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Delle Alpi
09/01/2000
h.15.00
TORINO - LECCE 1-2 (0-0)
Torino
: Bucci, Bonomi, Grandoni, Maltagliati, Tricarico (al 67' Pecchia), Brambilla, Scarchilli (al 67' Calaiò), Mendez, Sommese, Ferrante, Ivic (al 78' Galante). A disposizione: Nista, Minotti, Crippa, Pinga. All: Mondonico.
Lecce: Chimenti, Juarez, Viali, Savino, Balleri (al 78' Traversa), Conticchio, Lima, Bonomi, Colonnello (al 68' Pivotto), Sesa (all'85' Cipriani), Lucarelli. A disposizione: Lotti, Di Carlo, Marino, Biliotti. All.: Cavasin.
Arbitro: Preschern di Mestre.
Reti: Lucarelli 65', 90' (L), Ferrante 80' (T).
Spettatori: 15.594 di cui 13.233 abbonati e 2.361 paganti per un incasso di 70.105.000 lire.
Note: Ammoniti Savino, Colonnello, Viali, Pivotto e Ivic. Angoli 6-4 per il Torino, recupero 1' pt, 3' st.
Cronaca
[Tratto da La Repubblica del 10 gennaio 2000]
Il record dei disperati, questo rimane alle briciole di Toro: sei sconfitte consecutive, dal 28 novembre al 10 gennaio, dal Perugia al Lecce, che non sono Manchester e Real. Ma i fantasmi granata non hanno nome, sono soltanto facce davanti a uno specchio, e lo specchio riflette il nulla di questa squadra sprofondata addirittura più in basso di se stessa e delle sue miserie. Ieri, come al solito, il Toro ha perduto per impotenza prima ancora che per demerito o scarsa volontà, dopo ottanta minuti passati ad attaccare ma senza graffiare e gli altri dieci ad ammirare che cos'è un centravanti: Cristiano Lucarelli, nella circostanza, ha demolito le speranze dei disperati con un sinistro e con un destro, manco fosse il migliore dei pugili possibili. L'ultimo colpo, naturalmente, è arrivato all' ultimo minuto, quello giusto per annientare anche l'ultima ribellione delle anime tristi. Il Toro è stato identico a se stesso, sempre: una squadra di solo cuore, che ha provato ad andare controvento con la rabbia dei poveri, arma di latta se non esiste una sola possibilità di dare un senso a tanto muoversi, a tanto correre, a tanto soffrire. In una partita quasi sempre passata nella metà campo avversaria - con Cavasin che ordinava barricate e contropiede, sapendo che un coniglio dal cilindro può sempre uscire: il Lecce è freschezza e organizzazione, la classifica che ha è un giusto premio - i granata hanno tirato in porta per la prima volta al 36' , ammesso che quello di Ferrante fosse stato un tiro. Già prima il Lecce aveva dato un' idea diversa della sua capacità di attaccare, obbligando Mauro Bonomi al salvataggio sulla linea sul colpo di testa di Sesa. Più tardi è andata male anche a Ferrante (pure lui di testa, palo a Chimenti battuto), ma è stata l'unica circostanza sulla quale Mondonico può invocare compagna sfortuna. Il resto, è stata soltanto tragica povertà: il primo gol di Lucarelli, uno splendido sinistro da 18 metri, è stato agevolato dall' opposizione fragile di Maltagliati, il secondo da una sponda dell'altro baby gigante Cipriani sulla quale tutti i difensori granata hanno segnalato la loro terrea passività. In mezzo, il Torino aveva trovato soltanto il rigorino di Ferrante, procurato da una trattenuta di Traversa a raggio di luce Calaiò, che ha diciott' anni e già solo per questo merita coccole e futuro. A quel punto, Mondonico aveva spedito Galante a fare il centravanti, estremo simbolo di impotenza: ma almeno l'ex interista, con le sue capocciate ad alta quota, aveva dato un senso di concretezza alle svolazzanti e leggerissime farfalle dell' attacco granata. La sesta sconfitta è stata pure la peggiore, per toni e contenuti, e la gente l'ha accolta prima con una fervida partecipazione alla vicende del campo e poi con una contestazione inevitabile alla dirigenza riassunta in uno striscione che racchiude tutto il futuro del Toro: "O comprate e ve ne andate". Se non compreranno, il Toro andrà in serie B e Vidulich chissà dove, inseguito dalla rabbia popolare: le voci segnalano un forte interessamento per Poggi e Morfeo, potrebbero essere gli uomini anticrisi. Ma se fossero soltanto promesse, anticiperebbero una guerra civile già annunciata da questi primi fuochi. La rabbia della gente è un cannone, al confronto delle pistole ad acqua con cui Mondonico deve cercare di vincere le sue disperate partite.