WWW.ARCHIVIOTORO.IT
info@archiviotoro.it
errori@archiviotoro.it
Comunale
11/05/1975
h.16.00
TORINO - INTER 2-3 (1-1)
Torino
: Castellini, Lombardo, Santin, Salvadori, Cereser, Agroppi (al 72' Callioni), Graziani, Mascetti, C.Sala, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Manfredi, F.Rossi. All.: Fabbri.
Inter: Bordon, Guida, Fedele, Bertini (all'80' Muraro), Castellani, Bini, Mariani, Scala, Boninsegna, Moro, Nicoli. A disposizione: Pagani, Cerilli. All.: Suarez.
Arbitro: Lattanzi di Roma.
Reti: Graziani 8' (T), Moro 19' (I), Mariani 53' (I), Boninsegna 82' (I), Pulici 89' rig (T).
Spettatori: 23.062 di cui 15.146 abbonati e 7.916 paganti per un incasso di 20.492.250 lire.
Note: Pioggia all'inizio, poi un pallido sole. Terreno viscido ma complessivamente buono. Ammoniti Guida per fallo su Pulici, e Fedele per proteste. Calci d'angolo 8-3 per il Torino.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 12 maggio 1975]
I giocatori del Torino, i tecnici del Torino, I dirigenti del Torino, i tifosi del Torino hanno due modi precisi per interpretare la partita con l'Inter? arrabbiarsi con l'arbitro o arrabbiarsi con la squadra. Due strade diverse, ma uno stato d'animo comune: sempre rabbia è, di quelle solenni, in dosi enormi, proprio l'opposto di quanto pi sperava di raccogliere nell'ultima partita in casa. Doveva essere la festa del saluti, è stato un festival dell'ira e del magone, durante e dopo la gara; persa la partita, persa l'imbattibilità interna proprio in extremis, perse le speranze per il terzo posto finale. Un bel guaio, un maxi-guaio. Da analizzare su due piani, come si diceva: 1) L'Arbitro- In linea con una tradizione di famiglia, il signor Lattanzi ha cominciato subito ad accendere micce in una partita che pareva avviata a essere una girandola di stelle filanti. Ha messo la sua impronta sulla partita soprattutto al quindicesimo minuto, con un episodio che ha cambiato totalmente i connotati all'incontro, facendo da zavorra psicologica per il Torino e da vento in poppa per l'Inter. Al quindicesimo minuto è successo con il Torino in vantaggio per 1 a 0 che Graziani ha ricevuto un pallone in area su centro di Zaccarelli da destra: lo ha controllato di petto per girarlo a rete e si è trovato per terra: alle sue spalle Guida - difensore ammirevole, ma in questo caso punibile - aveva fatto in modo che si spostasse, con sistemi (spinta di braccio e appoggio del ginocchio sulla schiena) che non solo Monsignor della Casa, ma anche un arbitro di calcio dovrebbe condannare. Vicino a Graziani c'era Catellani, e il granata si è trovato sballottato fra i due più o meno come una pallina del flipper. Il signor Lattanzi è stato zitto, pur essendo lì vicino: cecità o malafede? Al Torino stanno meditando sulle due ipotesi. Tanto è bastato per mettere k.o. I granata sul piano psicologico. Una debolezza, certo. Ma comprensibile. Intanto perché ostacoli del genere non sono nuovi, poi, perché una certa prevenzione nei confronti di Lattanzi c'era sin dalla vigilia: cosi la squadra ha rallentato il ritmo - sino ad allora più che buono - per poi rassegnarsi definitivamente quando al trentunesimo ancora Graziani veniva agganciato e messo a terra da Catellani più dentro che fuori l'area di rigore (e anche qui nessun fischio!. 2) La squadra- Da quel fatale 15° minuto il Torino è diventato un'altra formazione. Tralasciando l'attenuante, va detto che ha sbagliato molto, quasi tutto. Intanto ha concesso all'Inter di riprendere coraggio e convinzione, una volta svanita la minaccia di un 2 a 0 che avrebbe presumibilmente indotto questa Interbaby (priva di cinque titolari) ad offrire il collo per l'esecuzione a suon di gol. Poi ha trascurato un minimo di prudenza difensiva, subendo il pareggio - appena quattro minuti dopo il fattaccio - con una super-sbandata difensiva che ha aperto a Moro un corridoio comodo come un tapis-roulant verso la porta di Castellini. E ancora ha portato avanti un calcetto - come dire? - ruminato, senza convinzione e senza lucidità, spingendo sin troppo avanti l'equilibrio tattico: Salvadori e Mascetti e Santin andavano all'attacco con lodevoli intenti ma tutta la squadra si dimenticava di Sala e di Pulici e Graziani, cioè toglieva ai tre elementi fondamentali del suo gioco offensivo lo spazio per agire sprecando palloni in serie con esecuzioni affrettate. Il pallone veniva portato in pellegrinaggio sino ai limiti dell'area, così l'azione cercava sbocchi pericolosi partendo da posizioni troppo avanzate. E Guida, Bini e Bordon facevano gran bella figura. Se si segue di arrabbiarsi con la squadra bisogna anche dire che alle difficoltà - di ogni genere - occorre reagire con sistemi del tutto diversi dalla rassegnazione e dal nervosismo, se non si vogliono ripetere litanie monotone come nenie che da lustri si ripetono nel clan granata. Una grande squadra - come il Torino vuole e può essere - deve avere sempre (o quasi) vigore atletico e carica morale per imporsi, ieri non ha avuto né l'uno né l'altra. L'Inter resta elegantemente ai di fuori di questi discorsi. Perché ha vinto senza rubare nulla, anzi, conquistando