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Comunale
28/12/1969
h.14.30
TORINO - L.R.VICENZA 1-0 (0-0)
Torino
: Pinotti, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Agroppi, Carelli (al 64' Facchinello), Sala C., Quadri, Moschino, Pulici. A disposizione: Sattolo. All.: Cadé.
L.R.Vicenza: Pianta, De Petri, Volpato, Biasiolo, Zanetti, Carantini, Damiani, Derlin, Sperotto, Scala (al 77' Rigoni), Facchin. A disposizione: Bardin. All.: Puricelli.
Arbitro: Bernardis di Latina.
Reti: Puia 90'.
Spettatori: 20.392 di cui 15.119 paganti per un incasso di 20.629.000 lire e 5.273 abbonati.
Note: Giornata fredda, cielo coperto, terreno in buone condizioni. Ammoniti Zanetti, De Petri, Cereser e Poletti per gioco falloso, calci d'angolo 4-2 per il Torino. Esordio in Serie A per Sperotto, classe 1950.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 29 dicembre 1969]
Largo ai giovani, se però c'è un ''vecchio'' che segna. Largo magari anche agli imberbi (a un certo punto, nel Torino contro il Lanerossi Vicenza, si sono trovati schierati all'attacco ben tre diciannovenni), purché dalle retrovie, al momento giusto, spunti una testa d'oro e metta in rete l'unico pallone della giornata, a pochi secondi dal termine. Non vorrei essere Puricelli. Non solo perché, come allenatore del Vicenza, s'è visto sfuggire di mano due volte il risultato: una possibile vittoria a quattro minuti dalla fine, con Facchin lanciato su un pallone a un metro dalla porta granata e incredibilmente svirgolato col cranio; e subito dopo il pareggio, che la sua squadra non aveva certo demeritato. Non vorrei essere Puricelli perché, tanti anni fa, proprio lui era uno specialista di reti messe a segno con straordinari voli ed invenzioni di testa. Lo chiamavano ''testina d'oro'', e si meritava ampiamente il titolo. Contro i granata, contro Puia testina d'oro deve aver patito pene infernali. In pochi decimi di secondo la sua squadra, tutto per colpa del grigio del Torino, ha perso l'incontro, il terzo posto in classifica, s'è vista sfuggire dalle mani una gara impostata con freddezza e bella disinvoltura. L'autentica cronaca della gara sta chiusa in mia rimessa laterale, un cross, una deviazione straordinaria di Puia lanciato in area: rimessa di Pulici, cross di Agroppi, e il grigio che sfuggendo a un nugolo di difensori riesce a far carambolare una palla impossibile, stregata, folle, nell'angolino a sinistra di Pianta. Aveva già tentato più volte, il nazionale, portandosi sotto per ogni calcio d'angolo, spingendo sul pedale di ogni manovra, sganciandosi per dettare un passaggio, per irrobustire la solerte ma svagata (troppo giovane) elaborazione degli avanti granata. Ha bussato finché gli è stato aperto, sia pure solo per merito suo. Tutti gli altri ottantanove minuti dell'incontro avevano visto un forcing granata, ma natalizio. Grandi regali alla difesa e al centrocampo avversario, ingenui tentativi di sorprendere il portiere vicentino, che rispondeva ai pochi tiri pericolosi con interventi sicurissimi. Moschino pennellava palloni, Pulici, Quadri, Carelli si incaricavano di sbagliarli, soprattutto per ingenuità, precipitazione, fame di riuscire al primo tocco, al primo tiro. Il Lanerossi teneva campo con un calcio pulito, fresco, con rapide triangolazioni di disturbo. Privo di Cinesinho e di Vitali non poteva fare di più, ma la dimostrazione della squadra era chiara. I granatastentavano come sempre a trovare lo spiraglio giusto, ad allargare il gioco sulle ali, a sfondare in centro: allegri ma leggeri, non digiuni di calcio ma persin troppo disinvolti, gli avanti babies sprecavano un'enormità di palloni, sparando a lato, alto, nel mucchio dei difensori. A qualche guizzo Imbroccato, non seguiva mal un'azione perentoria, a qualche manovra d'insieme non faceva seguito lo scatto di chi sa tradurla in tiro, in puntata decisiva. Avevano un bel distribuire Moschino e Puia alle spalle di tanta giostra, veloce ma spesso insensata. Sala, un pochino lento, cercava l'ultimo tocco di rifinitura per Pulici, Quadri, Carelli, che appena avuto il pallone lo sbattevano via con tiracci improvvisati. Che a volte li accechino icapelli troppo lunghi? Via via, i vicentini cominciavano ad assestarsi meglio non solo in difesa ma a centrocampo, dove il gioco torinese finiva per squagliare e intorbidirsi. La volontà granata non poteva essere messa in dubbio: ne fanno fede, magari a dispetto, le ammonizioni distribuite da Bernardi, per falli pressoché superflui commessi da Poletti e Cereser, anch'essi risucchiati dalla manovra. Però aria di gol non appariva, anzi. Malgrado la spinta, il gioco si appesantiva, i tiri da lontano diventavano ancora più scentrati e casuali, le impostazioni di Moschino apparivano più fioche. Un pubblico intirizzito lanciava incoraggiamenti sempre meno perentori. Quando Facchin al 41' della ripresa si mangia il gol del possibile 1 a 0 vicentino, la gente comincia ad andarsene. Dopotutto, si dice, non si può pretendere un gol da Puia ogni domenica. E invece sì. Chi ci crede, al gol, è proprio lui, Puia. Anche perché ogni sua rete conta due punti. Quindi corre e si smarca e si fa sotto, in quei quattro minuti, facendo andare come leve le lunghe gambe da fenicottero. Prima che l'arbitro dia un'occhiata all'orologio, il gioco è fatto, e Puricelli stanotte avrà un incubo. Non è piacevole perdere un incontro già tutto giocato. La squadra vicentina e il suo allenatore sono simpatici o vivi, ma un pedaggio bisogna pur pagarlo a chi, tra le sue file, ha un Puia in più.