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San Siro
07/11/1971
h.14.30
INTER - TORINO 2-0 (0-0)
Inter
: Bordon, Oriali, Facchetti, Berdin, Giubertoni, Bellugi, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola (all'89' Frustalupi), Corso. A disposizione: Cacciatori. All.: Invernizzi.
Torino: Castellini, Mozzini, Fossati, Zecchini, Cereser, Agroppi, Rampanti, Criveli, Pulici (al 66' Luppi), Sala C., Rossi. A disposizione: Sattolo. All.: Giagnoni.
Arbitro: Giunti di Arezzo.
Reti: Bertini 74', Boninsegna 76'.
Spettatori: 45.180 di cui 32.089 paganti e 13.091 abbonati per un incasso 73.527.620 lire.
Cronaca
[Tratto da La Stampa dell'8 novembre 1971]
In due soli minuti (e proprio mentre le voci concitale della radio informavano della Juventus prima pareggiarne poi vincitrice sulla Roma) i granata hanno perduto sia l'incontro, sia il primato in classifica, che le tre grandi della tradizione, cioè le milanesi più il club bianconero, ora occupano a pari punteggio. San Siro non è stato benefico con il Torobaby, che per oltre settanta minuti aveva dato dimostrazione di buon gioco, di salute fisica, di nessuna soggezione morale, creando tra l'altro almeno quattro occasioni-gol, che si ritorcono contro una squadra e la puniscono, quando questa non le sa sfruttare come comanda l'economia della partita. L'Inter, uscita frastornata dalla Coppa, non aveva né arte né parte: il suo gioco stretto, accentrato, i suoi sbandamenti in difesa, le incertezze e le ritrosaggini atletiche di Corso hanno consentito per lungo tempo al Torino di impostare e condurre la sua gara. Priva di punte che sapessero sfruttare le occasioni, con un Pulici troppo stordito per essere utile (bisogna definirlo, oggi come oggi, più irrazionale che irragionevole), con un centrocampo che si batteva generosamente ma senza poter sfruttare l'esperienza di un Ferrini, la squadra granata ha chiuso il primo tempo sotto un coro di commenti lodevoli. Ma aveva mancato tre palloni-gol, e questo è un vantaggio che non si può concedere all'Inter, un undici che sa vivere anche di pochissime occasioni favorevoli, spietatamente concluse come vuole la logica del calcio. Esauriamo una fulminea cronaca per riservarci margini di commento più ampi. Già al primo minuto il Torino si avventa, Bellugi in scivolata disperatamente de via tra Rossi e Rampanti soli davanti a Bordon. Al secondo minuto Sala fa fuori due volte Corso, esangue principe del centrocampo nerazzurro, ma il suo tiro conclusivo è ribattuto. Grande palla-gol al 5' per i granata: Sala domina splendidamente un pallone in volo, lancia Fossati che dalla zona d'ala effettua un cross per Rampanti. La deviazione di quest'ultimo vede Bordon tagliato via, ma la palla esce sfiorando il palo. Al 10' si fanno vedere gli impacciati interisti: ma in cinque (da Boninsegna a tutti gli altri dell'attacco) non riescono a sfruttare un'ottima occasione di fronte a Castellini, come se avessero occhi bendati e piedi di ghisa. Nei primi quindici minuti annotiamo: l'arbitro Giunti lascia correre un po' troppo, e poi interpreta a casaccio falli, ostruzioni, scontri e prepotenze atletiche. Seguiterà così per tutta la partita, non reprimendo mai il gioco duro sia dei vari Giubertoni, sia dei vari Zecchini. Al 29' Pulici sfugge bene a tre interisti e poi spreca il suo sinistro con un tiro di bambagia verso Bordon. Al 31' anche Sala corica tre avversari scattando da metà campo, libera il destro ma batte fuori un'ottima pallagol. L'Inter beccheggia, frastornata, si arrotola scomposta su se stessa come una calza che ha perduto elasticità, la difesa sbatte via i palloni quasi fosse composta non da campioni d'Italia ma da ragazzotti di periferia. Schiacciata dal forcing granata, la squadra nerazzurra ansima penosamente, ritrovando un minimo di nerbo solo in Facchetti (perfettamente in palla e ripresosi dalla sbornia contro il Borussia) e in Mazzola. Ma anche Sandrino, pur mal contenuto da Zecchini, deve rifiatare per lunghi minuti dopo uno scatto, mentre Boninsegna non si vede, chiuso da Mozzini, mentre Corso sembra un giocatore degli Anni Trenta, mentre Bellugi è tutto fuorché un libero di piglio. Verso la fine del tempo i nerazzurri, anche se stremati e sconnessi, si portano avanti, ma i primi quarantacinque minuti si chiudono senza che abbiano mai effettuato un tiro vero contro la porta di Castellini, senza che mai abbiano ricordato i famosi leoni che furono, per slancio e ferocia agonistica, contro il Borussia di mercoledì scorso.La ripresa sarà dunque del Toro? No, ha sprecato troppo, e anche se la gara riprende con identica fisionomia, è chiaro che l'Inter si muoverà con maggior cinismo speculativo. Cresce un pochino Corso, Mazzola spreme i suoi ultimi, generosi fiati, alcune marcature granata saltanoper sufficienza o per la convinzione di poter portar via almeno un pareggio. La musica non cambia, almeno per 20 minuti buoni. A due azioni già più incisive dei nerazzurri, tra il 13' e il 20', il Torino risponde con un'ondata massiccia che per tre minuti (dal 21' al 23') mette sotto la difesa interista. I fallacci aumentano, l'arbitro fa gesti eleganti di sopportazione, siamo al 28' ed ecco che Corso vince (cosa rara) un tackle su Fossati al limite dell'area interista: pronto il suo lancio a Jair spostato a sinistra, il cross dell'ala (moscia e teatrante fino a quel momento) scavalca la difesa granata, spiove su Bertini avventatosi in area. Un destro dal basso all'alto, ed è uno a zero, senza che Castellini possa farci nulla. Choc per il Torino, che ormai si fidava troppo di sé. Uno choc che diventa doppio due minuti dopo. Punizione di Corso per un fallo su Jair, la palla parabolica è strepitosamente colta e girata di testa nel sette da Boninsegna, che nel batter di un ciglio stecchisce sia Mozzini, sia Castellini. Boninsegna ha toccato questo unico pallone, non sprecandolo, senza mai liberarsi in tutti i novanta minuti. Qui il Torino esala il suo ultimo respiro di primo in classifica. Coglierà una traversa, si butterà in avanti picchiando e lasciandosi picchiare, ma senza più ritrovare animo e ispirazione per recar danno all'Inter. Il risultato, avaro ma in un certo senso ineccepibile, premia l'esperienza, punisce la grazia stordita dei granata. L'Inter era l'ombra di se stessa, con un Mazzola fulgido ma solo in rari momenti, con un feroce Saladino infiacchito, con un Bertini stordito anche se atleticamente vivo. Un'altra squadra, più esperta e meno azzardata, avrebbe portato via da San Siro almeno un punto. Il Torino, cresciuto in modo evidente con la cura Giagnoni, aveva necessità di un goleador, almeno del suo peperoncino Toschi, che avrebbe sconquassato le maglie difensive nerazzurre, allentate fino alla pubblica risata. Esce sconfitto dopo aver fatto vedere embrioni di gioco, la necessaria grinta e troppa prodigalità in attacco, una prodigalità che si condanna da sola nel campionato italiano.