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Bentegodi
02/01/1977
h.15.00
HELLAS VERONA - TORINO 0-0
Hellas Verona
: Superchi, Logozzo, Franzot, Busatta, Bachlechner (all'11' Sirena), Negrisolo, Guidolin, Mascetti, Luppi, Maddé, Zigoni. A disposizione: Porrino, Petrini C. All.: Valcareggi.
Torino: Castellini, Danova, Salvadori, Sala P., Santin, Caporale, Sala C., Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Cazzaniga, Butti, Garritano. All.: Radice.
Arbitro: Bergamo di Livorno.
Reti: -
Spettatori: 31.396 di cui 9.700 abbonati e 21.696 paganti.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 3 gennaio 1977]
La ''valanga granata'' si è impantanata sul fango di Verona. Alla fine il pubblico ha accolto lo zero a zero come un trionfo e, per la verità, Il risultato premia più il Verona che il Torino anche se un punto, in trasferta, consente ai granata di non guastare la media inglese, di conservare il primato in classifica con una lunghezza di vantaggio sulla vittoriosa Juventus e di stabilire un nuovo record, nel campionato a 16 squadre, di undici gare utili consecutive. E' il secondo pareggio esterno, dopo quello di Perugia, ma è la prima volta, dall'inizio del torneo, che l'attacco campione d'Italia fa cilecca. C'entra la bravura di Superchi ma c'entra anche l'imprecisione degli avanti torinesi che, questa volta, non sono riusciti a concretizzare situazioni favorevoli: Il portiere gialloblù, nel primo tempo, ha sventato magistralmente tre palle - gol (due di Claudio Sala ed una di Pecci) ma è stato incredibilmente risparmiato da Graziani, che ha indirizzato sull'esterno della rete da felice posizione. Graziani si è battuto con la consueta caparbietà pur senza avere lo smalto di altre partite, anche per l'asfissiante marcatura dell'irriducibile Logozzo. Il Torino, dunque, ha interrotto la sua irresistibile corsa vincente e qualche tifoso storce un po' la bocca: è un atteggiamento che non ci sentiamo di condividere. Evidentemente la squadra di Radice ha abituato troppo bene i suoi sostenitori, che diventano sempre più esigenti ma debbono rendersi conto che non è possibile disputare tutte le gare a livelli eccezionali e che qualche pausa è consentita, specie quando si affrontano avversari ben disposti tatticamente anche se inferiori In linea tecnica e ricchi di agonismo. E' proprio sul piano del combattimento che il Verona ha impostato la propria gara al fine di contenere quello che si annunciava come un rullo compressore. Il terreno molle e appiccicoso ha dato una mano agli uomini di Valcareggi che, dopo una partenza aggressiva, hanno assunto - anzi vi sono stati costretti - una condotta difensiva. Per un gioco basato sulla velocità come quello che il Torino sviluppa, Il fango non è certo l'Ideale palcoscenico ma rappresenta un freno, specie per elementi di classe come Claudio Sala e Zaccarelli al quali impedisce virtuosismi e finezze. Ciò nonostante Il Torino ha messo alle corde il Verona per buona parte della prima frazione e, se fosse riuscito a trasformare almeno una delle quattro occasioni, avrebbe sprecato meno energie amministrando il vantaggio e sfruttando il contropiede. Invece ha corso anche due grossi pericoli, uno per tempo, ma Castellini e un pizzico di fortuna hanno evitato la beffa sulle conclusioni di Mascetti e Zigoni. Non era il miglior Torino ma una squadra che sa sempre ciò che vuole e che ha soltanto rallentato un po' il ritmo elevatissimo che aveva tenuto durante quasi tutte le prime dieci giornate di campionato. Non dimentichiamo che c'erano due giocatori al rientro: Pecci, che disputava la sua prima partita a tempo pieno dopo la frattura riportata a Bologna il 10 ottobre scorso, e Patrizio Sala, al quale uno stiramento aveva impedito di giocare contro il Cesena. La mezz'oretta disputata contro i romagnoli e i novanta minuti di Novara non potevano restituire d'incanto a Pecci il passo da campionato; comunque la sua prova è stata positiva. Pecci ha dato vita a un bel duello con Mascetti, l'ex granata che contro il Torino disputa sempre grosse partite e che oggi aveva un motivo in piùperché festeggiava la duecentesima In serie A (prima del via aveva ricevuto una medaglia d'oro dalle mani del presidente Geronzi, che aveva premiato pure Sara Someoni, gloria e vanto