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Filadelfia |
09/04/1961 |
h.15.30 |
TORINO - MILAN 1-1 (1-1) Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Bearot, Lancioni, Cella, Danova, Locatelli, Tomeazzi, Ferrini, Crippa. All.: Santos. Milan: Ghezzi, Maldini C., Trebbi, David, Salvadore, Trapattoni, Vernazza, Galli, Altafini, Liedholm, Barison. All.: Todeschini e Viani. Arbitro: Jonni di Macerata. Reti: Altafini 13' (M), Locatelli 31' rig. (T). Spettatori: 27.000 circa. Note: Campo di Via Filadelfia totalmente esaurito con sole 27 mila presenze in virtù della riduzione della capienza adottata qualche settimana fa. Oltre 20.000 persone sono rimaste al di fuori dell'impianto senza potervi entrare. Terreno secco, giornata caldissima, in tribuna il ct della Nazionale Ferrari. Cronaca [Tratto da La Stampa del 10 aprile 1961] L'incontro non ha tenuto quello che prometteva. Sarà stata l'importanza della posta, sarà stato il calore veramente eccezionale della giornata, fatto sta che né l'una né l'altra delle due squadre si è portata come meglio sa portarsi o per lo meno come si riteneva che sapesse portarsi. Il primo tempo si e svolto a vantaggio tecnico degli ospiti, tanto da far pensare, alla ripresa, che essi non avessero che da premere sull'acceleratore per passare e per imporsi. Ed il Torino, a sua volta, non è stato se stesso nella prima parte della partita: non dava prova della solita vivacità, appariva lento, sfuocato, come stanco. Nel secondo tempo invece, inaspettatamente la situazione si inverti. I granata si risvegliarono, ripresero a muoversi colla vivacità e colla mobilità che è loro solita, mostrarono maggior saldezza in difesa e miglior senso di intraprendenza all'attacco, e terminarono in tono quasi imperativo. Ciò, mentre il Milan calava di tono in modo impressionante: L'undici rossonero parve allora, come comportamento e come resistenza dissolversi come neve al sole. Immagine che richiama appunto il pensiero alla temperatura elevata registratasi sul campo. Il risultato in sé è giusto, ma l'andamento di quel secondo tempo fa supporre che, se una squadra poteva vincere, questa era quella granata. Bastava che i torinesi avessero creduto più fermamente in se stessi: bastava che avessero avuto più peso e maggiore esperienza. Le occasioni favorevoli ci furono, e non vennero raccolte. Se raccolte avrebbero fatto crollare tribune e gradinate dall'entusiasmo. Ciò, mentre, in tutti gli ultimi, quarantacinque minuti, i rossoneri più non riuscivano a piazzare un tiro degno di menzione nel rettangolo difeso da Vieri. In realtà, i tiri meritevoli di successo furono molto ma molto scarsi nel corso dell'intero incontro. Essi si riassumono forse in quello effettuato da Altafini, che mandò i rossoneri in vantaggio in inizio dell'incontro, e che ebbe successo anche col contributo di un errore della difesa granata. Il Torino, per conto suo, deve il pareggio ad un calcio di rigore, che è parso essere consacrato dai crismi della regolarità, e che fu magistralmente realizzato da Locatelli. Quindi scarsità realizzatrice delle prime linee, è una delle note che emanano dalla giornata. Nota che è tutt'altro che nuova, perché finché si insiste nel sottrarre uomini all'attacco per concentrarli nella difesa, non si può sperare di assistere ad opera costruttiva di tipo deciso e continuativo. La giornata, come già accennato, era limpida e serena, di modo che il sole, dardeggiando senza economia su attori e spettatori, poteva fare i suoi comodi. E li ha fatti: è stata la prima giornata veramente calda che si sia sentita nella nostra città. Il recinto era colmo di circa ventisettemila persone fra paganti e non paganti. Forse erano in quantità leggermente inferiore al previsto gli appassionati venuti dalla Lombardia. Il Milan conta su di un numero di sostenitori inferiore a quello dell'Internazionale. Nessun incidente ha turbato l'incontro, che ha avuto svolgimento normale e regolare. Ci fu un momento, nella