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Comunale
25/04/1971
h.15.30
TORINO - CAGLIARI 2-1 (1-1)
Torino
: Castellini, Poletti, Fossati, Puia (al 46' Zecchini), Agroppi, Ferrini, Petrini, Maddé, Pulici, Sala C., Bui. A disposizione: Sattolo. All.: Cadé.
Cagliari: Albertosi, Martiradonna, De Petri, Cera. Niccolai, Tomasini, Domenighini, Poli (al 61' Nastasio), Gori, Nené, Riva. A disposizione: Tampucci. All.: Scopigno.
Arbitro: Branzoni di Pavia.
Reti: Bui 17' (T), Riva 34' (C), Maddé 46' rig. (T).
Spettatori: 36.064 di cui 29.884 paganti e 6.180 abbonati per un incasso di 48.961.200 lire.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 26 aprile 1971]
Il Torino si èlevato le ultime paure della bassa classifica. Riva ha segnato il suo primo gol dopo il ritorno ai campi di gioco, ma la partita è stata una sorta di tango amichevole, seppur ruvido come si addice a uomini che battono un pallone anziché condurre dame su una pista da ballo. L'abbraccio tra Riva e Poletti, al termine dell'incontro, diceva tutta la deconcentrazione più psicologico che fisica, tutta l'atmosfera di raduno e quasi merenda sull'erba. Malgrado alcuni scontri, accaniti anche se fortuiti, qualche lamento levato al cielo dai maggiori vittimisti (ogni squadra ne ha al metto un paio, nel nostro campionato) la gara è filata i via sul doppio binario dell'amiciziae della salubre decisione di passare un bel pomeriggio al sole. Riva ha segnato, ecco l'argomento principe, seppur sotto forma di curiosità, dato che il poi non ha potuto determinare il risultato. 24' del primo tempo: Cori defilatosi a sinistra si produce in un paio di dribbling e poi fa partire un cross che Riva, in area, raccoglie nella stretta di Puia e Potetti. Non ne esce una fulmine al tritolo, ma un taglio sapientissimo che scavalca Castellini, e infila la porta. E il ''mostro'' (che non è ancora ricostruito, ma evidentemente lo sarà) neppure la salti di gioia. Stringe un pugno, si sottrae quasi all'abbraccio rituale e torna a centrocampo, come avesse svolto una mansione appena logica e neppur troppo scaramantica. E' tutto del Riva cisto al Comunale. Ora qualcuno lo criticherà per come non entra nel vivo di certe azioni, per come appare persino abulico privo di scatto nelle resse d'area, per come si prepara. In ''souplesse'' turistica, ai suoi famosi tiri di punizione.] U effetti, bisogna capire il suo tirocinio psicologico attuale: a campionato ormai deciso, a impegni scaduti o nullificati, un autentico goleador si sente fuori dalle zone calde che gli sono predilette. Non rischia, non si carica con determinazione, non sente l'assillo di battersi evincere. Se Riva perde il gusto di lottare e vincere, non è più Riva. Lo rivedremo dunque un altr'anno se non in maglia azzurra, quando il Cagliari avrà qualcosa da dire, o almeno tenterà di dirla. Il Riva di oggi, gol a parte, tenuta fisica quasi normale a parte, è un guerriero privo non tanto della spada quanto dei motivi per cui impugnare questa spada. Infatti non carica, non rimprovera neppure i compagni che dimenticano di passargli la palla, non protesta con l'arbitro, ma trotterella in salute e solitudine in una fascia di campo che è appena un terzo di quella che lui ricoprirebbe normalmente. Auguriamogli che il gol al Comunale, dove l'anno scorso apparve così feroce e al massimo di se stesso, sia contro la Juventus sia contro i granata) sia per lui un viatico di resurrezione atletica. Ed eccoci al Torino: ha vinto come doveva e poteva, spingendo a fondo nelle occasioni favorevoli e difendendosi senza troppi patemi durante i periodi dell'accademico forcing cagliaritano. Su tutti Castellini e Pulici. Un portiere sicurissimo il primo,ottimo e tempestivo su alcuni tiri dei sardi, e un combattente talora stordito ma generoso e furente di bellezza agonistica il secondo, a costo di rompersi o danneggiarsi negli urti con gli avversari. Fa, elabora, costruisce gioco, il Torino: ma lo sfrutta con una certa prodigalità adolescente, che il suo pubblico, generoso e amante degli arrembaggi, rincuora fino alla sofferenza. Ha inventato almeno tre occasioni-gol nei primi minuti, con Bui e Pulici, è stato gentilmente ''graziato''da Gori al 15' del primo tempo, ha segnato con Bui