grossi meriti, una partita, che deve essere apparsa ai nerazzurri come una lotteria fortunata: venuti a Torino in condizioni dimesse di spirito, così tanto per puntare una fiche su un tavolo dove nessuno aveva mai vinto, se ne sono andati con un en plein. Quando è uscito il numero buono offerto da Lattanzi, l'Inter ha saputo sfruttarlo, amministrando bene l'occasione: e nella ripresa ha segnato ancora due volte, con Mariani e Boninsegna, meritandosi applausi e onorando il football con una esecuzione più che positiva, sul piano individuale e collettivo. Quasi per magia la squadra ha trovato, dal momento del pareggio, una vena efficace, esaltata dalle colpe del Torino: Moro si avvantaggiava degli spazi offertigli dallo sbalestrato centrocampo granata (Salvadori, che doveva marcarlo, era spesso su altre piste, dove per altro si distingueva per vivacità e tocco: Agroppi e Mascetti non erano proprio in giornata felice, malgrado l'Impegno), che ormai è un motivo scontato di discussione in questi chiaroscuri del Torino: dietro Moro, Bertini e Scala tenevano bene: in avanti Mariani stupiva per brio e continuità, mentre Boninsegna metteva nella partita tante parole ma pochi fatti, eppure offriva a Moro il lancio del pareggio e fiondava in porta la palla del 3 a 1. A Suarez mancavano nientepopodimeno che cinque titolari: Mazzola, Facchetti, Vieri, Giubertoni e Oriali. In molti avevano sentito odor di disfatta. Invece i ragazzini si sono fatti valere, dimostrando anche una spiccata grinta come nel caso di Viviano Guida, da Casorate Primo, in provincia di Pavia, un ventenne di quelli tosti, che già avevamo visto fermare Altafini a San Siro e che contro Pulici si è battuto alla grande, aiutando spesso il suo quasi coetaneo Sauro Catellani da Pegugnaga, provincia di Mantova, quando Graziani cercava piste pericolose in area. Se l'arbitro non ha punito né Guida né Catellani nel primo tempo il fatto non c'entra: e quando, è arrivato il rigore vero, a venti secondi dalla fine, il fallo su Callioni è stato commesso da Scala, non da loro. Unica, piccolissima consolazione per il Torino in tanta rabbia, gol di Graziani e Pulici: Il primo molto bello, con un preciso tocco di piatto destro al volo su cross al bacio di Sala, il secondo molto amaro, con un tiretto nell'angolo (dopo finta) sul penalty-beffa concesso da Lattanzi al 90'. I due gemelli del gol hanno dimostrato, a sprazzi, la loro ottima condizione: Bordon ha parato bene qualche loro tentativo, l'opposizione di Guida e Catellani è stata solidissima, ma soprattutto I loro compagni hanno fatto quasi tutto a rovescio per fornire munizioni adeguate a simili bocche da fuoco. Sala ci ha provato, soprattutto all'inizio, per quanto glielo consentivano le rudezze di Fedele, marcatore - come dire? - adesivo, di quelli dinamici e ruggenti al tempo stesso e per quanto gli permetteva il gioco del granata, molto disordinato e poco lucido al punto che tra terzini e centrocampisti vari tutti facevano a gara per affollarsi attorno e addosso a Claudio, agevolando cosi il compito dell'Inter che aspettava davanti alla propria area per poi ripartire In contropiede. La storia di questo 2 a 3 tanto Imprevedibile era cominciata benissimo per II Torino: Santin bloccava Boninsegna, Lombardo seguiva un Mariani ancora da rivelarsi, Sala trovava spazio e al 9' pitturava da maestro un pallone allungatogli da Cereser, sfuggiva a Fedele e rientrava per il cross di destro dalla fascia sinistra. In mezzo all'area Graziani si avventava sulla traiettoria e in corsa firmava l'uno a zero. Al 15' il colpo basso di Lattanzi, al 19' quello di Moro: la difesa del Torino era sbilanciata, Cereser scendeva sulla destra fallendo un appoggio, subito Boninsegna raccoglieva il rilancio e pescava sulla destra un Moro liberissimo che puntava a rete superando anche l'opposizione in scivolata di Agroppi e chiudeva con un perfetto tiro d'esterno destro nell'angolo vicino. Prodezza che conferma quanto buonisiano i piedi di questo giocatore che stavolta non è proprio apparso di ridotta autonomia come spesso si sostiene. Due minuti dopo Mariani di testa mandava alto di poco, al 40' Grazianisparava fuori un destro pregevole da 25 metri, al 42' Boninsegna finiva clamorosamente in terra, da solo, per un liscio con quel suo sinistro che una volta era infallibile. La ripresa aumentava i dolori granata. Ancora Moro in evidenza:, al 9' controllava bene un pallone sul limite, fintava su Agroppi e serviva a Mariani, sulla destra, un pallone che subito di destro l'ala mandava in porta. Di qui la pressione, confusa, di un Torino poco convinto: tiri di Graziani, Pulici, ancora Pulici, Mascetti. Usciva Agroppi ed entrava Callioni al 32', poi Muraro rimpiazzava Bertini. E al 38' terzo gol dell'Inter: punizione (discutibile) per fallo di Santin su Boninsegna. tocco di Nicoli e bomba di sinistro del centravanti che Castellini deviava appena. Torino in ginocchio, che al 90' raccoglieva l'omaggio di Lattanzi per un fallo da tergo di Scala su Callloni. Pulici segnava dal dischetto. Almeno la classifica cannonieri dice qualcosa di buono per il Torino, oggi.