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Comunale
19/03/1961
h.15.30
JUVENTUS - TORINO 1-0 (0-0)
Juventus
: Vavassori, Caroli, Burgnich, Mazzia, Sarti B., Leoncini, Mora, Charles, Nicolé, Sivori, Stacchini. All.: Cesarini.
Torino: Soldan, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Invernizzi, Cella, Ferrario, Tomeazzi, Ferrini, Crippa. All.: Santos.
Arbitro: Gambarotta di Genova.
Reti: Sivori 66'.
Spettatori: 31.000 circa per un incasso superiore ai 34 milioni di lire.
Note: Mazzia ha fallito un calcio di rigore al 46'; al 78' espulso Invernizzi per doppia ammonizione, entrambi per falli gravi di gioco su Stacchini, ammoniti Scesa e Leoncini. Giornata calda ma ventosissima, terreno in discrete condizioni, angoli 7-4 per la Juvertus.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 20 marzo 1961]
La Juventus ha battuto il Torino per una rete a zero. Il risultato è giusto. Anche se la Juventus prima ha vinto e poi ha dimostrato di meritare veramente di vincere. Perché prima di quell'isolato punto realizzato da Sivori verso la metà della ripresa l'incontro non aveva detto nulla, assolutamente nulla né di bello, né di interessante, né di importante ai fini tecnici od agonistici. Per sessantasei o sessantasette dei novanta minuti di giuoco - più dei due terzi della durata della partita - le due squadre avevano giostrato sul campo, in tono qualunque. Nessuna delle due aveva dato l'impressione di spingere veramente a fondo. Una delle due, quella in maglia granata, un po' per partito preso - la tattica essenzialmente difensiva - ed un po' per incapacità congenita - quella che le cifre della classifica pongono in evidenza -. L'altra, quella dai colori bianconeri, un po' perché magistralmente tenuta a freno, e molto perché paurosa della rabberciata difesa che aveva dovuto mettere in campo. A calmare i bollenti spiriti dei giuocatori di ambe le parti, aveva poi contribuito l'episodio con cui si era iniziato l'incontro. Proprio su una delle prime battute del medesimo, Sivori era venuto a trovarsi stretto come in una morsa fra due o tre avversari che lo avevano atterrato, in piena area di rigore. Accennando apertamente al fatto che la cosa in quel frangente proprio gli spiaceva, l'arbitro aveva concesso la punizione massima. Ad eseguire la medesima si era fatto avanti il mediano laterale Mazzia, la recluta - forse per il buon nome che si era fatto in materia nel corso del lavoro di preparazione. Mazzia sparava forte e disinvolto, ma spediva la palla alta sopra la sbarra trasversale della porta granata, provocando un colossale urlo da parte del pubblico; di disappunto da parte dei sostenitori bianconeri, e di sollievo da parte dei tifosi granata. Logico che l'errore abbia scombussolato Mazzia. Un esordio simile equivale ad una mazzata sulla testa, ed il ragazzo vagò a lungo per il campo come privo di personalità: non credeva più in se stesso, e si riprese solo più tardi. Libera da quella pastoia che poteva delimitarne od incanalarne il risultato prima ancora che si incominciasse o giuocare, la partita trovò subito una secca reazione tecnica in Tomeazzi, che fece partire un forte tiro alto, al quale Valvassori rispose con una gran parata che mandò la palla a finire in angolo. Poi, più nulla. Non che si calmassero i bollenti spiriti, che delle scorrettezze se ne verificavano in continuità da una parte e dall'altra. Era il giuoco che non sgorgava affatto da quanto avveniva in campo. La Juventus mostrava un Sivori sorvegliatissimo da un addetto alla sua persona, l'attaccante Cella, ed un Charles sofferente per una lesione all'inguine e dedito principalmente a lavoro di metà campo. Ed il Torino si difendeva bene, e, con due o tre attaccanti soli, andava all'offensiva come poteva. I minuti passavano, e di notevole non succedeva nulla. D'altra parte un marcato contributo di disturbo al giuoco, lo apportava il vento. Esso soffiava a raffiche sul campo con grande veemenza: a vantaggio dei granata nel primo tempo, ma effettivamente non avvantaggiando né l'un contendente né l'altro. Il pubblico, che aveva finito per affluire numeroso sugli spalti, si portava nel modo più corretto che si possa immaginare e non dava luogo a nessun incidente. E la gara era, d'altra parte, diretta con severa meticolosità da un arbitro che non si lasciava sfuggire di mano l'andamento della partita. Al riposo di metà tempo, nulla di fatto. E nulla di fatto, nemmeno per la prima parte del secondo tempo. La Juventus accennava inizialmente ad un pallido risveglio, ma poi era il Torino a farsi avanti all'offensiva. I granata dovevano fruire del loro miglior periodo di giuoco, proprio allora, prima di subire la rete che doveva decidere delle sorti della giornata: la improvvisata difesa bianconera tentennava alquanto, ma quella parvenza di prima linea che le stava di fronte, non sapeva approfittarne. Si era giunti alla metà del tempo, quando un lungo centro di Caroli dalla sinistra permetteva a Sivori di sgusciare via ai suoi sorveglianti e di segnare di testa da distanza ravvicinata. Era arrivata proprio in quel momento la notizia che l'Internazionale, ad opera del Padova, stava perdendo sul proprio campo. Si incaricò il pubblico di farlo sapere a gran voce ai giuocatori. Ed allora i bianconeri ebbero come un sussulto. Sfoderarono un ritmo di cui non si aveva avuto idea fino ad allora, e fecero maturare più di una occasione per aumentare il loro vantaggio. E le mancarono tutte, queste occasioni, un po' per una ragione ed un po' per l'altra. E non approfittarono nemmeno del fatto di poter giuocare gli ultimi dieci minuti dell'incontro in undici uomini contro dieci soli, per espulsione di Invernizzi a seguito di un battibecco con Stacchini. Quell'ultimo quarto d'ora di giuoco, salvò più cose, per la Juventus. Salvò il risultato della giornata, salvò l'interesse del campionato, e salvò anche quello che era salvabile dello spettacolo contingente. L'esito della partita era logico e giusto. E nessuno reclamò.