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Filadelfia |
01/03/1961 |
h.15.30 |
TORINO - MILAN 2-1 (1-0) Torino: Soldan, Rosato, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Invernizzi, Albrigi, Mazzero, Gualtieri, Ferrario, Crippa C. All.: Santos. Milan: Alfieri, Zagatti, Trebbi, Salvadore, Maldini C., Trapattoni, Vernazza, Ronzon, Altafini, Galli, Maraschi. All.: Todeschini e Viani. Arbitro: Roversi di Bologna. Reti: Mazzero 33' (T), Altafini 63' (M), Ferrario 89' (T). Spettatori: 7.923 paganti per un incasso di 6.028.500 lire. Note: Giornata di sole, terreno in ottime condizioni, calci d'angolo 7-5 per il Torino. Cronaca [Tratto da La Stampa del 2 marzo 1961] La folla è uscita dal campo con l'esaltazione di chi ha assistito ad un miracolo. L'andamento della partita nel secondo tempo era stato tale da provocare più delusioni che speranze. Il Milan aveva tempestato continuamente nel campo granata pareggiando prima con Altafini il gol ottenuto da Mazzero nel primo tempo e insistendo quindi nei suoi assalti per strappare il punto della vittoria che pareva maturare da un momento all'altro. Salvataggi disperati del granata, gli avanti rossoneri piombavano nell'area di rigore incalzati dai laterali e ripetutamente anche dal terzino Zagatti, resse pressoché continue, deboli contrattacchi del Torino i cui avanti parevano già del tutto spremuti tanto che non riuscivano più nemmeno ad imbastire una azione che procurasse qualche fastidio ai difensori avversari. Eravamo ormai tutti rassegnati ai tempi supplementari. Ma ecco ad un minuto dalla fine scattare ancora un contrattacco granata. Lo iniziava Invernizzi da circa metà campo porgendo la palla a Gualtieri. L'azione immediatamente si spostava su Albrigi, un ragazzo che aveva tenuto assai bene nel primo tempo ma che ora non riusciva più a far nulla dominato dalla mole e dalla classe dei difensori avversari. Albrigi, entrato in possesso della palla, anziché tentare la fuga all'ala piegava al centro avanzando di qualche passo. Fino a questo momento l'azione era stata lenta, la difesa milanista aveva avuto il tempo di riunirsi e di piazzarsi co sicché il fronte di gioco non pareva presentare spiragli. Albrigi allora passava raso terra a Ferrario pressoché al limite dell'area di rigore, quindi davanti ad un vero muro. Non potendo far altro il popolare ''Rinone'' tentò un tiro di sinistro fortissimo. La palla rimbalzava contro un difensore, alzava a candela e ricadeva nella mischia ritornando quasi sui piedi di Ferrario che si era portato in avanti e veniva a trovarsi a otto o nove metri dalla porta. Avvenne una scena quasi comica. Ferrario aveva mancato la palla col sinistro e ora, già lanciato, cercava di ricuperarla col destro perché non gli finisse alle spalle. Per alcuni secondi egli annaspò, nel groviglio degli avversari per riportarsi avanti la palla che sempre gli sfuggiva. Con le sue gambe da trampoliere ansante e affannato, riuscì dopo tre o quattro tentativi, benché sbilanciato dalla pressione dei difensori e in un caos di gambe da far paura, e riavere per un attimo il possesso della sfera e calciò, come poté. Magicamente il pallone trovò lo spiraglio giusto, Alfieri era uscito dai pali ma, a nostra impressione, in ritardo, accorse Salvadore a prendere il posto ed a tentare un rinvio comunque al limite del gol: tutto vano. La palla continuò la sua corsa e finì in fondo alla rete. Quando l'azione era finita l'orologio segnava il novantesimo minuto. Portata la palla al centro, dopo poche battute l'arbitro fischiava la fine. Così è finita la storia del Milan nella Coppa Italia. A dire il vero, nessuno di noi avrebbe osato prevedere un risultato simile, ma più che il Torino ad esaltarci fu il Milan a deluderci. La squadra rossonera ha giocato per tutto il primo tempo un calcio dimesso, più ricco di passaggi che di intenzioni concrete, un po' svagato, senza grinta, di sommaria costruzione. Il Torino deve aver misurato, già nel primi minuti, la reale consistenza dei rossoneri, il timore di essere soverchiato lasciò il posto ad un senso di fiducia, od almeno alla convinzione che si poteva lottare. Il comportamento