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San Siro
06/10/2002
h.15.00
MILAN - TORINO 6-0 (3-0)
Milan
: Dida, Simic, Nesta, Maldini, Kaladze, Gattuso (al 76' Dalla Bona), Pirlo (al 68' Brocchi), Seedorf, Rui Costa, Serginho (al 54' Borriello), Inzaghi. A disposizione: Abbiati, Costacurta, Laursen, Ba. All.: Ancelotti.
Torino: Bucci, Delli Carri, Fattori, Galante, Comotto, Frezza (al 56' Scarchilli), Vergassola, De Ascentis, Balzaretti (al 56' Castellini); Magallanes (al 68' Vanin), Lucarelli. A disposizione: Sorrentino, Garzya, Osmanovski, Mezzano. All.: Camolese.
Arbitro: Trefoloni di Siena.
Reti: Pirlo 21', Inzaghi 31', 79', 86', Serginho 41', Aut.Fattori 84'.
Spettatori: 60.945 di cui 50.714 abbonati per una quota partita di 684.042,065 euro e 10.231 paganti per un incasso di 193.566 euro.
Note: Espulso Lucarelli, ammoniti Delli Carri, Frezza e Comotto; calci d'angolo 10-1 per il Milan.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 7 ottobre 2002]
L'aggettivo per descrivere l'atteggiamento con il quale il Toro è andato incontro alla più larga sconfitta in campionato dai tempi in cui si chiamava Talmone è "imbarazzante" ma siamo sicuri che i suoi tifosi, soprattutto quelli che dopo il primo tempo hanno abbandonato San Siro non resistendo allo scempio, ne troveranno uno che rispecchi meglio la loro rabbia. D'accordo che in questo calcio persino una ex classica come Milan-Toro si trasforma nella leggenda di Davide che sfida Golia ma il Davide granata si è comportato come il ragazzino che spacca la propria fionda per non disturbare il gigante, sperando che tiri dritto senza fatali male, I sei gol che, con un portiere più disastrato di Bucci sarebbero stati nove o dieci, sono una lezione formidabile, lo schiaffo supremo a una squadra che ha giocato con una dignità persino inferiore ai mezzi tecnici che già sfiorano il nulla. Una squadra che merita di stare in fondo alla classifica a zero punti e non l'avremmo immaginato a un mese dalla sconfitta patita qui contro l'Inter, risicatissima e con molte recriminazioni. Il Milan ha passeggiato. Ancelotti temeva che gli sforzi di martedì in Coppa e una certa rilassatezza che poteva cogliere i rossoneri dopo i troppi elogi, avrebbero complicato la partita. Mancava Rivaldo, non c'era Tomasson a sostituirlo perchè pure il danese non si è sentito pronto ma per distruggere il caratterucciuo dei nuovi granata bastava persino Serginho, piazzato al fianco dello straripante Inzaghi che ieri ha perso l'occasione di toccare i cento gol in serie A: se il Milan non si fosse un po' acquietato nell'avvio di ripresa ce l'avrebbe fatta. Non serviva arrivare al rigore di Pirlo, dopo 21', per capire come sarebbe finita. Camolese deve fare con legna che non brucia manco se la cospargi di benzina, tuttavia questa volta il "Camola" ci ha messo del suo nell'enormità della sconfitta. Predicava un centrocampo che abbinasse qualità e quantità invece ha privilegiato la seconda con la fiducia a Frezza al posto di Scarchilli, spento da molte partite in qua. Questo Frezza è un giovanotto che si impegna ma se è arrivato in A a 27 anni dopo aver annusato l'Inter, e due anni fa lo ammiravano nel Savoia di Torre Annunziata c'è da credere che in una squadra di medio livello possa fare al massimo il rimpiazzo, non il titolare a San Siro contro il Milan di Champions League, piallato da Seedorf. Con una coppia di ruspanti angeli custodi come il Frezza e De Ascentis, la qualità doveva fornirla Vergassola, che in tanto deserto si può scambiare per l'emulo di Eraldo Pecci ma l'importante è non crederci. Il Milan era partito come se non volesse fare e farsi troppo male. E' stato vittima delle circostanze che l'hanno portato a debordare: con il Toro che si industriava a trovare il modo di perdere tempo, palleggiando col portiere in un'assurda e improbabile melina, i rossoneri sono saliti pigramente verso Bucci, prima avvertendolo con pallette innocue e poi alzando il ritmo vicino all'area. Cosí al 21' sul lancio di Rui Costa, Comotto, cui l'aria di San Siro fa male (eppure se ne parlava come di un prodigio) ha cinturato le spalle di Inzaghi, che è bravo a cadere se l'avversario gli sta a due metri, figuratevi se gli mettono le mani addosso. Rigore trasformato da Pirlo e addio alle illusioni: l'atteggiamento del Toro, la sua lucidità, la sua intelligenza non l'avrebbero mai portato a scalfire una difesa con Nesta e Maldini bene in palla. Ciccio Lucarelli provava a impegnarli sgomitando da scaricatore livornese, sapendo di non avere chance sullo scatto. Sarebbe stato premiato al 28' della ripresa con un bel tiro che rimane l'unico pericolo sofferto da Dida in tutta la partita. In compenso la difesa granata imbarcava acqua e Inzaghi cominciava lo show contro Galante, che al 31' anticipava con scatto rapinoso per il 2-0, di sinistro. Galante, per non dispiacere a nessuno, premiava anche l'incursione di Serginho al 42', cui non sapeva opporsi: il brasihano arrivava da solo davanti a Bucci e lo batteva. Nel derby dell'anno scorso, a un 3-0 rovinoso seguì una ripresa rovente. I miracoli non si ripetono. Camolese inseriva Scarchilli e Castellini al posto di Frezza e di un deludente Balzaretti, il match era finito e il Milan pareva tacitamente deciso a non infierire finchè le ambizioni di Inzaghi non prevalevano sul rispetto per un avversario disgraziato: in 9 minuti i milanisti segnavano tre volte con l'ex juventino proiettato sul cross di Seedorf da destra, con l'autorete di Fattori su un tiro senza pretese di Rui Costa e infine con Inzaghi, che in sospetto fuorigioco colpiva di testa il traversone di Kaladze. Il Toro, sul sesto gol, faceva ciò che si era negato per tutta la partita: si incazzava. Era una reazione surreale, ridicola per la possibile ingiustizia (o forse per la poca delicatezza dei giocatori milanisti). Peccato che Lucarelli riuscisse a farsi espellere per le proteste che sarebbe stato difficile giustificare su un 1-0. Che squadra di fenomeni.