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Filadelfia |
09/10/1960 |
h.15.00 |
TORINO - ROMA 1-3 (1-1) Torino: Odasso, Scesa, Gerbaudo, Bearzot, Lancioni, Balleri, Danova, Ferrario, Locatelli, Ferrini, Crippa. All.: Santos. Roma: Cudicini, Stucchi, Corsini, Pestrin, Losi, Giuliano, Orlando, Lojacono, Manfedini, Schiaffino, Selmosson. All.: Foni. Arbitro: Gambarotta di Genova. Reti: Danova 9' (T), Manfredini 29' (R), Lojacono 59' (R), Orlando 64' (R). Spettatori: 23.000 circa di cui 18.000 paganti circa per un incasso di 17 milioni di lire. Note: Ammonito Ferrini. Giornata uggiosa con qualche pioggerella, terreno scivoloso e infido. Calci d'angolo 13-3 per la Roma, presente in tribuna Umberto Agnelli, presidente della F.I.G.C. Cronaca [Tratto da La Stampa del 10 ottobre 1960] Contro una Roma attrezzata come è in questa stagione, il Torino non aveva mezzi per spuntarla). Affrontandola, si è trovato davanti a qualche cosa di superiore a se stesso. Si è gettato nella lotta con slancio e con ardore, è ricorso alle armi che aveva a disposizione, quelle della velocità e della volontà. E, dopo una diecina di minuti di giuoco energico e deciso, è riuscito ad andare in vantaggio, mandando hi solluchero un pubblico che, vadano come vogliono le cose, è il più fedele ai colori sociali che esista nel nostro paese. Un pubblico, malgrado la pioggia, di poco meno di trentamila persone, che non lesinava il sostegno ai propri beniamini. Per un soffio, i granata non riuscirono ad arrotondare con una seconda rete il loro bottino, pochi minuti dopo il loro successo: quando un centro basso e forte di Crippa spostatosi a destra attraversò tutto lo specchio dell'area di rigore romanista, davanti alla porta senza trovare un piede che deviasse la palla in rete, colpì la base del montante e finì fuori. Un po' disordinatamente, e molto volenterosamente, i padroni di casa continuarono a sostenere la lotta comunque, il loro portiere, novellino assoluto in fatto di incontri di campionato, non aveva avuto, in quella prima parte della gara, palloni difficili da parare. I terzini ed i mediani gli stendevano come un velo di protezione sui limiti della loro area di rigore, e gli avversari, che evidentemente sapevano come il ragazzo chiamato a ricoprire quel posto pieno di responsabilità costituisse uno dei punti d'interrogazione della partita - ed era facilissimo da sapere, nelle circostanze - sparavano da lontano senza molta precisione però. Fu all'incirca alla mezz'ora, che giunse, per il povero Odasso, il primo tiro veramente pericoloso: sempre da lontano e dotato di estrema precisione questo. Ed il tiro gli fu fatale. Un calcio d'angolo contro il Torino sulla destra dava il via all'azione. A sostegno di Orlando, accorreva Manfredini, il centro avanti di cui tutti, di questi giorni, parlano per le reti segnate a ripetizione. Manfredini spedì un pallone non troppo forte, ma diretto con esattezza verso l'angolo lontano della porta granata. Nella sua traiettoria, la palla passò al di sopra della fessa di uomini delle due parti in causa che aveva riempito l'area, perse di forza e quindi di altezza al momento giusto ed al posto giusto, picchiò contro la faccia interna del montante, e schizzò irrimediabilmente nella rete, dietro alla schiena del portiere. Se questi non si fosse mosso dal posto in cui si trovava al momento in cui il tiro veniva scoccato, la sfera gli sarebbe finita decisamente nelle mani. Egli invece era avanzato verso il centro della porta, ed ancora stava muovendosi al momento in cui sentì rumore alle spalle. Questo gol fece l'effetto di una doccia fredda sui bollenti spiriti dei giuocatori, ed anche degli spettatori. Esso fu come una prova delle capacità tecniche che stavano a disposizione degli ospiti. A conferma delle quali, a distanza di pochi minuti, Odasso - dopo aver eseguito mia bella parata su Selmosson si lasciò sfuggire dalle mani un forte pallone proveniente da un tiro basso da lontano, e Manfredini, che aveva seguito l'azione, vi piombò su come un falco, e, nella precipitazione, per evitare il portiere,, sparò sopra la sbarra trasversale. Non successe più nulla di importante fino alla metà tempo, ed il risultato rimase fermo sullo stato di parità fino al segnale di riposo. Ma l'aria era greve, per i torinesi attori e spettatori. Pareva si intuisse che le cose sarebbero andate in modo differente alla ripresa. E così infatti avvenne. Il secondo tempo fu tutto dei romanisti. Specialmente dopo la seconda rete di questi ultimi: una rete che ebbe l'effetto di smorzare in modo molto notevole le velleità dei granata. Il secondo punto romanista giunse al 11° minuto. Balleri aveva abbracciato Orlando che si era portato nella posizione del centravanti ed era ormai solo. Punizione. Finta e controfinta fra Lojacono e Schiaffino su chi dovesse calciare, ben da fuori area. Tirava Lojacono, che infilava un interstizio che si era aperto nello sbarramento, difensivo granata: la palla andava a picchiare - questa volta casualmente, crediamo - nella base del vicino montante e deviava nella rete, mentre il portiere arrivava in ritardo sul luogo del.. fattaccio. Odasso aveva eseguito qualche bella parata bassa in precedenza, facendosi anche applaudire. Ma. al 20° minuto, veniva nuovamente battuto. Questa volta era l'ala destra Orlando, che, portatosi sul lato sinistro dell'attacco, con una mezza girata sparava a mezza altezza. Il colpo forse più casuale che altro, sorprendeva tutti quanti. Faceva tre a uno. Le reazioni dei granata erano sempre più pallide e confuse, ma, in una di esse, Danova aveva un guizzo che lo portava a sfondare. In piena area egli veniva atterrato con uno sgambetto al momento in cui stava per scoccare il tiro. E l'arbitro non interveniva. Rimane da dire, a completamento, che la rete torinese ebbe inizio da un ripicco fra due difensori romanisti e Locatelli. Ferrarlo ne approfittò per servire Danova in profondità sulla sua sinistra, e Corsini completò l'opera con un grande scivolone. In piena corsa Danova evitò l'uscita del portiere, controllò la palla che gli stava sfuggendo e spedi nella rete sguarnita. Noi non pensiamo gran cosa - sulla prova di ieri naturalmente - della difesa romanista. Più e più volte gli attaccanti granata sono riusciti a metterla in difficoltà. La vera forza della squadra Sta nella prima linea, cioè nelle capacità tecniche dei singoli componenti la medesima. Ognuno di essi tratta la palla da maestro, ed Orlando, l'ala destra, possiede una punta di velocità degna di grande rilievo. La squadra della Roma rappresenta un apporto nel campionato 1960-1961. La sua marcia nella competizione va seguita coni vivo interesse. Nulla da aggiungere sul Torino che già non sia stato detto. Ha bisogno di non avere contrattempi, la compagine, coi non grandi mezzi che ha a disposizione. Questa sconfitta non va drammatizzata: l'undici ha urtato in un ostacolo superiore alle sue forze: non poteva fare di più di quello che ha fatto. |
w w w . a r c h i v i o t o r o . i t | ||
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