subito dopo (dove si vede che una rete sbagliala ne vale due) pronto a tuffarsi su un cross teso di Pulici dalla sinistra. Non ha dominato quasi mai, malgrado gli spazi vuoti a centrocampo, dove l'ombra di Cera era sovrastata da Maddé e dove il fantasma di Nené si affrettava a fuggire sulle linee laterali per risparmiare il poco fiato rimastogli dopo gli splendidi campionati degli ultimi tre anni. Il Cagliari è vissuto sulle galoppate in puro disordine di Domenghini, sui dribbling ossessivi di Gori, che senza le ''minacce'' del padrone Riva non molla più palloni a nessuno e quindi finisce col perdersi in area, dove tra l'altro, se per caso ha la palla-gol (al 15', già accennato), la butta con vigore fanciullesco oltre la traversa. Contro una squadra abbastanza dissestata e in disarmo come il Cagliari, guai se il Torino non avesse fatto i due punti. C'è riuscito grazie a un rigore (cross di Pulici da sinistra, sui pallone che spiove, Niccolai tocca con la mano davanti a Bui. Il penaltyè realizzato da Maddé: tiro secco a destra mentre Albertosi passeggia a sinistra, 1° minuto della ripresa), e poi ha badato a domare il gioco, a contrarlo, avendo dovuto arretrare a libero Ferrini in sostituzione di Puia acciaccato. Sullo svantaggio, il Cagliari ha controvoglia ruminato in attacco, denunciando smarrimenti e mancanza d'idee (viene in mente una vecchia perfidia di Scopigno, subito dopo l'incidente di Riva a Vienna: ''Adesso al Cagliari toccherà giocare al pallone. Con Riva, tutti dietro a far blocco e lanci per Gigi in avanti. Senza Riva, e obbligati a manovrare, poveri noi''. Tutto vero, caro filosofo. Palloni svirgolati malamente, azioni arrembanti ma di una confusione che taceva ricordare un calcio giocato in collegio, qualche vibrazione di toni atletici autentici in Pulici, nello stesso Maddé, in Ferrini che come libero non sfigura per niente, ed è tutto. La giornata primaverile non poteva consentire altro. Il più agitalo, in campo e apparso infatti l'allenatore Cadè, a balzi e Missili, sempre su e giù dalla panchina, fino a raccogliere qualche blando ammonimento da un arbitro molto provinciale e sempliciotto ma senza peccati mortali sulla coscienza. Bui. Come ''sponda d'appoggio'', sa elaborare palle preziose, ma denuncia limiti i dinamici che dovrebbero far riflettere sulla sua posizione, perché del pallone sa tutto e quindi solo di quadratura tattica si tratta, per lui. Le i retrovie non sono una cerniera terrea, tra i granata, ma reggono ancora. Per ritrovare la sicurezza dimostrata mesi fa, per accentuare la forza penetrativa in area altrui, sarebbe indispensabile una punta in più e coordinare il gioco intorno e su Pulici, possente ma ancora da disciplinare come intelligenza in attacco. Il Cagliari ha perso il belletto e la cipria che furono: non si sa davvero come Scopigno possa ricostituirlo con due soli nomi nuovi, a suo dire. A meno che non ritorni ad essere un bunker alle spalle di Riva, e a meno che, beninteso. Riva da solo non risolva quattro partiti su cinque. L'anno vero del Cagliari, della fine o della rimonta nel suo ciclo, è il '72, ma certo non sono pochi i problemi di un club costretto a schierare un Poli col numero otto, facente leva su un libero evanescente, su un Cera che fatica a non strapparsi, su due terzini che svirgolano a più non posso. Scopigno e un filosofo per pubblica ammissione, ma se riesce a ridare un volto alla sua squadra bisognerà promuoverlo a chirurgo e traumatologo sommo. Abbiamo trascurato la cronaca minuta dei gol mancati o sfiorati o negati dai portieri (uno Albertosi, almeno due Castellini). La domenica ha consentito questi discorsi un po' più all'interno dell'animo di un incontro e di due squadre più che abbarbicati alla pura elencazione di azioni e tiri e tiracci casuali. Del Torino e del Cagliari si è saputo tutto, nel giro di due stagioni: ormai aspettiamo le squadre secondo il loro nuovo programma. Il club granata deve perfezionare reparti e forte mentalità di conduzione. Il club sardo, non più campione, deve fuggire presto dal solaio in cui si aggira come un ectoplasma di famiglia. Nello scorso anno erano ambedue diversi Nella prossima stagione devono riapparire armati e all'altezza della fama che li circonda.