seconda metà del primo tempo in cui gli animi dei giocatori parvero riscaldarsi e le cose minacciarono di mettersi a male. Roba da poco comunque, che l'arbitro seppe subito frenare le esagerazioni e mantenere le ostilità sul binario della correttezza. Primo tempo dal tono complessivo superiore degli ospiti, come già accennato. Vera maggiore esperienza, miglior senso del mestiere, nell'undici rossonero. Anche esso giuocava molto abbottonato in difesa, ma i suoi contrattacchi, che Liedholm cercava di impostare in modo pratico, venivano condotti da uomini che la tecnica del giuoco la conoscevano meglio dei loro avversari. Con una eccezione sola: quella di Barison. Che, pur cambiando colori, è rimasto quello che era: corre forte e possiede un tiro potente. Uomo di giuoco e da combinazione non lo è. Al 23° minuto, appunto sulla sinistra, un collegamento esercitato da Liedholm fra Barison, ed Altafini lanciava quest'ultimo in avanti. Il centravanti rossonero batteva in corsa due avversari, induceva in errore la intera difesa granata, e da un angolo di tiro difficile anzichenò, sorprendeva Vieri mentre questi manovrava per restringere le possibilità dell'avversario, ed infilava il lontano settore basso della porta. Errore o non errore dei granata, il tiro era bello e preciso, e mandava in vantaggio il Milan. Il punto di Altafini suonava un po' la sveglia al Torino. Il quale aveva già sciupato una bella occasione per la mania di Crippa di tenere la palla fino alla esasperazione. In quel primo tempo, un po' di confusione regnava pur sempre nelle file dei padroni di casa. Il solo Cella, che giuocava deliberatamente e decisamente da terzino volante accanto, a Lancioni, e che non rinunciava a compiere incursioni in avanti, correva e lavorava per quattro. I pochi in numero ed evanescenti in qualità attaccanti granata riuscivano però malgrado tutto a mettere in difficoltà gli estremi difensori rossoneri. Era appena decorsa una mezz'ora di giuoco che, in una mischia nell'area di rigore degli ospiti, Locatelli, mentre stava per sferrare un tiro da pochi passi, stretto fra Maldini ed un compagno suo, veniva messo a terra. L'arbitro, che non si trovava lontano, accorreva subito indicando senza esitazioni al dischetto della massima punizione. Recriminazioni non vistose da parte dei milanisti. Tirava Locatelli stesso - che asserisce di mai avere sbagliato un rigore - e, con un tiro in realtà imparabile batteva Ghezzi. Chi non conosce il pubblico dei granata, doveva assistere alla manifestazione di giubilo a cui diede luogo quel pareggio, per giudicare, per convincersi di cosa esso sia in realtà. Un urlo solo di migliaia e migliaia di persone, con sventolio di stendardi e bandiere, con balzi di gioia da non si credere. I sostenitori del Torino formano un esercito che nessun altro in Italia può battere in fatto di attaccamento serio e tenace ai colori sociali. Non vi fu altro, come palloni in rete, nel corso del rimanente della partita. Le due squadre avevano troppa paura di perdere, perché si segnasse ancora. Il primo tempo si chiudeva così alla pari, ma comunque nel segno di una superiorità tecnica dei rossoneri. Una impressione questa, che la ripresa doveva incaricarsi di cancellare. Più niente palloni in rete, e quasi più niente come giuoco, da parte degli ospiti. La loro compagine si dissolveva, diventava lenta, di cose di rilievo colla palla non ne faceva pia. Il Torino invece cresceva notevolmente di tono: correva, si dava d'attorno, si difendeva forte ed andava all'attacco con uno slancio che scombussolava più volte la estrema difesa avversaria. Fu allora che i granata si lasciarono sfuggire l'occasione di vincere l'incontro. Un po' di peso, un po' di esperienza, un po' di fiducia in sé, ed il giuoco era fatto. Sarebbe stato troppo bello, per quel pubblico. Il quale accolse comunque il risultato di parità coll'entusiasmo che esso d'altronde meritava. |
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