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Filadelfia |
08/01/1961 |
h.14.30 |
TORINO - UDINESE 3-1 (1-0) Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Ferrario, Danova, Cella, Tomeazzi, Ferrini, Crippa. All.: Santos. Udinese: Bertossi, Del Bene, Valenti, Sassi, Tagliavini, Giacomini, Pentrelli, Tinazzi, Bettini, Merenghetti, Canella. All.: Bigogno. Arbitro: Grignani di Milano. Reti: Ferrario 40', 78' (T), Tinazzi 66' (U), Cella 81' (T). Spettatori: 20.000 circa. Note: Giornata assai fredda, sebbene rallegrata dal sole, terreno completamente ghiacciato e ricoperto di trucioli. Ammonito Valenti per gioco falloso, calci d'angolo 5-5. Cronaca [Tratto da La Stampa del 9 gennaio 1961] Se il Torino riuscisse a valorizzare solo il cinquanta per cento delle energie che spende in una partita sarebbe uno squadrone. Quali siano le condizioni del campo il suo ritmo è infernale e dura sino alla fine della partita. I risultati che ottiene sono il frutto di questo generoso impiego di forze, di questa ininterrotta cadenza d'assalto, di questo slancio che raramente crea delle azioni compiute ma che continuamente scava per lanciarsi poi a corpo perduto nella breccia. Forzatamente lo scarto di rendimento risulta notevole ma alla fine vi resta sempre l'impressione di una macchina ammirevole che fra sobbalzi e strattoni scavalca le asperità della strada e giungo alla meta. E' stato cosi anche ieri, ma questa volta le difficoltà sono apparse di carattere eccezionale. Il fondo era come una pista di pattinaggio, duro e traditore. Difficile reggersi in piedi, più difficile ancora rimediare ad uno scarto della palla, ad un cambiamento di direzione imposto dalle evoluzioni del gioco. Ne ha sofferto anche il ritmo. La mancanza di stabilità frenava spesso lo slancio dei granata. Tenuto presente tutto questo, si immagina lo svolgimento della partita, dominata dal Torino ma tenuta sempre come sul filo del rischio. L'Udinese operava sugli errori dell'avversario, raggruppata in difesa usciva in campo libero a lanciare contrattacchi sulle ali. Spazio gli ospiti ne hanno avuto più di quanto non pensassero, Bearzot si spingeva all'attacco, Ferrini non trovava la posizione giusta per creare almeno un pilone dì manovra e di orientamento a centro campo, la difesa doveva vincere la prima battuta per non venire scavalcata, Ferrarlo che per tutto il primo tempo non fu quasi mai battitore libero era anche lui trascinato nella corrente che portava il Torino all'attacco. Un gioco, insomma, bello d'impeto, avvincente di combattività, animato da quei cinque avanti granata che sono dei magnifici istintivi più che dei calcolatori, era nello stesso tempo un gioco allarmante che non dava al pubblico la tranquillità di un dominio sicuro. Si è iniziato con due calci d'angolo contro l'Udinese. Sul secondo, Bearzot mandava di testa la palla a rimbalzare sulla traversa. Attacchi del Torino e difesa udinese impenetrabile. Gli avanti granata piombavano nel campo avversario come un volo di rondini, la manovra si infittiva invece di creare respiro, i palloni alti non servivano, quelli bassi si perdevano nel labirinto. Al 21' un contrattacco udinese si infilava al centro nella difesa granata partendo quasi dalla metà campo. Tinazzi arrancava come un centometrista affiancato da Bearzot che cercava di deviarlo dalla sua direzione di corsa. Quando i due entravano nell'area di rigore usciva Vieri. L'urto a tre avveniva a sei o sette metri dai pali e tutti e tre cadevano in fascio. Scesa raccoglieva e allontanava. Un grosso pericolo scampato. Nella foga di attaccare il Torino si era scoperto. Ora riprendeva l'offensiva interrotta, ma i reparti difensivi dell'Udinese manovravano con ordine, spazi liberi non ne lasciavano, interventi volanti, gioco sicuro del battitore libero Tagliavini coperto da un'organizzazione esattamente predisposta. Bella difesa imperniata da