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Olimpico di Roma
25/09/1966
h.15.00
LAZIO - TORINO 0-0
Lazio
: Cei, Zanetti, Castelletti, Marchesi, Carosi, Dotti, Bagatti, Marti, D'Amato, Dolso, Morrone. All.: Mannocci.
Torino: Vieri, Cereser, Trebbi, Puia, Maldini, Ferrini, Simoni, Pestrin, Meroni, Volpato, Facchin. All.: Rocco.
Arbitro: De Marchi di Pordenone.
Reti: -
Spettatori: 24.739 di cui 19.600 paganti e 5.139 abbonati, per un incasso di circa 29 milioni di lire.
Note: Terreno in ottime condizioni, giornata calda e luminosa .
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 26 settembre 1966]
Il confronto tra Lazio e Torino non è stato certamente di grande levatura. Le due squadre erano incomplete, come formazione. Mancavano fra i granata sia il terzino destro Poletti come la mezz'ala sinistra Moschino. Ed era assente fra i laziali il centromediano Pagni, che viene considerato come un elemento essenziale per il buon funzionamento della compagine. I torinesi avevano lasciato capire di temere la decisa reazione dei padroni di casa al duro rovescio subito a Firenze nella prima domenica del torneo. E perciò qualcuno ha addossato loro la colpa di avere addormentato la partita, per uscire dalla medesima senza gloria e senza danni, con un risultato di parità cioè. Se così stanno le cose, l'esito dell'incontro è stato conforme al programma da parte torinese, ma bisogna anche dire che per addormentare la gara il Torino ha dormicchiato parecchio anch'esso. E di addormentarsi hanno corso il rischio parecchi e svariati fra gli spettatori presenti. All'ultimo momento il Torino aveva inserito Volpato come mezz'ala sinistra al posto di Moschino, tenendo fuori della formazione il franco-argentino Combin. Il tempo era chiaro, e la temperatura piuttosto afosa, cosa questa che ha contribuito anch'essa a rallentare alquanto il ritmo del gioco. Il campo si presentava in ottime condizioni. Erano presenti circa 25 mila persone, di cui 19.600 paganti, e l'incasso è ammontato nel complesso a circa 29 milioni di lire. Nulla di fatto nel corso del primo tempo. Come del resto in tutta la partita. Ma le due migliori occasioni di segnare - sarebbe forse più esatto dire le due uniche di tutta la partita - si sono presentate ai granata, proprio all'inizio della gara. E di ambedue avrebbe dovuto approfittare l'ala sinistra Facchin. La prima di queste due occasioni si presentò dopo una decina di minuti di gioco. Meroni, fattosi luce in posizione di ala sini- stra, spediva al centro un lungo pallone. Facchin, che si era portato quasi all'altezza del montante sulla sinistra di Cei, avrebbe potuto, intervenendo d'impeto, battere facilmente il portiere laziale, ma il suo tiro da pochi passi andò a finire nettamente fuori bersaglio. Una decina di minuti più tardi, Facchin ancora, trasferitosi nuovamente al centro, inviava verso la rete un bel pallone alto con un forte colpo di testa, ma il portiere Cei, con un gran balzo, deviava la sfera di misura sopra la sbarra trasversale. Di occasioni consimili non se ne dovevano presentare più, né da una parte né dall'altra, nel corso dell'intera partita. La superiorità dei laziali, durata una mezz'oretta complessivamente, era tutta di carattere territoriale. L'undici di casa dava più d'una volta l'impressione di poter sfondare, ma sempre al momento critico la sua prima linea veniva bloccata e respinta da una difesa granata dura e compatta, che già a metà campo interveniva con bella decisione, scombussolando ogni mossa degli avversari. D'altra parte il centroavanti laziale D'Amato commetteva errori su errori e non dava prova della minima efficienza. La sua mezz'ala sinistra, il giovane Dolso, lo seguiva in fatto di incongruenza di movimenti. Un tiro di Bagatti fermato da Vieri e un tentativo di Mari finito a lato di un montante era tutto quello che questa prima linea laziale sapeva produrre nel corso dei primi quarantacinque minuti. La ripresa vedeva nuovamente i padroni di casa all'attacco, e finalmente Vieri, su un pallone alto sfuggitogli dalle mani, veniva seriamente impegnato. Allontanato il pericolo, il gioco assumeva presto un carattere più equilibrato. Ma nemmeno gli attaccanti granata riuscivano a fare grande impressione sui difensori locali, fra i quali eccelleva per tempestività il solo Castelletti, l'ex fiorentino. Cereser e Facchin venivano ammoniti dall'arbitro per interventi rispettivamente su Morrone e sul portiere Cei, senza che il gioco assumesse con ciò un carattere di vera durezza. Era una partita addormentata, e come tale essa doveva terminare senza vantaggio né per l'uno né per l'altro contendente. Verso il termine vi fu uno scontro violento, ma privo di ogni conseguenza, fra Puja e Bagatti. Né l'uno né l'altro l'avevano fatto apposta. Al termine della partita ambedue le squadre, dirigenti compresi, esprimevano soddisfazione per la divisione dei punti. Tutti contenti, una volta tanto.