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San Siro
05/12/1993
h.14.30
MILAN - TORINO 1-0 (1-0)
Milan
: Rossi, Panucci, Maldini, Eranio (al 24' Tassotti), Costacurta, Baresi, Donadoni, Desailly, Raducioiu, Savicevic (all'81' Di Napoli), Massaro. A disposizione: Ielpo, F.Galli, Orlando. All.: Capello.
Torino: G.Galli, Annoni, Jarni, Mussi, Gregucci (al 46' Francescoli), Fusi, Sinigaglia, Fortunato, Silenzi, Carbone (al 67' Aguilera), Venturin. A disposizione: Pastine, Falcone, Sergio. All.: Mondonico.
Arbitro: Stafoggia di Pesaro.
Reti: Raducioiu 27'.
Spettatori: 85.848 di cui 58.535 abbonati e 27.313 paganti.
Note: Ammoniti Annoni e Savicevic.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 6 dicembre 1993]
In quest'anno di poche certezze può succedere di vedere il pubblico del Milan, il grande Milan, che fischia l'arbitro perché non ferma la partita al 90' e concede qualche minuto in più alle speranze del Torino. Non sappiamo come si giustifichi questo atteggiamento nei Territori del Dottore. Dalle parti nostre, dove non suonano le trombe e non si trovano più i mulini bianchi, la chiamano paura. Sì, paura. Perché il Milan, che domani volerà a Tokyo per sostituire l'Olympique Marsiglia in Coppa Intercontinentale, ci sembra davvero una squadra tornata sul pianeta degli uomini. Due minuti prima che il popolo rossonero invocasse sonoramente la fine del match, Aguilera aveva sprecato un'occasione imperdibile per pareggiare il gol di Raducioiu. E non si era trattato di un pericolo nato per caso. Da mezz'ora ormai il Torino menava la danza in casa dei Campioni, come non gli capitava da anni. Da questo nascevano i timori e i tremori di San Siro. Alla fine il Milan l'ha spuntata ed è sempre più in testa alla classifica. Gli scudetti si vincono anche così e non si può neppure parlare di furto. Ma rimane la sensazione che il grande giocattolo costruito per produrre spettacolo si sia uniformato a uno standard meno brillante, che eccita ancora fantasie in Europa (vedi l'esibizione con il Porto) e si rifugia in catenacci epocali quando serve in Italia. Il Toro ha la colpa di essersi lasciato soggiogare in avvio dall'immagine del Milan che fu. Per venti minuti i granata hanno pensato che il pareggio fosse il massimo da ottenere e che ci si potesse arrivare difendendosi. Erano timorosi i torinisti, quasi frettolosi nel disfarsi del pallone con il solo intento di tenerlo lontano dalla propria area e comunque senza la volontà di stuzzicare il pericolo. Il Milan ha preso il controllo del gioco, ha accennato a un pressing che è l'ombra dei tempi sacchiani, eppure è bastato a creare insicurezza nel Toro. Troppi errori di tocco. E poi le ambasce di Mussi, fuori fase, l'acerbo funambolismo di Carbone che i vecchi e solidi marpioni rossoneri capivano alla prima occhiata, l'ingabbiatissimo Silenzi. A centrocampo Fortunato, Venturin e Sinigaglia non riuscivano a ribaltare la superiorità del Milan che ha trovato questo Desailly a nostro avviso utilissimo come uomo di fatica. Donadoni poteva sfruttare la pressione e il costante rifornimento di palloni per costruire il gioco offensivo senza spremersi troppo e in campo pareva che solo il Milan comprendesse l'essenza del calcio, che sta nel cercare di mettere la palla in porta. Peccato per i Campioni che l'accoppiata Savicevic-Raducioiu, con il supporto logistico di Massaro, non fosse all'altezza. Soprattutto lo slavo, che se avesse come presidente Agnelli e non Berlusconi subirebbe ben altre frecciate. Rari e poco pericolosi i tiri milanisti, fino al gol di Raducioiu, frutto di una carambola (di Annoni) e di un errore nell'applicazione del fuorigioco. Da quel momento tuttavia si vedeva il Toro, cui il Milan lasciava l'iniziativa con l'intenzione di colpire in contropiede, all'italiana, anzi all'italianissima, perché nella ripresa la metà campo dei Campioni si riempiva di folla, ordinata su una, due, tre linee. Non era facile passare. Mondonico inseriva Francescoli come regista offensivo. Poi entrava pure Aguilera al posto di Carbone. E se il Milan partiva in contropiede che si esaurivano da soli, il Toro faticava ad arrivare in area. Ci provava un paio di volte Venturin, con tiri da fuori, ed era ancora lui a lanciare Aguilera (e Silenzi al suo fianco) solo davanti a Rossi, più o meno come Raducioiu nel primo tempo. L'uruguayano perdeva l'attimo, Baresi non perdeva la fiducia di andarlo a riprendere. La differenza, purtroppo per il Toro, la fanno ancora gli uomini.