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Bentegodi
26/10/1969
h.14.30
FIORENTINA - TORINO 0-0
Fiorentina
: Superchi, Rogora, Longoni, Esposito, Ferrante, Brizi, Rizzo, Merlo, Mariani, De Sisti, Chiarugi. A disposizione: Bandoni, Cencetti. All.: Pesaola.
Torino: Sattolo, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Agroppi, Carelli, Ferrini, Sala C., Moschino, Pulici. A disposizione: Casagrande, Depetrini. All.: Cadé.
Arbitro: D'Agostini di Roma.
Reti: -
Spettatori: 29.062 di cui 13.753 paganti e 15.309 abbonati. Dei 15.309 abbonati della Fiorentina, solamente una quantità stimata in 7.000 unità era presente a Verona. Il dato reale degli spettatori è quindi pari a circa 20.000 unità, l'incasso è di 24.726.000 lire.
Note: Giocata sul campo neutro di Verona per la squalifica del campo di Firenze: dal capoluogo toscano sono partiti tre treni speciali, 56 pulman e centinaia di mezzi privati. Ammoniti Rogora, Ferrini e Pulici.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 27 ottobre 1969]
La Fiorentina segna il passo. I campioni d'Italia non si sono ancora ancora scrollati di dosso i complessi che devono essere nati dopo la disavventura della gara con il Cagliari e la batosta subita a Roma contro la Lazio. Ieri, costretti a giocare in campo neutro, privi, per di più, di Amarildo e di Maraschi, hanno probabilmente cominciato il match con paura di fallire di nuovo il bersaglio. Avevano di fronte il Torino, avversario tradizionalmente ostico, e i toscani, anziché ragionare con freddezza, lasciandosi suggerire dalla logica il modo migliore di far breccia nello schieramento rivale, si sono gettati invece nella mischia a testa bassa. Batti e ribatti, all'insegna della confusione. Per il Torino, una specie di invito a nozze; i granata che, in questo torneo, se sono obbligati all'offensiva si trovano a navigare nei guai, quando le circostanze li invitano a serrare i ranghi si muovono a loro agio. La difesa di Cade giostra a memoria, senza affanno e senza orgasmo, e più trascorrono i minuti più si impone l'esperienza di uomini collaudati da cento battaglie, uomini che conoscono l'arte di erigere barricate con quella solidità indispensabile, che mai, o quasi mai, sconfina nella rudezza di inutili e pericolosi falli. La Fiorentina è caduta in trappola. Invano De Sisti (che non è in forma perfetta, ma che resta comunque l'elemento di più spiccata intelligenza tattica) ha cercato di allargare il gioco nel tentativo di aggirare l'ostacolo. La buona voglia del capitano non è bastata, la manovra dei campioni d'Italia, che lo scorso anno era fluida e divertente, adesso si inceppa. Mariani, anche se ricco di grinta, non possiede la rabbiosa insistenza di Maraschi Esposito e Merlo non sembrano più capaci di un'azione veramente efficace; in prima linea Chiarugi e Rizzo paiono aver perso il loro infallibile fiuto del gol, specie quando sono controllati a meraviglia da due atleti schietti del calibro di Poletti e di Fossati. Partite che vanno a senso unico hanno il destino di suscitare scarsi entusiasmi. Ma è giusto sottolineare la prova vigorosa dei torinesi che, liberi da timori reverenziali, hanno retto il confronto a testa alta, sopportando con disinvoltura la vana pressione della Fiorentina, se mai dando l'impressione di esagerare persino In prudenza per la rinuncia pressoché costante al contrattacco. Il primo tempo, così, è filato con pochi motivi di rilievo; pochi sono stati gli episodi che meritano un cenno, in un quadro generale piuttosto grigio. Una bella sgroppata di Poletti al 7' con passaggio a Moschino che smistava a Carelli, il quale, al volo, tirava fuori di un soffio. Poi, la pressione dei viola, ottimamente controllata. Chiarugi in risalto; ma l'ala, allorché sgusciava alla guardia di Poletti, trovava un Sattolo in vena a chiudergli la strada del gol. Doppio brivido verso la fine. Al 43' Poletti allungava di furia il pallone a Sattolo, ma troppo piano, irrompeva Chiarugi e solo un balzo prodigioso del portiere salvava la rete torinese. Sul rimando, Pulici evitava Ferrante e aveva la più bella occasione che fosse possibile immaginare. Sparava con precisione, la palla andava alta sulla traversa. Ripresa con eguali caratteristiche. La Fiorentina a continuare nei suoi caotici assalti, il Torino a ribattere colpo su colpo, spingendosi in rari contropiede che mancavano forse di vera e propria convinzione. Calavano le energie, si chiudeva quasi in sordina, nella reciproca sensazione di un risultato giusto. Tutto sommato, a raggiungere il traguardo prefisso è stato il Torino, grazie a un accorto sistema di copertura, che ha bloccato le velleità avversarie, con Ferrini, Moschino e talvolta Carelli, poco disposti a tentare l'avventura in avanguardia; cosicché l'attacco granata, per natura già poco brillante, ha visto all'opera soltanto Pulici e Sala: Pulici troppo solo per rappresentare un consistente pericolo, Sala assolutamente negato al ruolo di centravanti di punta. La Fiorentina, nonostante l'ottimismo ad oltranza di Pesaola, arranca con un ritmo che, almeno per ora, non è quello di una compagine lanciata verso la riconquista dello scudetto. I viola avevano da superare un momento delicato, un terzo scivolone consecutivo sarebbe stato fatale alle loro speranze. Bene o male, sono riusciti nell'intento. E' un cenno di risveglio - siamo d'accordo - specie se si tiene conto del peso delle assenze di Amarildo e di Maraschi. Non si è cancellata però la sensazione di una squadra che lavora molto e che raccoglie poco, di una squadra che si affanna oltre misura per ritrovare la magica via del gol. I viola, l'anno scorso, collezionando successi in serie, erano capaci di offrire spettacolo di brio e di vivacità, il loro gioco era semplice, lineare, scarno, redditizio. Quest'anno, invece, la manovra è raffazzonata, talvolta monotona, spesso si spezzetta e si complica senza costrutto. Allora, una crisi di fondo? Crediamo sinceramente di no. Piuttosto un periodo di notevoli difficoltà da superare, questo sì. Ma il peggio, con ogni probabilità, è passato, la Fiorentina non intende rinunciare alle sue ambizioni. Insomma, è in convalescenza. Però - sostengono a gran voce i tifosi toscani - sulla via di una pronta e perfetta guarigione. Staremo a vedere.