sicuri elementi d'urto: Del Bene, Valenti, Tagliavini, Sassi e affiancata per i rilanci da Giacomini. Non una grande potenza ma ordine, che è già da solo una forza. Arretrato Ferrini, tutto il resto dell'attacco granata denunciava nel confronto con la difesa avversaria la sua inferiorità atletica. Tutti piccoli i quattro attaccanti torinesi, scoiattoli sguscianti, uomini che il corpo a corpo erano costretti ad evitare e che dovevano solamente toccare di fino e fare i conti col terreno traditore. Mancava l'uomo di alta statura per battere quella difesa di torri, ed eccolo questo uomo apparire nell'azione del gol, al 40° minuto. L'attacco insisteva nell'area udinese con un susseguirsi di pallonetti. La manovra aerea aveva fine con un allungo di testa di Bearzot verso la sinistra ove era piombato Ferrario. L'improvviso attaccante era finalmente il più alto di tutti. Egli spiccò il salto, lo si vide emergere dalla mischia, toccò la palla con la fronte, se la fece scivolare sul corpo e di sinistro, benché ostacolato da Tagliavini la saettò nella rete. Allora Ferrario, soddisfatto, andò finalmente a fare il battitore libero. Nella ripresa l'Udlnese giocava con un pallido sole in faccia. Si iniziò con un facile tiro di Mereghetti, poi il Torino ottenne un calcio d'angolo. L'azione dei granata progressivamente si infoitì. Al 19' secondo calcio d'angolo, due tiri di Bearzot e di Ferrini, ma troppo da lontano, i terzini dominavano sulla linea di metà campo. Improvvisamente, al 20° minuto, il fronte di gioco sì rovesciò. Canella dalla sinistra si era spostato a destra e Scesa lo aveva seguito. Fu dopo un armeggio con il terzino granata che Pentrelli, il quale aveva avuto la palla da Canella, riuscì a mandare un lungo traversone al centro. Sbucò fuori Tinazzi completamente libero e da pochi passi infilò la palla nella rete. Il gol cadde come una grossa tegola sulla squadra che vedeva annullato tutto il suo gran lavoro in più di un'ora di gioco. Riprese l'offensiva granata, un po' affannosa e confusa. Al 25' un fallo contro Ferrini a circa venti metri dalla porta udinese era sanzionato da una punizione. Batteva lo stesso Ferrini, un tiro parabolico, magicamente apparve ancora Ferrario sulla traiettoria della palla, un colpo di testa ed il gol era fatto. Il vantaggio riconquistato dopo appena cinque minuti dal pareggio, rianimò la fiducia dei granata nella vittoria, ma la partita si era ora fatta piena di insidie, l'Udinese sembrava rinfrancata nel gioco, usciva facilmente dal grovigli dell'offensiva avversaria e indovinava i corridoi del contrattacco. Vi furono momenti d'ansia nella folla Ecco una partita che si pensava facile e che ora pareva invece beffare il lungo sforzo del Torino. Al 33' i friulani ottenevano due calci d'angolo quasi consecutivi. Bisognava uscire dalla stretta. Al 36' iniziò una fuga all'estrema destra Tomeazzi. Pareva una semplice variante del gioco ma cammin facendo si concretò. Tomeazzi mandò al centro un pallone basso, due difensori mancavano l'intervento certo per il terreno, Cella raccolse la palla al limite dell'area e tirò, la sfera rimbalzò sui piedi di Bertossi in uscita, ritornò a Cella e col secondo tiro, a portiere ancora fuori dei pali, il granata infilò la rete. Questa volta l'avventura era finita. Non si giocano mai due partite di seguito con la stessa intensità agonistica e di gioco. Il Torino ha forse risentito le conseguenze della miracolosa impennata della domenica innanzi contro l'Inter. E' apparso un po' appannato, pur con le attenuanti del terreno impossibile, ma la volontà ha sopperito alla carenza di gioco. Sugli scudi Ferrario e note di merito per Cella, Bearzot, Ferrini, Buzzacchera, Tomeazzi, Crippa. Della squadra friulana un elogio per l'intera difesa ma segnatamente per Sassi, Giacomini, Tagliavini, Bettini, Tinazzi e Pentrelli. |
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