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Delle Alpi
24/04/1994
h.16.00
TORINO - FOGGIA 1-4 (0-2)
Torino
: Galli, Annoni, Jarni, Mussi (al 65' Sergio), Gregucci, Sordo, Francescoli, Fortunato, Silenzi, Carbone (al 58' Poggi), Venturin. A disposizione: Pastine, Sottil, Sinigaglia. All.: Mondonico.
Foggia: Bacchin, Nicoli, Caini, Di Biagio, Bucaro, Chamot, Bresciani, Seno, Mandelli (al 65' Roy), Stroppa, Kolyvanov (al 65' Sciacca). A disposizione: Martire, Fornaciari, Giacobbo. All.: Zeman.
Arbitro: Bolognino di Milano.
Reti: Stroppa 23' rig., 45' (F), Bresciani 54' (F), Silenzi 77' (T), Roy 89' (F).
Spettatori: 26.362 di cui 17.115 abbonati e 9.247 paganti per un incasso di 250.840.000 lire.
Note: Giornata di sole, terreno in buone condizioni, ammoniti Bresciani, Annoni, Sordo, Chamot e Stroppa. Espulsi Di Biagio e Gregucci; presenti al Delle Alpi circa 1.500 sostenitori del Foggia.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 25 aprile 1994]
Arriva la partita da vincere, e il Toro si trova nudo di fronte allo strapotere tecnico, fisico e tattico degli uomini di Zeman. Mondonico dalla panchina urla e si sbraccia, ma gli ordini non arrivano ai centri nervosi della sua truppa che non da ieri è sembrata alla frutta. Del resto (già prima dell'assenza, ieri più che mai determinante per il ruolo) è stato il calo di Fusi a condizionare in modo evidente le difficoltà granata nelle ultime partite, difficoltà mascherate da risultati comunque utili. E sulla stessa linea, di Fusi, quanto a rendimento, il motore del centrocampo Venturin sballottato fra le voci del passaggio alla Juve per approdare alle certezze delle voglie della Lazio. Ultimo crollo totale, ieri, quello di Carbone. Grande, o pirla, questo Toro che è onorato di prestarlo a Maldini per le due finali europee, lo fa riposare a Cremona fra le due sfide azzurre di Montpellier, e ieri se lo trova a trascinarsi sulle ginocchia? Questo il Toro che si è presentato col fiato grosso alle truppe di Zeman, allenatore che ha il grande pregio di aver presentato ieri giocatori ancora in grandi condizioni atletiche, ed ancora di più di aver previsto le difficoltà di ritmo degli avversari offrendo per la gara da vincere, appunto, una formazione disposta al contropiede. Ma non al contrattacco isolato. Kolyvanov, Mandelli, Bresciani e Stroppa sono tutti giocatori dalla chiara vocazione offensiva. A questo Foggia, insomma, non si possono dare vantaggi. E' una squadra dalle caratteristiche ormai note. Una difesa solida che fa sentire il suo peso, raggruppata attorno a Chamot, un centrocampo con uomini che sono maestri del fallo tattico a tre quarti campo (e ieri la riprova, Di Biagio ha pagato un brusco stop a Jarni con l'espulsione), e davanti gli elementi già citati che posseggono sicuramente più classe dei compagni, compreso Seno il quale è il perno del centrocampo. Uomo d'ordine capace di qualche invenzione. Nessuna scoperta, ieri. Soltanto l'evidente divario fra un Foggia al meglio ed un Toro al peggio. I "triangoli" sui quali la cavalleria di Zeman ha impostato le sue scorrerie hanno bucato centralmente la squadra granata, senza neppure aver bisogno di ricorrere a menovre aggiranti. Mancava al Mondo il filtro a centrocampo, e nel primo tempo Sordo libero è stato un disastro non avendo la personalità e soprattutto l'esperienza di Fusi nella posizione determinante delle chiusure sull'avversario che filtra. Ha dovuto pensarci Galli, a evitare il peggio. Nella ripresa, Fortunato dietro e Sordo nella mischia. Più testa ma meno gambe nel secondo libero, più grinta a centrocampo ma meno lucidità. La solfa non è cambiata. Sordo ha lottato con rabbia, persino rischiando, ma la grinta non serviva perché attorno sia Venturin che Francescoli non reggevano il ritmo della gara. Su ogni pallone perso dai granata, il Foggia ripartiva con colpi d'incontro micidiali. Dopo due conclusioni pericolose di Fortunato, i pugliesi hanno preso al 22' il vantaggio decisivo su un rigore ineccepibile. E quando il Toro si è visto costretto a sbilanciarsi ancora di più, il peggio è arrivato. I granata non hanno attaccato, per quanto vale la parola. Hanno cercato sempre Silenzi con lanci verticali incontrollabili. Le cose sono andate un po' meglio (si fa per dire) nei 17 minuti fra lo espulsioni di Di Biagio (62') e Gregucci (80') quando il Foggia aveva un uomo in meno, quando è entrato Sergio per i cross da destra. Ormai i giochi erano fatti. Largamente. Il Foggia giocava con l'allegria di chi ha compiuto un buon passo avanti verso l'Europa mentre il Toro si trascinava verso un risultato pesante, sotto questo profilo, alla fine di una partita che non consente recriminazioni ai padroni di casa. Non è stata una resa, quella del Toro, ma il crollo di una squadra in esaurimento. Anche per vicissitudini societarie partite da lontano.