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Delle Alpi
15/11/1998
h.14.30
TORINO - PESCARA 1-2 (0-1)
Torino
: Bucci, Mercuri (al 60' Asta), Fattori, Cudini, Sassarini, Tricarico, Scienza (all'85' Parente), Scarchilli, Lentini, Ferrante, Artistico. A disposizione: Casazza, Minotti, Bacci, Gaglianone, Semioli. All.: Mondonico.
Pescara: Bordoni, Galeoto, Chionna, Zanutta, Lambertini, Baldi, Gelsi, Terracenere (al 40' Allegri), Epifani (al 70' Cicconi), Esposito (all'85' Cannarsa), Palumbo. A disposizione: Cecere, Minopoli. All.: De Canio.
Arbitro: Bertini di Arezzo.
Reti: Esposito 2' (P), Artistico 66' rig. (T), Gelsi 84' rig. (P).
Spettatori: 18.835 di cui 10.713 abbonati e 8.122 paganti per un incasso di 210.455.000 lire.
Note: Ammoniti, Cudini, Lentini, Galeoto, Gelsi ed Epifani. Espulso Ferrante al 34' per proteste.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 16 novembre 1998]
Maledetta tradizione (il Pescara vince per la terza volta al Delle Alpi), maledetta traiettoria partita dopo 3 minuti dal sinistro inconsapevole di Esposito per trasformarsi in una beffa per Bucci, sorpreso, frastornato, comunque colpevole. Partono da quel momento i guai del Toro, al quale Mondonico ha raccomandato tensione ed attenzione massime. Timori giustificati, profezia avverata. Mercuri lascia fuggire il suo antagonista e la frittata è servita. Il Toro non è in giornata luminosa, oppure è quel fottuto e accidentale disegno balistico di Esposito a rovinargliela. Tant'è che i granata si lasciano aggredire e superare in velocità e sveltezza, e perfino nel pressing operato a tutto campo. Non basta la leggerezza insostenibile di difensori (Mercuri e Cudini), ci mettono l'autografo anche Artistico, che sciupa un pallone (4') di testa a due passi da Bordoni, e Ferrante, mai visto tanto nervoso e pure tanto maltrattato (da Chionna e Zanutta). Marco protesta per un rigore non concesso, più tardi (34') si macchia di recidiva, si fa espellere e inguaia il Toro, più macchinoso del Pescara, che fa invece viaggiare la palla senza fronzoli e a pelo d'erba. A differenza dei centrocampisti granata, che si lasciano sopraffare e aggredire e, peccato meno venia- le, sovvenzionano le punte con lanci lunghi, facile boccone per l'avversario. L'ultima maledizione la scopre Lentini (47' st) colpendo la parte superiore della traversa. La partita è un fuoco d'artificio. Il Toro ha un Lentini ispiratissimo, anima e cuore che batte anche per i compagni assenteisti. Al 22' il fantasista serve la testa di Ferrante, è gol ma il gioco è fermo. Marco ha sempre più i nervi a fior di pelle. Bucci comincia a farsi perdonare l'abbaglio iniziale fermando Lambertini (26') e 6 minuti dopo è il collega a deviare un piazzato di Scarchilli. C'è il rosso per Ferrante e un altro tuffo di Bordoni su colpo di testa di Tricarico. Impressione globale: il maligno sinistro di Esposito si fa sentire. Scienza stenta a prendere in mano le pulsioni e le cadenze del gioco, Baldi, Gelsi ed Epifani hanno il sopravvento. Quasi sempre, e la fonte degli schemi torinisti riceve comunque poca tranquillità e scarso sostegno da una difesa titubante, insicura e talvolta maldestra. Nella ripresa Lentini accentua i toni della sua esibizione. Stare sotto non gli piace, perciò cerca applausi dal palcoscenico e frutti dalle sue stilettate. Al 13' serve Tricarico, è gol ma Bertini segnala un fuorigioco, poi colpisce di testa in modo debole e Bordoni non patisce più di tanto. Il Toro in 10 va meglio, pare alleggerito dalle pene di prima. E al 20' Scarchilli, punizione da lunga distanza, va a bersaglio. L'arbitro vede Artistico (versione avallata nello spogliatoio) commettere infrazione su Chionna. Lentini non si ferma, al 23' Baldi deve atterrarlo in area e dagli 11 metri Artistico calcia con botta forte e centrale, Bordoni tocca ma non basta. Domina la cronaca, più del gioco. Il Pescara è rassegnato al pari, il Toro è appagato. Ma al 38' Cudini lascia solo Esposito e Fattori può rimediare solo con la gamba, che tocca il piede sinistro del piccoletto pescarese. Il penalty è roba per Gelsi, che riporta i suoi in vantaggio. Si chiude con un altro intervento di Bucci sui piedi di Gelsi e sulla traversa scheggiata da Lentini, di cui s'è detto. Niente di grave, solo una fermata. Quella da cui Mondonico sa come ripartire.