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| Comunale |
| 13/09/1964 |
| h.15.30 |
| TORINO - MANTOVA 2-0 (0-0) Torino: Reginato, Teneggi, Fossati, Puia, Rosato, Feretti, Poletti, Ferrini, Hitchens, Moschino, Meroni. All.: Rocco. Mantova: Zoff, Scesa, Varoli, De Paoli, Tarabbia, Pini, Correnti, Jonsson, Taccola, Mazzero, Tomeazzi. All.: Montez. Arbitro: Di Tonno di Lecce. Reti: Poletti 69', Moschino 87' rig. Spettatori: 21.202 di cui 15.000 paganti circa e 6.202 abbonati. Note: La partita, iniziata sotto un sole cocente tipicamente estivo, è terminata sotto un nubifragio di crescente intensità. Calci d'angolo 12-1 per il Torino. Cronaca [Tratto da La Stampa del 14 settembre 1964] La partita è incominciata sotto il sole ed è terminata con un acquazzone che cresceva di violenza di minuto in minuto. Un pubblico più che discreto in quantità - oltre ventimila persone - era presente. Un pubblico che non ha avuto occasione di entusiasmarsi all'andamento della gara, se non proprio verso il termine, quando già incominciava a piovere. Come previsto, i granata sì sono presentati in campo incompleti. Essi mancavano di Vieri, di Buzzacchera, di Simoni. L'incontro vede il predominio dei padroni di casa per la maggior parte del tempo. Il Mantova, essenzialmente, non faceva che difendersi ammucchiando uomini in difesa e limitandosi a sferrare di tanto in tanto dei contrattacchi aventi più che altro lo scopo di alleggerimento della pressione che gravava sugli uomini della propria retroguardia. Ad essere veramente pericolosi gli attaccanti dell'undici ospite non riuscirono mai in tutti i novanta minuti di gioco malgrado l'estenuante prodigarsi delle loro due mezze ali. Il loro portiere Zoff, invece, che un novellino non lo è più, ha dovuto difendersi da parecchi tiri insidiosi, e si è portato, complessivamente, in modo lodevole. In genere, l'intero blocco difensivo, composto spesso da sette od otto uomini, ha lottato con accorgimento, con volontà e con energia. Notevole l'abnegazione dì cui ha dato prova l'esordiente terzino Varoli. Delle condizioni in cui si sono presentati in campo i granata, è stato detto. E' opportuno aggiungere che il loro capitano Ferrini, ha preso parte alla gara per quanto debilitato dalla febbre che lo aveva colpito nel corso della notte dal sabato alla domenica. Occorre ripetere che il dominio del Torino è stato di carattere continuo ed insistente. Ma si è trattato di un dominio di un tipo più territoriale che altro. Almeno fino alla metà precisa del secondo tempo, quando all'undici granata riuscì finalmente di far piegare il ginocchio all'avversario. Se ad una considerazione questa prima prova di campionato si presta, è che da noi, in Italia si va perdendo sempre più l'arte di attaccare. Una considerazione, questa, alla quale pare offrire conferma aperta, il fatto che il Campione nostro, il Bologna, nella giornata non ha segnato. E l'Internazionale, opposta ad una compagine neopromossa, nemmeno. Ed il Milan e la Juventus hanno spedito un pallone solo nella rete dei loro avversari del momento. Come è d'uso al giorno d'oggi, la prima linea dei torinesi avanzava con impeto travolgente e promettente a metà campo, e poi, una volta giunta all'altezza dell'area di rigore degli ospiti, prendeva a cincischiare, pareva che non osasse sferrare un tiro in porta e faceva sovente una grande confusione, permettendo ogni volta ad un difensore saltato fuori all'ultimo istante, di intervenire e liberare. In tutto il primo tempo il Torino non riuscì, in una occasione, che a colpire uno dei montanti con un tiro eseguito da pochi passi da Meroni. Non era l'intraprendenza o la volontà che mancassero: era la precisione, erano le idee sul come sfondare che facevano decisamente difetto. Ed era anche e principalmente il fatto che le nostre squadre, imparando in modo sempre più perfezionato il modo di difendersi, hanno finito per dimenticare quasi del tutto il modo dì attaccare. Ce ne vuole per superare un vallo rappresentato spesso da tutti o quasi gli elementi di una squadra. Ieri, ad un certo momento, pareva di vedere gli uomini del belga Anderlecht battere invano davanti al muro difensivo dei petroniani, come mercoledì sera a Bruxelles. Attribuendo soverchia ed esclusiva importanza a certe fisime, che dovrebbero impedirci di subire risultati passivi, noi stiamo sempre più distruggendo le nostre capacità costruttive, le nostre virtù inventive. Che erano, una volta, le più naturali, le più belle e le più avvincenti che possedessimo. Nel secondo tempo, le cose accennavano ad andare un po' meglio per il Torino. Nel senso che si giunse qualche volta più vicini a segnare. Ma l'aspetto generale delle cose non cambiava però. Finché, al 23' minuto, il ghiaccio non venne rotto da un terzino convertitosi nella giornata in un attaccante: Poletti. Meroni sferrò dalla destra un lungo centro a mezza altezza, il centroavanti Hitchens deviò leggermente di testa verso la sinistra, e Poletti intervenne in corsa e con un gran tiro al volo non lasciò la menoma possibilità di parata al pur valoroso Zoff. Dal pubblico partì un veemente sospiro di sollievo, dopo di un'attesa che durava da poco meno di settanta minuti. Poi, prese a piovere, dapprima a rade gocce, poi sempre più forte. E proprio sul finire della contesa, Moschino, che era entrato in area, veniva atterrato dal terzino Varoli: nessun dubbio sulla gravità del fallo. L'arbitro concedeva la punizione massima, e Moschino convertiva con un tiro basso imparabile. Due a zero. |
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