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Delle Alpi
04/04/1993
h.15.30
TORINO - LAZIO 1-1 (0-0)
Torino
: Marchegiani, Mussi, Sergio (al 77' Silenzi), Fortunato, Annoni, Fusi, Sordo (al 57' Poggi), Casagrande, Aguilera, Scifo, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Cos, Zago. All.: Mondonico.
Lazio: Orsi, Corino, Favalli, Marcolin, Luzardi, Bergodi, Fuser, Winter, Riedle, Gascoigne (all'81' Sclosa), Stroppa. A disposizione: Fiori, Ballanti, Ripa, Signori. All.: Zoff.
Arbitro: Ceccarini di Livorno.
Reti: Winter 54' (L), Scifo 86' (T).
Spettatori: 22.527 di cui 16.798 abbonati e 5.729 paganti per un incasso di 137.425.000 lire.
Note: Ammoniti Bergodi, Orsi, Mussi e Casagrande.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 5 aprile 1993]
Granata a quattro punte negli ultimi quattordici minuti. Magari controvoglia, sicuramente contro il suo credo tattico, Mondonico ha tentato questa strada per strappare dalle mani di Zoff la carta di una rivincita (sulla sconfitta dell'andata in campionato, sull'eliminazione dalla Coppa Italia) che Winter aveva consegnato al tecnico con la «bomba» del 55'. Un dribbling splendido ed un tiro secco dal basso in alto che potevano valere molto. Dare più Uefa alla Lazio e toglierne molta al Toro. In questa situazione il finale torinista non è stato giocato, ma lottato. Un assalto disperato e confuso, come sempre quando le idee sono appannate dalla fatica e dal tempo che passa rapido. Poggi a cercare il cross, Silenzi a saltare su ogni pallone ad occhi chiusi, Aguilera a perdere gli ultimi duelli sul piano della statura e dei muscoli, Casagrande l'unico a tentare ancora di ragionare. Ed a riuscire ancora a vedere, nella furibonda mischia a tre minuti dalla fine, Scifo che si era liberato sulla sinistra. Ed a far rotolare in qualche modo il pallone da quella parte, dove Scifo riscattava con un colpo di classe una partita (la sua) piuttosto pasticciata e incolore. La rasoiata diagonale bassa batteva Orsi regalando al Toro il sesto punto della stagione nei confronti della Lazio. Un altro dispiacere per Dino Zoff, che ha visto sfumare il successo nel finale di partita. E non è la prima volta. La sorte, che aveva affiancato i meriti dei granata in qualche fase delle precedenti sfide con la Lazio, ieri ha dato una mano agli ospiti nel primo tempo, soprattutto nell'occasione in cui la staffilata di Venturin rimbalzando violentemente contro la traversa ha sfiorato la schiena di Orsi. Questione di centimetri, e si sarebbe ripetuta ai danni di Orsi la stessa situazione che aveva beffato Marchegiani nel secondo derby di Coppa Italia. Privi del goleador Signori, in panchina ma solo per far numero (in tribuna l'altro acciaccato al ginocchio sinistro, Bruno), gli uomini di Zoff hanno puntato sulla caparbietà di Riedle che ha impegnato a fondo Arnioni, e sulla vivacità di Stroppa che al tirar delle somme è stato fra i migliori degli ospiti. Che hanno patito la prestazione senza voglia di Gascoigne, finito nella trappola del centrocampo granata nel quale l'organizzazione tattica ormai consolidata attorno a Fortunato ha sopperito alle scorie delle ultime gare contro Milan e Juve. Due impegni che hanno evidentemente pesato ieri sui riflessi, e sui muscoli, di qualche giocatore. Ne è uscita una partita godibilissima, interessante, ma giocata a ritmi non elevati ad eccezione di qualche spunto individuale. Da parte granata, attraverso qualche scambio nelle marcature ed alcune efficacissime utilizzazioni del fuorigioco come arma difensiva, la conferma della validità della «mezza zona» sulla cui applicazione Mondonico fa lavorare il gruppo da tempo. E sempre con Fusi punto di riferimento e coordinatore dei movimenti della linea di retroguardia. La Lazio ha puntato su marcature più rigide, ed ha confermato - malgrado la sola rete subita - di non avere ancora raggiunto la coesione nel reparto arretrato. Sino al gol di Winter, il Toro aveva comandato il gioco più a lungo, pur non riuscendo a passare. Era il gioco d'assieme a sopperire ai cali di tensione (non di voglia, sia chiaro) ed alla partita grigia di Vincenzino Scifo, quasi fosse condizionato dalle prodezze dei compagni durante la sua assenza. La potenza atletica dei difensori della Lazio respingeva il peso mosca Aguilera con facilità, e restava Casagrande a reggere una sfida impari sui palloni alti. Per questo motivo, nel finale, Mondonico mandava sul ring anche Silenzi chiedendogli almeno di fare a spallate. Se l'ariete non ha sfondato, almeno la mossa psicologica è servita.