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Olimpico di Roma
10/01/1988
h.14.30
ROMA - TORINO 1-1 (0-0)
Roma
: Tancredi, Tempestilli, Oddi, Manfredonia, Collovati, Signorini, Conti (al 46' Agostini), Damiani, Völler, Giannini, Boniek. A disposizione: Peruzzi, Cappioli, Policano, Gerolin. All.: Liedholm.
Torino: Lorieri, Corradini, Ferri, Crippa, Rossi, Cravero, Berggreen (al 55' Lentini), Sabato, Polster, Comi, Gritti (all'82' Fuser). A disposizione: Zaninelli, Benedetti, Bresciani. All.: Radice.
Arbitro: Pezzella di Frattamaggiore.
Reti: Völler 54' (R), Gritti 77' (T).
Spettatori: 45.644 di cui 28.051 paganti per un incasso di 425.456.000 liree 17.593 abbonati per una quota partita di 482.463.000 lire.
Note: Ammonito Polster per proteste, E.Rossi per gioco scorretto.
Cronaca
[Tratto da La Stampa dell' 11 gennaio 1988]
? Le partite tatticamente importanti hanno di solito il potere di far dormire il pubblico. Succede spesso di assistere a qualcosa di particolarmente profondo e di non saperne afferrare il significato. La folla dell'Olimpico, per esempio, non è riuscita a capire a che gioco giocasse la Roma, mentre ha capito benissimo a che gioco giocasse il Torino. Ma siccome il Torino stava esprimendosi con tattica ingegneristica e raffinata, il gentile pubblico romanista, desideroso di deflagrazioni giallorosse, da prima ha tentato di partecipare alle operazioni, poi s'è talmente illanguidito da rischiare la catalessi. Che cosa stava dunque accadendo di così soporifero? Si sa che, alla vigilia, Liedholm aveva pregato i suoi di sostituire la meditazione allo slancio dissennato. La Roma ha replicato alle raccomandazioni del maestro, eliminando dalle sue file qualsiasi parvenza di dinamismo. S'è trasformata in una tramortita controfigura di se stessa. Il Torino ha steso sull'avversaria una pesante coltre centrocampisti ca sotto la quale i giallorossi hanno praticamente cessato di esistere e se, qua e là, poteva succedere che a qualcuno saltasse in mente di superare quell'argine, una prontissima, tenace difesa orchestrata e diretta da Cravero toglieva all'intruso ogni illusione di successo. La superiorità tattica del Torino sulla Roma si manifestava irridente. Che razza di squadra era mai quella che un giorno si piccò di poter vincere addirittura lo scudetto? Un disastro. E che tipo di squadra si era trovata di fronte? Una diligente, elegante trappola per velleitari appassiti. Eh, già: perché non sappiamo se il congegno messo in campo da Radice avrebbe funzionato egualmente al cospetto di un rivale meno dissanguato. Ma questo è un discorso vago e vano: quella era la Roma e il congegno meglio di così non avrebbe potuto funzionare. Sabato, Berggreen, Comi con la collaborazione di Gritti e di Crippa alzavano la prima trincea inviando qualche messaggio di solidarietà a Polster punta coraggiosa. Crippa era il fervente corriere di fascia e, specialmente durante il primo tempo, si dimostrava preziosissimo non soltanto nell'alleggerire il lavoro dei compagni, ma anche nel suggerire al suo centravanti e a Gritti (allorquando questi otteneva licenza di avanzare) la via dell'area nemica. Sfortunatamente, spropositava assai Berggreen. Trascorsi i primi 45 minuti di ninna nanna tattico-strategica, sembrava che nulla potesse mutare un simile cimiteriale programma. Ma, incredibile a dirsi e ancor più incredibile a vedersi, all'inizio della ripresa, la Roma ha avuto un sussulto tramite il tedesco Rudy Voeller riapparso in campionato dopo lunga assenza. Costui ha prima chiamato Lorieri alla superparata con colpo di testa, quindi, subito dopo, raccogliendo un passaggio involontario (era in verità un tiro a rete sbagliato di Agostini, entrato a rilevare il fantasma di Conti), ha infilzato il portiere granata con un sinistro di genere abrasivo sul quale mediterà Rossi in quel momento assente. A questo punto il Torino, che forse s'era troppo appisolato sulla propria tattica, si è sciolto in dietro-front perentori e dopo una grazia ricevuta da Voeller (che ha deciso di non esagerare con i gol), ha affibbiato alla Roma un mirabile schiaffo contropiedistico con Gritti.