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Delle Alpi
14/03/1993
h.14.30
TORINO - ATALANTA 1-1 (1-0)
Torino
: Marchegiani, Bruno, Venturin, Fortunato, Annoni, Fusi (al 76' Poggi), Mussi (al 46' Cois), Casagrande, Aguilera, Scifo, Sordo. A disposizione: Di Fusco, Zago, Sottil. All.: Mondonico.
Atalanta: Ferron, Porrini, Codispoti, Bordin, Pavan, Bigliardi, Rambaudi, De Agostini, Ganz, Perrone (al 78' Magoni), Minaudo. A disposizione: Pinato, Pasciullo, Rodriguez, Valenciano. All.: Lippi.
Arbitro: Merlino di Torre del Greco.
Reti: Aguilera 45' (T), Aut.Marchegiani 65' (A).
Spettatori: 23.667 di cui 16.798 abbonati e 6.869 paganti per un incasso di 165.122.000 lire.
Note: Ammoniti Minaudo e Annoni.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 15 marzo 1993]
Squadre molto serie, rispettose delle qualità del miglior giocatore in campo (per la prestazione in corso, sempre di livello per quanto incrinata dalla "giapponese", ma soprattutto per la carriera costruita nel tempo), Torino e Atalanta si sono fermate - sull'uno a uno acquisito - quando Luca Fusi ha alzato la mano in segno di resa (fisica) ed ha preso fra gli applausi la via degli spogliatoi. Che senso aveva cercare ancora di farsi male, quando si era già fatto male il migliore? Così l'ultimo quarto d'ora è stato un gioco al meno, con meline reciproche magari rovinate (è una malignità, la nostra) dal pareggio della Lazio che giusto all'86' è rimasta sulla stessa linea della zona Uefa. Malignità, certo. Perché il gioco al meno di Torino e Atalanta e questo pareggio (bis dell'andata) che a molti pareva annunciato dal carisma di Emiliano Mondonico sui due ambienti, sono stati provocati (prima dell'armistizio finale dedicato a Fusi) dal rispetto reciproco. Per tutto il primo tempo l'Atalanta si è votata alla prudenza, al contenimento, rinunciando alla sua arma micidiale del contropiede per ridurla ad un punzecchiamento leggero. Si stenta a credere che i bergamaschi fossero terrorizzati da Aguilera e Casagrande, sino a lasciar loro cortesemente lo spazio per il gol (di Pato) allo scadere del primo tempo. Una bordata splendida uscita dal cappello a cilindro del prestigiatore uruguagio. Il Torino aveva cercato di propiziare il gol con una pressione che partiva dalla spinta dei difensori, ma non trovava mai strade lungo le quali avvicinarsi a Ferron. Sordo e Mussi non riuscivano a dare contributi alla manovra lungo i percorsi esterni, e Scifo eccedeva in dribbling ed in passeggiate orizzontali che lo portavano spesso al punto di prima. Pressato, toccava indietro (a fianco) per Fortunato, pronto a fare da punto di riferimento. Nella ripresa, dopo un avvio granata in attacco rintuzzato con facilità, l'Atalanta stendeva meglio la squadra sul prato senza perdere i collegamenti fra uomini e reparti. Bastavano due sussulti di Ganz e Rambaudi, due volate di Minaudo che lasciava la guardia di Scifo, due affondi di Codispoti, per mettere in ansia i granata. I bergamaschi di Lippi prendevano possesso del centrocampo, che il Toro lasciava all'avversario spezzando la squadra in due. Un folto blocco a soffrire negli ultimi trenta metri davanti a Marchegiani, in avanti Casagrande e Aguilera per la felicità dei marcatori Pavan e Porrmi, già agevolati dalla netta superiorità atletica. In piena logica, anche se in maniera del tutto illogica, l'Atalanta arrivava al meritato pareggio. Perrone (partita in tono minore la sua, e di altri) si ricordava improvvisamente delle sue qualità e tagliava il campo per un lancio a Codispoti nella cui scia annaspava penosamente Sordo. Il difensore dopo lo stop di petto a seguire arrivava a fondo campo e centrava all'indietro basso e forte. Marchegiani, pochi minuti prima protagonista positivo su Minaudo, si lasciava carambolare il pallone fra le gambe. Il pasticcio in salsa bergamasca era servito. Mentre l'arbitro Merlino sorvolava su un Ğmaniğ nerazzurro in area di rigore. Si metteva male per un Toro che subiva gli attacchi rapidi di un'Atalanta viva, capace di triplicare le marcature sui granata che si avvicinavano alla sua area di rigore portando palla (Scifo, soprattutto). Mentre Fusi provato da febbre e dolori chiedeva il cambio. E qui Mondonico faceva valere davvero il suo carisma, leggi lucidità tattica. Invece di mandare in campo Sottil a rafforzare il contenimento (mentre Fortunato assumeva il ruolo di libero) rilanciava Poggi a fianco di Aguilera e Casagrande. L'Atalanta si doveva bene o male preoccupare di un Torino almeno formalmente più offensivo, frenava la spinta e la partita tornava su binari di equilibrio. Sino alla non aggressione finale, nella convinzione generale che era prudente non rischiare il punto sicuro.