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Marassi
05/01/1992
h.14.30
GENOA 1893 - TORINO 1-1 (0-0)
Genoa 1893
: Braglia, Ferroni, Fiorin, Eranio, Collovati, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati. A disposizione: Berti, Panucci, Visca, Bianchi, Iorio. All.: Bagnoli.
Torino: Marchegiani, Annoni, Policano, Fusi, Benedetti, Cravero, Scifo, Lentini, Casagrande, Martin Vazquez, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Cois, Sordo, Sottil, Vieri. All.: Mondonico.
Arbitro: Cinciripini di Ascoli Piceno.
Reti: Casagrande 60' (T), Aguilera 85' (G).
Spettatori: 34.013 di cui 16.202 abbonati e 17.811 paganti.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 6 gennaio 1992]
L'incapacità di gestire fino in fondo una partita che ormai era sua ha impedito al Torino di recuperare nella prima partita dell'anno un punto tra quelli lasciati maldestramente nel '91. I granata, passati in vantaggio al 59' con Casagrande dopo aver abbondato in occasioni da gol, si sono lasciati raggiungere a sei minuti dalla fine da un guizzo rattesco di Aguilera, complice una mentalità ancora pavida per una squadra di grandi ambizioni. Dopo il vantaggio, tutti indietro a difendere. In un attimo, dimenticandosi del predominio esercitato in scioltezza per un'ora, il Toro ha riscoperto l'abitudine a pensare in piccolo: e il Genoa, un po' per carattere e un po' per la situazione di favore, ha spinto fino al pari, preceduto da altre due conclusioni salvate in extremis da Armoni e da Marchegiani. A cose fatte si può parlare di un punto perso contro un avversario che raramente si farà ritrovare in queste condizioni. Senza Caricola, Torrente e Branco la difesa genoana non è la stessa cosa. E si vede. Ma se non si arrabbia Mondonico, che a fine partita parla come un nobilotto dell'Oxfordshire, invece che da bassaiolo del Cremonese, dovremmo angustiarcene noi che per i pregi e i difetti di Genoa e Toro abbiamo assistito a una partita bellissima, persino poco calcistica per intensità e brio? Un match divertente. E speriamo che non resti un botto avanzato dall'ultimo anno; il tentativo di scaricare in corse frenetiche le chilocalorie immagazzinate tra un brindisi e un panettone. Il Toro ha cominciato in pressing. Il Genoa, battuto sull'aggressività, che è una delle sue caratteristiche, si è ritrovato in mano una pistoletta ad acqua, pensando di possedere un bazooka. E, per paura, si è accartocciato su se stesso, così che le sue carenze difensive si sono accentuate. Anche il centrocampo, con Eranio molto in ombra e Bortolazzi scollegato dal gioco, è diventato in fretta un dominio granata. Insomma il Toro, toccato dalla grazia podistica, ha potuto accettare il corri e tira dei genoani con la sicurezza di ricavarne un vantaggio. Attacco e contropiede. Contropiede e attacco. Si è andati avanti così su ritmi vertiginosi, assecondati da Cinciripini, un arbitro che corre molto e molto lascia correre, avvantaggiando i difensori più degli attaccanti. Con il passare dei minuti la superiorità granata si è fatta più evidente, così come il fatto che Genoa e Toro sono squadre complementari. Spieghiamo. Fino all'area avversaria il Toro è meglio, soprattutto quando, come ieri, Scifo sa mettersi al centro del gioco con l'intelligenza e la classe dei giorni migliori. Ma in area.. Be', se ai granata ieri avessero prestato Skuhravy e Aguilera avremmo visto forse all'opera una squadra perfetta. Soprattutto il cecoslovacco ha fatto capire come si può cantare e portare la croce. Nei primi mesi italiani ci sembrò un bietolone grezzo, oggi è un talento poderoso, ammirevole. In tutti i pericoli creati dal Genoa Skuhravy ci ha messo la faccia, la testa, il piede, ha spizzicato, toccato, tirato. Benedetti, a parte l'ingenuità sul gol del pareggio, ha faticato a contenerlo. Ecco, il Toro ha prodotto almeno sei palle-gol con il movimento di Lentini e Policano nel primo tempo, con la limpidezza delle rifiniture di Martin Vazquez nella ripresa. La squadra di Mondonico ha giocato come mai in questa stagione. Ma in attacco, nonostante la dedizione di Casagrande, i granata continuano a raccogliere poco. Tanto che il gol, lungamente sprecato nel primo tempo per le prodezze di Braglia e per le imprecisioni dell'ultimo minuto, è arrivato un po' casualmente da un'invenzione balistica di Vazquez per la testa di Casagrande. Poi il Toro si è via via ritratto. Il Genoa ha gettato in campo la disperazione del non difendere più nulla. E come il condottiero di un battaglione di ciechi e di sordi, Mondonico ha continuato a sbracciarsi, a imprecare per una goccia di intelligenza e una di coraggio. Il pareggio di Aguilera lo ha rimesso a sedere, definitivamente, in panchina.