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Rigamonti
19/03/1995
h.15.00
BRESCIA - TORINO 1-4 (1-3)
Brescia
: Ballotta, Giunta, Baronchelli, Corini, Francini, Di Muri (al 23' Bonometti), Schenardi, Gallo, Borgonovo, Bonetti (al 23' Marangon), Neri. A disposizione: Gamberini, Adani, Piovanelli. All.: Maifredi.
Torino: Pastine, Angloma, Pessotto, Falcone, Torrisi (al 76' Mercuri), Maltagliati, Rizzitelli, Bernardini, Silenzi, Abedì Pelé (al 46' Lorenzini), Cristallini. A disposizione: Simoni, Sinigaglia, Osio. All.: Sonetti.
Arbitro: Cardona di Milano.
Reti: Abedì Pelé 7' (T), Rizzitelli 17' (T), Silenzi 24', 48' rig (T), Neri 40' (B).
Spettatori: 8.245 di cui 6.700 abbonati e 1.545 paganti per un incasso di 36.372.000 lire.
Note: Ammoniti Giunta, Neri, Borgonovo e Silenzi.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 20 marzo 1995]
La difesa in linea, così come la adotta il Brescia di Maifredi, è una garanzia formidabile. Per gli altri. Compreso il Toro che, vincendo 4-1, si è inserito nel filone neobresciano delle porte aperte con 13 reti subite nelle ultime 4 gare. Dopo 17' i granata avevano già mandato in gol Pelé e Rizzitelli, lanciati oltre la Maginot del Franciacorta con il ragionevole dubbio del fuorigioco non rilevato. Nel primo caso la posizione irregolare di Rizzitelli era evidente ma l'applicazione della discutibilissima regola che non punisce il fuorigioco passivo è stata rigorosa. Nella seconda occasione se l'ex romanista era davanti ai difensori, come ci è parso, l'errore di non vederlo è stato tutto di Cardona e i lumbard possono lamentarsi. Rimane il fatto che il Toro ha giocato come dovrebbe una squadra tutt'altro che formidabile, ma che trae dalla conoscenza dei propri limiti la forza per fare bene. Una squadra semplice, quasi elementare. Non è incantevole, neppure ieri ha strappato gli applausi per lo spettacolo. Però punta al sodo, all'obiettivo che ha raggiunto con questa vittoria rotonda. La palude pericolosa è lontana 8 punti che sono un buon margine di sicurezza, soprattutto perché quelle che stanno dietro non sono l/igrave; per caso: valgono le loro miserie, un po' più un po' meno. Si può supporre che una o due provino a rimontare, ma che un improvviso benessere sollevi in blocco il fondo classifica è come pensare alla svalutazione del marco sulla lira: un evento cui non crede nessuno. Un successo scacciapaure, quello di Brescia. E che apre un nuovo, magari piccolo, spiraglio per la zona Uefa, che ormai è fatta di gomma, si può restringere o allargare a seconda degli eventi: proprio Maifredi una volta ci portò il Bologna che si era classificato ottavo. Il Toro è a due-tre punti dal limite estremo. Se amministra il finale di stagione con saggezza potrebbe sperare. Senza illudersi. La ricetta granata si è vista anche ieri. Difesa bloccata, centrocampo di giovanile solidità con l'innesto di Bernardini, due esterni bravi a spingere senza scoprirsi alle spalle e davanti la forza di tre uomini che nella presuntuosa impreparazione del Brescia hanno intinto come si fa con il cucchiaio nella marmellata. Persino Silenzi ha ricacciato le malinconie di stagione e ha realizzato due gol, il doppio di quanti ne aveva realizzati finora. Se si aggiunge che Cardona ha fischiato al Toro il primo rigore del campionato si può considerare l'eccezionalità dell'evento. Senza pressing e senza un filtro robusto in mezzo al campo dove sarebbe potuta finire la zona maifrediana? In pappa. Infatti l'Omone dopo 22' ha cambiato. Dentro un libero, Bonometti, e marcature a uomo, un sussulto di trapattonismo ritardato "per evitare - ha spiegato - brutte figure ai ragazzi". Ma si era ormai sul 2-0 e "i ragazzi" compromettevano la partita, perché mentre compivano la manovre per il riassestamento, il Toro li puniva con il terzo gol, questo indiscutibile, un colpo di testa di Silenzi balzato come un delfino sulla superficie dei difensori lombardi inchiodati a terra. Tutto il resto è stato morbido tran tran, appena scosso dalla reazione bresciana sul finale del primo tempo, con qualche cedevolezza della difesa granata sul gol di Neri. Si agitavano e inveivano molto i rari bresciani degli spalti: contro l'arbitro, come contro Corioni e i giocatori. Ne avevano tanti con cui prendersela da non accorgersi del gestaccio di Pastine, dopo aver parato a Corini il rigore (pataccato, la mano del portiere aveva toccato la palla prima di Borgonovo) al 90'. Il gesto dell'ombrello. L'unica cosa che il Toro si poteva risparmiare.