del granata mutò dopo circa il primo quarto d'ora iniziando progressivamente un gioco che si faceva sempre più serrato. L'anima dell'offensiva torinese è stato Mazzero, il più lucido di tutti, il più efficace nel duro lavoro di rincalzo dell'attacco, il più positivo nell'impostazione della manovra. Quello che era all'inizio un cauto tentativo di avvicinamento della porta di Alfieri diventò gradatamente una minaccia più concreta. Tre calci d'angolo venivano battuti contro la porta milanese. Al terzo, 26° minuto di gioco, Crippa, su un errore di Zagatti, si lasciava sfuggire una magnifica occasione da tre o quattro passi. Improvvisamente al 34° maturava il primo gol, Mazzero avuta la palla da Invernizzi iniziava una fuga da oltre metà campo, a terreno perfettamente libero. Stupì il fatto che nessuno cercasse di ostacolarlo. A 25 metri dalla porta, Mazzero, visti bloccati tutti i compagni dell'attacco decideva di tirare. La palla partì come un bolide, passò tra la traversa e le mani protese di Alfieri e finì nella rete. Nella ripresa tutto mutò, L'attacco granata si era spremuto fino al limite delle sue energie ma ora risentiva le conseguenze dello sforzo compiuto. Calato Mazzero, spenti Albrigi e Gualtieri, più ricco di temperamento che dì forze Ferrario, il Torino dovette tirare i remi in barca. Il peso del gioco ricadeva quindi tutto sulle spalle del difensori. La partita divenne pressoché un monologo del Milan. L'azione del rossoneri incalzava. Già al 1° minuto un allungo di Vernazza lanciava Altafini verso il gol, ma a tre o quattro metri dai pali il centravanti rossonero veniva investito alle spalle da Buzzacchera e si vedeva soffiare la palla da Soldan. Sulla regolarità dell'azione è lecito qualche dubbio, ma i milanisti non dettero molto peso all'episodio. Due volte il Torino era costretto in corner. Si aveva l'impressione che la barca cominciasse a sbandare. Al 18° Salvadore batteva una punizione da trenta metri. Sullo spiovente della palla a sette od otto metri dalla porta, sbucava Altafini che di testa deviava in rete. Il tiro, non forte, era sembrato parabile, ma Soldan, come già Alfieri, abbacinato dal sole non deve aver visto la palla. Il Milan intravvide la possibilità di spuntarla e si scatenò. Si pensava: adesso viene la valanga. Arroccato in difesa il Torino affronto la furia rossonera richiamando indietro anche Mazzero e spesso pure Ferrario. All'attacco non rimanevano che i fragili Gualtieri e Albrigi nonché Crippa per i contropiede a più ampio respiro. Ma la difesa si trovava, quasi ad ogni momento, sul punto di crollare. Scendevano all'attacco anche i terzini. Soldan parava, poco dopo il gol, un forte tiro di Trebbi da non più d'una decina di metri, poi su centro ancora di Trebbi, parava ancora una deviazione di testa di Galli. Al 27° un calcio di punizione battuto da Salvadore, Zagatti, all'attacco anche lui, toccava ad Altafini che tirava violentemente da pochi metri, ma bolide era respinto dal monetante. Avvicinandosi alla finle l'assalto milanista diventava arrembaggio, roba da far tenere il fiato. Non c'è stato uomo del Milan che non abbia tentato il tiro. Si prevedevano ormai i tempi supplementari. Ed ecco il colpo clamoroso. Sull'ultimo invito di Invernizzi i tre dell'attacco scattarono. Ferrario si era appena rialzato da una caduta. Sembrava sfinito. Si tirò su ì calzoncini e partì al passaggio di Albrigi. Quello che avvenne lo abbiamo già raccontato. L'elogio del Torino lo ha già fatto la folla. Che volontà e che cuore! La folla vuol bnte alla sua squadra poiché più che convincerla la commuove e la esalta. Ferrario, Mazzero, Invernizzi, Bearzot e tutta la difesa sono da portare sugli scudi. Non è fortuna poiché non è fortunata una squadra quando è l'avversario che sbaglia. Ottimo è stato l'esordio di Rosato. Ma le note tecniche sono questa volta soverchiate da quelle sentimentali. Il Torino è sempre vicino all'animo del suo pubblico, ne interpreta i sentimenti, fa sua l'ansia che lo tormenta. Idealmente il Torino è sempre sulle spalle dei suoi tifosi. Come ieri dopo la vittoria clamorosa. |
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