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| Comunale |
| 27/09/1964 |
| h.15.30 |
| TORINO - ATALANTA 1-1 (0-0) Torino: Vieri, Poletti, Fossati, Puia, Rosato, Ferretti, Simoni, Ferrini, Hitchens, Meroni, Moschino. All.: Rocco. Atalanta: Pizzaballa, Pesenti, Nodari, Bolchi, Gardoni, Colombo, Milan, Landoni, Petroni, Mereghetti, Nova. All.: Valcareggi. Arbitro: Roversi di Bologna. Reti: Ferrini 60' (T), Milan 70' (A). Spettatori: 21.000 circa per un incasso di 18 milioni di lire. Note: Cielo coperto, giornata afosa, terreno in buone condizioni. Ammoniti Nova e Moschino per proteste, calci d'angolo 6-0 per il Torino. Cronaca [Tratto da La Stampa del 28 settembre 1964] Questo incontro ha avuto la virtù di irritare, anche notevolmente, il pubblico fedele dei granata. Il Torino ha infatti regalato letteralmente al suo avversario della giornata, metà del bottino, che aveva, faticosamente ma brillantemente, conquistato per intero. E' la seconda volta in questa stagione in cui l'undici torinese si lascia prendere da questa mania di grandiosità. In due partite consecutive di campionato, esso ha fatto dono di tre reti a chi gli stava di contro, perdendo tre punti di classifica. E' un po' forte. Perché nel calcio, come in tante altre cose della vita, la prima carità è quella dell'uscio. In questa occasione, i padroni di casa avevano iniziato le ostilità in modo promettente. Dominavano, sfoderavano attacchi su attacchi, pareva dovessero segnare da un momento all'altro. Essi si urtavano però in un ostacolo duro ed angoloso. Non per nulla abbiamo parlato di ostilità fra i due contendenti. Quella dell'Atalanta è una bella squadra, bene impostata e meglio ancora equilibrata. Ma essa abusa un po' in fatto di vigoria fisica. Essa viene a trovarsi alquanto spesso sull'orlo fra il lecito e l'illecito, specialmente nei momenti in cui il mediano Bolchi ed il terzino Nodari entrano in azione. Un po' tutti i suoi uomini non concedono tregua all'avversario che affrontano: non gli lasciano spazio in cui muoversi. E picchiano sodo. Alcuni fra i granata hanno reso pan per focaccia, e la partita è stata aspra e tutta costellata da duri falli obbligando l'arbitro ad un penoso lavoro di controllo. Nel corso dei novanta minuti della partita qualcuno degli uomini avrebbe forse meritato anche l'espulsione. Picchia di qua e picchia di là, il primo tempo si è chiuso con un nulla di fatto. Il Torino dominò a lungo, rompendosi però ogni volta le corna nell'urto colla coriacea e vigorosa difesa bergamasca. L'ala destra granata, Simoni, ebbe modo di prodursi in più di uno spunto veloce e brillante. Sia lui, come Meroni, come un po' tutti gli attaccanti, contribuirono all'opera di distruzione dei difensori avversari, trattenendo esageratamente a lungo la palla. Ferrini, il capitano forniva la prova di trovarsi ancor sempre notevolmente in ritardo nella preparazione, commettendo errori su errori: ed il pubblico lo beccava senza pietà. Da parte sua il portiere bergamasco Pizzaballa sbrigava qualche situazione difficile con interventi che più tempestivi non potevano essere. Lo zero a zero del primo tempo finiva per promettere una battaglia più dura ancora per la ripresa. E così fu. L'Atalanta lottava senza complimenti ne titubanze, come se giuocasse sul proprio campo e davanti al proprio pubblico. Era sostenuta del resto da un folto stuolo di appassionati che, come i giuocatori, non si lasciavano intimidire da nulla. Il giuoco assunse subito un carattere più equilibrato, e, come conseguenza il predominio territoriale del Torino, non fu più così continuo ed insistente e nemmeno così ordinato come prima. I bergamaschi si difendevano pesantemente, e facevano blocco davanti alla propria rete, ma attaccavano anche. Puja, lanciatosi in avanti, mancava per un soffio una bella occasione, su centro della sua ala destra. Ma il Simoni, pur con tutta la maestria messa in mostra nel primo tempo, non veniva più ora servito colla frequenza desiderata. Ed il giuoco, facendosi ogni istante più forte e spigoloso, tendeva a sminuzzarsi in piccoli astiosi episodi. L'Atalanta aveva appena fatto maturare e scipato una favorevole occasione, che l'arbitro le appioppava un calcio di punizione alcuni metri fuori della sua area di rigore, per un fallo presunto o veritiero di Pesenti su Meroni. Seguivano discussioni, che culminavano in una ammonizione a Moschino per l'indugio che egli frapponeva alla esecuzione del tiro. Pareva dovesse essere il medesimo Moschino ad eseguirlo, il tiro stesso. Invece era Ferrini che prendendo la rincorsa da lontano, fungeva da esecutore. Ferrini notava, durante la sua rincorsa, che il portiere Pizzaballa avanzava di alcuni passi fuori dalla porta, ed allora, invece di sferrare una cannonata, batteva tutti quanti con un bel ''pallonetto''. La traiettoria dolce e precisa faceva sì che la palla sorvolasse tutto lo sbarramento difensivo, portiere compreso, picchiasse contro la, faccia inferiore della traversa, e deviasse irresistibilmente in rete. Un piccolo capolavoro, che faceva perdonare senz'altro al capitano gli errori commessi in precedenza il pubblico, un po' brontolone fino a quel momento, scoppiava allora in un caloroso applauso. Uno a zero per il Torino. La reazione dei bergamaschi allo scacco fu oltremodo dura e forte. Ed il Torino, convinto di poter vivere sull'esiguo vantaggio fino al termine della partita, prendeva ad indulgere in passaggi all'indietro per guadagnare tempo ogni volta che veniva a trovarsi in pericolo. E proprio uno di questi giochetti doveva tradirlo. Vieri aveva rimesso colle mani la palla a Moschino. E questi gliela aveva restituita senz'altro. Sullo spazio del breve passaggio, era venuto però ad intrufolarsi l'ala destra bergamasca Milan. Questi si impadroniva della sfera e batteva Vieri. Un autentico regalo, che riportava le due squadre allo stato di parità. Dopo di che, con uno dei contendenti disunito e disorientato, e coll'altro arcicontento del pareggio ottenuto. non succedeva più nulla di interessante o comunque di importante. Rimaneva il Torino a mordersi le mani. Erano presenti ventunmila spettatori circa, con un incasso aggirantesi sui diciotto milioni. Tempo coperto con minaccia di pioggia. |
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