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Comunale
10/03/1974
h.15.30
TORINO - SAMPDORIA 1-1 (1-1)
Torino
: Castellini, Lombardo, Fossati, Zecchini, Cereser, Agroppi, Rampanti, Ferrini, Bui, Sala C., Pulici. A disposizione: Sattolo, Mascetti, Graziani. All.: Fabbri.
Sampdoria: Cacciatori, Santin, Arnuzzo, Lodetti, Prini, Lippi, Badiani, Sabatini, Maraschi (all'81' Chiarenza), Boni, Petrini. A disposizione: Bandoni, Nicolini. All.: Vincenzi.
Arbitro: Giunti di Arezzo.
Reti: Pulici 27' (T), Maraschi 37' rig. (S).
Spettatori: 25.856 di cui 14.994 abbonati e 10.862 paganti per un incasso di 22.374.800 lire.
Note: Ammoniti Ferrini, Arnuzzo e Boni per gioco scorretto e Lodetti per comportamento non regolamentare.
Cronaca
[Tratto da La Stampa dell' 11 marzo 1974]
Se le partite di calcio si potessero conteggiare come i rounds d'un incontro pugilistico, il Torino avrebbe vinto facilmente ai punti, malgrado l'operato incredibile dell'arbitro Giunti. Per settanta minuti, pur soffrendo, pur ingolfando il gioco, pur irritando via via i propri schemi, i granatierihanno tenuto in pugno la gara. La Samp rispondeva con manovre e schemi ordinatissimi, spesso più lucidi, ma quasi mai ha avuto occasione di minacciare seriamente Castellini. Un pallone ciccato da Maraschi al 19', il rigore battuto dallo stesso Maraschi al 37', un terzo pallone al 48' (è così) del primo tempo, splendidamente deviato dal portiere torinese: ecco tutto ciò che hanno prodotto in attacco i blucerchiati, chiaramente decisi a portar via un pareggio. Vincenzi aveva imbottito il centrocampo, per filtrare le puntate torinesi, e gli uomini di Lodetti, facendo perno sulla lucidità e la generosità del loro capitano, hanno assolto il compito. L'arbitro Giunti ha fatto il resto, donando un rigore alla squadra genovese e negandone uno ai granata, tanto più valido rispetto al primo. Il lavoro di Edmondo Fabbri sarà tuttavia lungo e duro: ''Mondino'' è stato generosissimo di elogi, nelle dichiarazioni di spogliatoio, ma essendo una gran volpe fiutatrice di gioco, avrà notato benissimo come l'impeto granata è rauco, come certi vecchioni si muovono rallentando l'azione, come determinate triangolazioni si spendono in un balbettio, in una ricerca che favorisce sempre l'intervento avversario. Applausi salutano il nuovo allenatore del Torino, all'ingresso, ma vi è ancora una gran striscia inneggiante a Giagnoni, tra i fedelissimi. Sparirà dopo circa venti minuti. E così non riuscirà a durare la congiura del silenzio. A mano a mano che la partita cresce, che Giunti sbaglia, vengono fuori i tamburi, gli incitamenti rabbiosi, in risposta al tam-tam che un centinaio di sostenitori sampdoriani suonano con imperterrita fede. Spigoliamo tra la cronaca gli episodi essenziali per riservare spazio al commento: il Toro parte bene, con evidenti disposizioni di tenere saldamente il centrocampo. Dopo alcuni tentativi che mostrano un Bui nel vivo dell'azione ma troppo improvvisatore nel dettare il passaggio, la partita diventa, per merito della Sampdoria, un acre duello-nella zona mediana. Agroppi e Ferrini, Boni e Sabatini non fanno complimenti. Al 26' il gol: ottima fuga sulla destra di Rampanti e dosatissimo cross in area, la fronte di Pulici imprime una deviazione da manuale al pallone, che gela Cacciatori. Uno a zero e sembra fatta, con quel gioco blucerchiato che si muove schietto fino ai tre quarti ma poi deve forzosamente puntare sul solo Maraschi per tentare un'entrata in area. Ci pensa l'ineffabile Giunti, che ogni volta ritroviamo, dal Comunale a San Siro, più che mai disposto a rinnovare le sue ormai leggendarie bufale. E' il 37': su un cross di Badiani, a palla già perduta,l'arbitro vede uno spostamento di Petrini per opera di Zecchini. Rigore, tra l'Ilarità generale. Lo batte in un coro di fischi il vecchio Maraschi, infilando Castellini con un destro basso. Si ricomincia, ma con animi avvelenati, botte a sprecararrembaggi e Giunti non si accorge neppure che il tempo è scaduto. Nemmeno guarda all'orologio, infatti al 48', e passa, Maraschi colpisce dal basso all'alto un pallone che il giaguaro si disarticola a deviare. Poi Giunti sospetta qualcosa, osserva le lancette e fischia l'intervallo. Ripresa tutta granata, con imbrogliano a furia di cercare l'uomo tra le barricate sampdoriane. Per i genovesi è facile ribattere alla paesana, mentre i granata, costretti a inventare, remano spesso, inzuccandosi a vicenda. Pulici e Bui non si allargano, Sala è abbattuto a quel biondo, al limite dell'area blucerchiata è una siepe di stinchi, di rotule incandescenti. Colpisce la traversa Bui al 5' (è l'unica azione degna del suo nome), Cacciatori al 15' e al 17' dice di no alle incursioni granata: soprattutto nella seconda occasione, dimostra intuito e fermezza nel volare e bloccare su Sala liberato finalmente da Pulici. Due volte l'astuto Agroppi entra in area per fabbricarsi il penalty (al 22' e al 30'), ancora un colpo di testa di Bui è respinto da un difensore quasi sulla linea al 27'. Ma in questa altalena di occasioni e di assalti, il Toro dimostra più grinta che ordine, più rabbia che armonia. E pencola malamente in avanti, facendo straripare l'area genovese. Si arriva così al 43'. Sala entra in area da destra, vola nell'impatto con Arnuzzo. Se fu rigore quello su Petrini, questo lo appare in modo ancor più chiaro. Giunti si agita nel no e l'ultimo assalto granata si spegne gradatamente. Non sprechiamo lodi convenzionali per la qualità della partita, assai modesta. Era interessante osservare il Torello dopo le primissime cure di Fabbri. Lui stesso doveva rendersi contodel valore d'un modulo, della tenuta di questo e quell'uomo, di certo carattere e intesa collettivi. Siamo convinti che sta già meditando sulle opportune modifiche, sulle necessarie cuciture. Una vittoria avrebbe reso più facili i discorsi interni ed esterni, ma quando c'è un Giunti tra i piedi non è così facile raggiungerla. Il Toro, con gli uomini che ha a disposizione, può riemergere e anche in fretta. I risultati non mancheranno. Al signor Giunti, esempio poderoso di quella mediocrità che rimproveriamo agli arbitri come unico difetto, sia concessa una vacanza. A lui e ai suoi guardalinee che perdono la bandierina nell'erba. Vacanza in tenda, e bandierine da boyscouts, egregi signori, ecco quello che meritate, secondo ciò che vuole il buonsenso, che impone l'austerità.