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Comunale |
07/01/1962 |
h.14.30 |
TORINO - INTER 0-0 Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Rosato, Gualtieri, Locatelli, Cella, Ferrini, Crippa. All.: Ellena. Inter: Buffon, Facchetti, Masiero, Bolchi, Guarnieri, Balleri, Merenghetti, Morbello, Hitchens, Suarez, Corso. All.: Herrera. Arbitro: Gambarotta di Genova. Reti: - Spettatori: 31.892 tra paganti e abbonati, sconosciuto l'incasso. Note: Ammoniti Ferrini e Masiero. Cronaca [Tratto da La Stampa dell' 8 gennaio 1962] E' stata veramente la partita della volontà di ferro del Torino. Di più di quello che ha fatto, il menomato undici granata, non poteva assolutamente fare. La partita non l'ha vinta, perché, con quella striminzita linea d'attacco che era stata costretta a mettere in campo, proprio non poteva. Non l'ha persa, perché fermamente, caparbiamente non he voluto. La prestazione dell'Internazionale, pur di per sé tutt'altro che grandiosa, passa decisamente in seconda linea di fronte alla prova fatta dalla squadra del Toro. V'era, nel recinto dello Stadio Municipale, il pubblico delle grandi occasioni. Ogni ordine di posti al completo. Circa quarantamila persone fra paganti e soci. Più o meno quarantacinque mila presenti. Bandiere e stendardi in quantità sugli spalti. Grande aspettativa. Dimostrazione imponente all'entrata della squadra torinese sul campo. Fischi e proteste senza line al momento in cui una determinata persona appartenente all'Internazionale accede sul terreno di giuoco: come ad ennesima dimostrazione dell'avversione che la gran massa degli sportivi italiani sente per certa carica recentemente regalata alla persona stessa. Il terreno di giuoco presenta una superficie gelata, che metterà a dura prova le capacità di equilibrio dei giuocatori delle due parti in causa. Malgrado queste condizioni d'ambiente, la partita, pur senza essere affatto complimentosa, non è stata disputata nel segno di scorrettezze gravi. Precisamente come, dal punto di vista tecnico, essa non è stata né bella né brutta. Il primo tempo, a dire il vero, è stato, specialmente da parte dell'Internazionale, schiettamente scadente. Alla ripresa il livello del giuoco è migliorato alquanto: maggior impegno, e principalmente maggiore slancio ed una più marcata velocità da parte dei neroazzurri, ed una più decisa volontà, che si convertiva a tratti addirittura in forza della disperazione, da parte granata Nelle file dei milanesi rientrava Bolchi, in quelle dei torinesi faceva il suo ritorno Bearzot, ma mancavano i due britannici Law e Baker, i quali, ad ogni squalifica, fanno una capatina oltre Manica, a casa. Il primo tempo, come già detto, è stato il peggiore dei due. Pareva che le due squadre avessero una gran paura una dell'altra. I milanesi temevano lo spirito sbarazzino e volitivo dei torinesi, ed i torinesi, da parte loro, erano presi come da una specie di timore reverenziale per i loro avversari, capolista del campionato. Giuocava quasi senza prima linea, il Torino. Le due mezze ali lavoravano di buzzo buono all'altezza della difesa, a turno uno dei due ragazzi all'ala tornava indietro anche lui, e Cella, pur con tutta la buona volontà, confermava di non essere un centro avanti. Di questo stato di cose si aveva la conferma, subito, a qualche minuto dall'inizio della partita, quando un lungo traversone basso proveniente dalla destra attraversò la intera area di rigore interista, fino all'altro estremo, senza trovare un piede che deviasse la palla in rete. I neroazzurri dominavano territorialmente in modo maggiore, ma tecnicamente non si portavano affatto bene. Di incisività non ne mostravano affatto. Hitchens, al solito, andava dall'una ala all'altra - principalmente alla sinistra - per lasciare libera la zona del centro, ma nessuno dei suoi compagni accorreva ad occupare questa. E Suarez, il regista, appariva piuttosto quieto. Invece il Torino, nei momenti del pericolo, era tutto difesa. Non vi si poteva passare per la legge della impenetrabilità della materia. Di tiri in porta quasi nessuno da parte granata, e pochi e non molto pericolosi da parte neroazzurra. Bearzot ne bloccava uno, che poteva avere qualche effetto, sul piede di Bolchi. E, più o meno, era tutto. Più svelta la ripresa. Subito ai primi minuti Suarez si produceva in uno dei suoi rapidi ed improvvisi guizzi sulla sinistra, e l'attacco veniva respinto un po' fortunosamente dai torinesi. Era quello il momento del massimo sforzo dà parte degli ospiti. Massimo sforzo, a cui non rispondeva però risultato alcuno. Ad un lungo tiro proveniente dalla destra Vieri rispondeva cori una parata alta di grande rilievo. Ad essa facevano seguito alcuni altri salvataggi veramente notevoli. E Rosato, Buzzacchera e Ferrini - specialmente il primo - emergevano da ogni situazione con interventi che strappavano l'applauso alla folla. Il Torino, di tanto in tanto, rompeva l'assedio e si faceva avanti con dei periodi di prevalenza. Ma il predominio maggiore era sempre l'Internazionale ad esercitarlo. Ad un certo punto, Rosato si lasciava sfuggire Hitchens sulla sinistra, e riusciva a rimediare in modo che l'arbitro, per fortuna sua e dei suoi, non puniva. Due o tre volte Suarez si faceva avanti con puntate offensive, sempre fermate tempestivamente; e poco prima del fischio terminale, il terzino sinistro Masiero superava ogni ostacolo e mandava al centro un secco pallone basso che, come quello dei granata dell'inizio della partita, non trovava nessune pronto a raccoglierlo. Con grande decisione e forza di volontà, i granata, asserragliati nella loro area di rigore, resistevano all'assedio fino all'ultimo, ed il pubblico, che li aveva sempre calorosamente sostenuti, li compensava della fatica superata e dell'esito ottenuto con un lunghissimo ed altisonante applauso. L'Internazionale, che ha giuocato al di sotto del suo livello normale, ha perso un altro prezioso punto in classifica. Ma il Torino, comparendo in campo in formazione rabberciata, ha compiuto, nell'unico modo in cui in quelle condizioni gli era possibile di farlo, una impresa veramente meritoria. Un'impresa degna di rilievo, e sulla quale sarà opportuno di tornare. |
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