirne le conseguenze era Vieri, ti quale al suo intervento iniziale si lasciava sfuggire dalle mani un innocuo ma viscido pallone. Dominio assoluto, con irruenti azioni di attacco da parte dei padroni di casa, nel corso dei primi dieci minuti della partita. Poi gradatamente il Torino si riprendeva e cominciava a condurre qualche offensiva. Schutz si faceva richiamare da un arbitro in realtà ben facile ai richiami. Nel complesso del primo tempo cinque calci d'angolo per il Torino e uno solo per il Foggia. Alla ripresa il gioco si fa subito più arruffato ancora, ed essenzialmente molto più nervoso. I calciatori si scambiano duri colpi, e l'arbitro nei suoi interventi sbaglia, più ancora di loro. Si giunge persino a qualche tentativo di zuffa in mezzo al campo. Il Foggia conduce sempre attacchi in maggiore quantità, senza però scalfire menomamente la saldezza della difesa torinese. Prima Bolchi, poi Pestrin - che deve anche lasciare il campo per qualche minuto - ricevono duri colpi allo stomaco. Poi è la volta di Micheli di rimanere colpito. Il Foggia vede finalmente presentarsi qualche occasione favorevole verso il termine della partita, ma le butta al vento. Quattro calci d'angolo per i padroni di casa in questo secondo tempo. Partita che in sé, non merita una parola di più. |
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