dell'atletismo veronese). Patrizio Sala, reduce da uno stiramento muscolare, ha assicurato solo in parte la spinta abituale consentendo a un ex granata, Maddè, di ben figurare. Il mediano andrà sicuramente meglio domenica prossima contro la Lazio. Il Verona era partito di slancio grazie alla vivacità di Zigoni. Dopo tre minuti Radice effettuava un cambio di marcature ed ordinava a Santin di trasferirsi su Luppi, che agiva prevalentemente sul centro, e a Danova di seguire Zigoni. Una mossa indovinata: Danova spegneva Immediatamente l'ardore del friulano, mentre Santin dimostrava di gradire di piùil controllo su Luppl. Dopo la sfuriata iniziale del Verona, il Torino saliva in cattedra, attuando il solito ''pressing'' con Graziani e Pulici in continuo movimento per scrollarsi di dosso Logozzo e Bachlechner e per creare del varchi agli Inserimenti dei centrocampisti. Al 10' Bachlechner avvertiva il riacutizzarsi di uno stiramento muscolare e lasciava il campo: gli subentrava Sirena che si piazzava alle costole di Pulici. Passavano due minuti ed il Torino sfiorava il gol. Pecci serviva Claudio Sala che, con un dribbling strettissimo, si liberava di Franzo e Negrisolo, poi di piatto destro batteva a rete centralmente e Superchi riusciva a respingereIl Verona reagiva ma era nuovamente messo sotto pressione. Al quarto d'ora Negrisolo si azzoppava, però stringeva i denti e restava In campo per non costringere il Verona a giocare in dieci. Era un periodo favorevole per il Torino e il gol sembrava dover arrivare da un momento all'altro. Al 17' Guidolin commetteva un fallo di mano ed i granata fruivano di una punizione. Claudio Sala calibrava una lunga parabola scavalcando tutta la difesa veronese: la palla perveniva a Graziani, appostato sul vertice destro dell'area di porta; il centravanti si staccava con tempestività, anticipando Logozzo, ma colpiva alla cieca e falliva un'occasione d'oro proprio sull'incornata, che è la sua specialità. Poco dopo, ancora Graziani si apriva uno spiraglio per il tiro ma si allargava troppo e la difesa liberava. Lo scampato pericolo restituiva ''verve'' al Verona, ma i contrattacchi erano frenati dal trucco del fuorigioco che i granata applicavano a meraviglia. Il primo brivido a Castellini lo procurava Pecci con un passaggio di testa all'indietro che costringeva il portiere ad uscire precipitosamente dai pali per impedire a Zigoni di concludere, Castellini si produceva una leggera contusione. Replicava il Torino con un'applaudita sforbiciata di Pulici a lato. Ma era il Verona a portare una grossa insidia a Castellini al 40': Busatta lanciava sulla sinistra a Mascetti, che vinceva il tackle con Caporale e puntava a rete; Castellini, in uscita, chiudeva lo specchio della porta e riusciva a ribattere la palla-gol. Al 42' Zigoni si buscava una giusta ammonizione perché segnava malgrado che l'arbitro avesse interrotto l gioco per ''offslde''. Allo scadere del tempo, il Torino mancava altre due occasioni nello spazio di una manciata di secondi. Dopo una serie di rimpalli In area, Graziani smistava molto bene di testa verso Pecci, che sparava in porta ma la sfera incocciava sul pugni di Superchi. Sul prosieguo dell'azione, Superchi si ripeteva su un bolide diagonale di Claudio Sala. La ripresa era più equilibrata anche se il Torino non dava affatto l'impressione di accontentarsi del pareggio. Il Verona, però, si faceva più baldanzoso rendendosi conto di non avere di fronte un Torino In giornata di vena irresistibile. Tuttavia, manovrando di più sulle fasce laterali, con un Pecci che cresceva a vista d'occhio, i granata si rendevano ancora pericolosi con Salvadori (15'), Graziani (17') e Pulici (20'). Ispirato da Mascetti, Il Verona pigiava sull'acceleratore con improvvise folate. Al 23' anche i gialloblù potevano segnare: su punizione battuta da Luppi, Zigoni, abilmente sottrattosi al controllo di Danova (l'unica volta), di testa, a colpo sicuro, Indirizzava a fil di palo, sul fondo. Era il pericolo più grosso corso da Castellini. La fatica si faceva sentire, la precisione andava scemando con il passare del tempo. L'ultima fiammata la produceva Zaccarelli, su servizio di Pecci: l'ex veronese, con un'abile finta, si liberava d'un avversarlo e puntava a rete ma Sirena, in extremis, sventava.