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Comunale
09/02/1975
h.15.00
TORINO - ASCOLI 1-0 (0-0)
Torino
: Castellini, Santin, Callioni, Mozzini, Cereser, Mascetti, Graziani,Ferrini (al 46' Salvadori), Sala C., Zaccarelli, Rossi. A disposizione: Pigino, Roccotelli. All.: Fabbri.
Ascoli: Grassi, Perico, Bertini, Scorsa, Castoldi, Morello, Minigutti, Vivani (al 46' Vezzosi), Silva, Gola, Zandoli. A disposizione: Masoni, Macciò. All.: Mazzone.
Arbitro: Schena di Foggia.
Reti: Graziani 50'.
Spettatori: 24.734 di cui 15.146 abbonati e 9.588 paganti per un incasso di 20.279.400.
Note: Cielo coperto, terreno soffice. Ammoniti Viviani e Gola per ostruzionismo, Scorsa per proteste. Infortunio per Santin in seguito ad un colpo di Bertini: sospetta frattura al perone della gamba sinistra, per lui si prospetta un mese di stop. Presente in tribuna l'ex granata Joe Baker.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 10 febbraio 1975]
Dato che a Carnevale ogni scherzo vale, il Torino ha pensato bene di mascherarsi e presentarsi contro l'Ascoli in edizione presso che irriconoscibile. Sino a rischiare lo scherzo finale, cioè l'offerta di un punto (e magari due) ad una squadra che ne aveva raccolti zero virgola zero nelle sette trasferte precedenti. Si aspettava un Torino con brio, capace di tener alto il ritmo offensivo e produrre palloni da gol, o "quasi-gol", in discreta serie: invece si è visto un Torino con balbettio, capace solo di produrre noia e chiaramente imbarazzato da un Ascoli che manovrava a lungo il pallone in centrocampo cambiando quasi totalmente i binari tattici della partita. Infatti il Torino riusciva solo a tratti - grazie soprattutto a Sala - a venir fuori, facendo la figura di chi si prepara un certo discorso e poi deve rtar zitto a sentir parlare un altro, infilando di tanto in tanto qualche frase più o meno autoritaria. Per vincere c'è voluto un gol di quelli che si definiscono "rapinosi", segnato da Graziani al 5' della ripresa sul filo del fuorigioco (e secondo i giocatori dell'Ascoli anche oltre questo filo): il Torino ne ha fatto tesoro e ha messo la vittoria in cassaforte, sempre tenendosi la maschera. E per evitare il pareggio c'è voluta anche una respinta di Callioni sulla linea al 71'. La scena che ha deciso la partita ha avuto autentici aspetti carnevaleschi. Rossi ha battuto un calcio d'angolo dalla sinistra e Mascotti ha deviato di testa, mandando al centro dell'area dell'Ascoli un pallone che provocava grandi trambusti: il portiere Grassi era fuori porta, i suoi compagni di squadra allestivano una vivace sarabanda con Gola che respingeva forte di sinistro e centrava in pieno, a tre metri di distanza, la testa del suo amico Scorsa (colpito in pieno parietale destro). Sul rimpallo. Zaccarelli si trovava sul piede una casualisslma palla-gol: la sprecava tirando addosso a Gola che "proteggeva" col corpo il suo portiere, nuovo rimpallo e spostamento dell'azione verso sinistra. Qui arrivava in corsa Rossi, tiro-cross e tuffo di Graziani solo, solissimo, al limiti dell'area di porta: il granata era abile a colpire di testa, il suo gol ricordava a Fabbri certe "incornate" di Pascutti ma scatenava pure le ire di quelli dell'Ascoli, tutti decisi a invocare un fuorigioco che - anche davanti alle telecamere - si può sospettare ma non confermare. Il segnalinee è rimasto indeciso, evidentemente sorpreso da quell'azione così movimentata - mancavano solo i lanci di coriandoli - e l'arbitro Schena respingeva tutte le proteste. Anche lui ci è sembrato - al di à della decisione sul gol - in linea con la partita: troppi errori, troppe incertezze, pochissima autorità se è vero che a un certo punto (36' del primo tempo) c'è stato proprio da ridere con i giocatori che continuavano l'azione e l'arbitro che invano cercava di farsi capire ordinando di battere e ribattere una punizione a centrocampo. Adesso si potrebbe parlare di "fortuna" del Torino ma basta pensare all'infortunio di Santin (oltre che alle assenze di Pullci e Lombardo) per bloccare subito il discorso. Purtroppo Santin ha rimediato un incidente grave (frattura del perone) al termine di una settimana che gli aveva già regalato una disgrazia fin famiglia (tragica morte di un nipotino in un incidente stradale): un'entrata troppo decisa, e fuori tempo, del ruvidissimo Bertini - che ha distribuito botte a "gogò" con uno slancio francamente eccessivo - lo ha azzoppato al 30' della ripresa. Dopo quattro minuti di sosta ai bordi del campo Nello è rientrato per collaborare a preservare il successo in un finale che vedeva l'Ascoli decisamente pericoloso. Giocando con una gamba rotta ha respinto tre volte di testa. Merita una medaglia. L'infortunio di Santln non è del tutto casuale, vista l'altissima dose di veleno e di energia che molti giocatori dell'Ascoli hanno usato in quasi tutti i contrasti, a centrocampo e davanti all'area di rigore. Eppure è stato proprio il Torino a commettere un peccatuccio in area, nel primo tempo (25'), quando un Mozzini sfasatissimo agganciava da dietro Silva dopo esserselo fatto sfuggire. Restava nell'aria un leggero odore di penalty, accentuato dal disagio che la difesa granata (e soprattutto Mozzini, subito dopo dirottato a guardia di bandoli, scambiando i compiti con Santini denunciava quasi costantemente. Tutto cominciava a centrocampo, dove Ferrini, Zaccarelli e Mescetti stentavano a trovare posizione e continuità in un settore molto affollato (Morello dirigeva bene il pacchetto centrale dei bianconeri): così l'attacco doveva aspettare gli spunti di Sala per costruire qualche abbozzo di manovra e la difesa, pur senza rischiare, non era mai del tutto tranquilla. In tutto il primo tempo il Torino tirava due sole volte in porta (parate di Grassi su testa di Mozzini e diagonale basso di Graziani), nella ripresa Fabbri sostituiva Ferrini con Salvadori e si ritrovava almeno con un Mascelti più incisivo: il gol di Graziani (l'unica nota positiva nel suo grigio bilancio personale) rompeva gli schemi scontati e noiosi della gara ma non dava la sperata disinvoltura al Torino. Soltanto Sala regalava azioni di lusso (e trocedeva pure in difesa), Graziani e Rossi sbagliavano tocchi e tiri, tutta la squadra si accontentava di salvare una vittoria ottenuta con tanta fatica e ben poca gloria.