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Comunale
25/01/1976
h.14.30
TORINO - HELLAS VERONA 4-2 (0-0)
Torino
: Castellini, Santin, Salvadori, P.Sala, Mozzini, Caporale, C.Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Cazzaniga, Garritano, Gorin III. All.: Radice.
Hellas Verona: Ginulfi, Bachlechner, Cozzi, Maddé, Catellani, Busatta, Vriz, Mascetti, Luppi, Guidolin, Macchi. A disposizione: Porrino, Nanni, Virgilio. All.: Valcareggi.
Arbitro: Lenardon di Siena.
Reti: Graziani 63', 70' (T), Mascetti 67' (V), Zaccarelli 73' (T), Catellani 80' (V), Pulici 85' (T).
Spettatori: 30.283, di cui 16.058 paganti per un incasso di lire 40.501.400 e 14.225 abbonati.
Note: Giornata limpida ma fredda, terreno in buone condizioni. Nessun incidente di rilievo. Ammoniti per gioco scorretto Cozzi, Catellani, Caporale e Macchi. Sorteggio per il controllo antidoping negativo.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 26 gennaio 1976]
Dice Valcareggi: ''Mi sembrava di rivedere Italia-Germania, in Messico: peccato che stavolta i palloni entrassero quasi tutti nella porta dei miei''. E' una battuta divertente, non che efficace: Torino-Verona è stata proprio una copia in formato ridotto di quella partita, concentrando tanti gol in poco tempo (tutti nella ripresa, più precisamente sei in 22 minuti), regalando emozioni a go-go e sicuramente divertendo anche chi - da parte granata - avrebbe preferito evitare la lunga attesa dell'1 a 0 e la breve angoscia dell'1 a 1. Però bisogna precisare che i meriti sono stati tutti del Torino: in questa goleada il Verona ha avuto solo il ruolo della vittima, buttando dentro due palloni su azioni isolatissime, mentre i granata hanno raccolto una parte davvero minima delle occasioni prodotte su scala industriale. E la supremazia del Torino è apparsa cosi evidente, pure sullo 0 a 0 protrattosi per 62 minuti, che da un momento all'altro ci si aspettava il getto della spugna da parte veronese. E' stata una partita insolita, capace di proporre le situazioni tecniche ed emozionali più varie pur disponendo di un copione tattico fisso: il Torino all'attacco e il Verona in difesa, anzi in assedio, anzi in pericolo costante. A fine primo tempo si voleva regalare un pallottoliere a Castellini, perché tenesse conto di tutte le palle-gol che i suoi compagni costruivano e sprecavano: a metà ripresa il Torino passava e tutti tiravano il fiato, come per una sentenza troppo giusta e troppo attesa, però subito dopo il Verona si sottraeva alla condanna e pareggiava alla sua seconda apparizione in area avversaria. Si concedeva al Torino il diritto di accusare il colpo, di bloccarsi, di imprecare agli dei avversi e invece ecco i granata ripartire, proporre cross e scambi e tiri da fuori e inserimenti, raccogliendo altri due gol; dunque trionfo totale, eppure si rivedeva il Verona in avanti, addirittura in gol per una iniziativa di un giocatore (Catellani) rimasto sino a quel punto della gara a soffrire tutti i patimenti che il calcio può proporre ad uno stopper, contro Graziani; allora bisognava accontentarsi del successo di misura, 3 a 2, invece Pulici puniva Ginulfi con un graffio (tocco di destro) dopo aver visto inutili i colpi secchi (botte varie e colpi di testa). Attraverso vicende tanto contorte, l'incontro è arrivato alla sua soluzione più logica. Il Torino ha messo in cassaforte una maxi-vittoria, costruita con una tenacia ed una ricchezza di temi offensivi ammirevoli: se c'era da cancellare il ricordo grigio di una prestazione - come dire? - avaruccia, fornita a Cagliari, bisogna dire che Pulici e compagni hanno usato non una spugna ma una cascata d'acqua. Certo, il Verona non è proprio un avversarlo massiccio (mancava, per di più, di Sirena e Zigoni e Franzot e Moro) e non sa mettersi addosso prudenziali corazze (la sua difesa è stata solo un ripiegare sotto la valanga di attacchi granata, i suoi attaccanti Luppi e Macchi non sanno cosa significhi aiutare i compagni di squadra, i falli sono stati ridotti al minimo e privi di cattiveria): però le situazioni che la gara ha presentato ai granata potevano mettere in crisi una squadra meno potente e meno ricca di questo Torino che invece ha continuato a produrre football di alta qualità a ritmo continuo. Non ha fatto, il Torino, calcio totale, ma forcing totale. E ha trovato piena risposta da tutti i suoi elementi più importanti: Claudio Sala è stato il mattatore, una volta di più, il suo omonimo. Patrizio non ha potuto brillare solo perché Pecci e Zaccarelli giocavano come meglio non si può rendendo persino inutili i consueti sussidi dei reparti più arretrati (il discorso vale pure per Salvadori) e i gemelli del gol hanno fatto vedere un numero così abbondante di conclusioni da puntare sul calcolo delle probabilità più che sulla mira per far centro. Quattro gol segnati, due traverse e due pali colpiti a portiere battuto (dopo azioni da applauso), diciannove calci d'angolo guadagnati, un quasi-rigore a favore dopo appena due minuti, una mezza dozzina di palloni da gol sfumati o sprecati ma sempre mirabilmente costruiti. Più di cosi non poteva fare il Torino per guadagnarsi il diritto a questa vittoria che va sottolineata anche perché testimonia le condizioni addirittura effervescenti dei giocatori di Radice. Questa specie di sinfonia calcistica in due tempi e 90 minuti presentata dal Torino Football Club (direttore d'orchestra Claudio Sala) ha assunto subito un ritmo vibrante. Dopo due minuti Graziani e Pulici scambiavano palla in area, il numero 9 scattava sulla sinistra e dopo una finta piegava a destra, ritrovandosi steso per le terre, con la caviglia agganciata dal piede di Calellani: si potrà discutere sulla volontarietà dell'intervento, ma il fallo era clamorosamente lampante. L'arbitro Lenardon, a più di quindici metri, decideva di assolvere il difensore. Qualche protesta, poi avanti con lo show: Pulici faceva bella mostra del suo sprint fuggendo sulla sinistra, con falcate troppo possenti per il passo pur consistente del biondo Bachlechner da Brunico, centrava per Graziani anticipato da Calellani, così il pallone finiva a destra, lo recuperava Claudio Sala e lo ributtava sul centro dove Pulici aveva ripreso posizione in tempo per staccare e colpire di testa, fuori. Era il 6' minuto. Sul campo non c'era spazio per i gialloblù. Quando difensori e centrocampisti si accingevano al disimpegno, venivano braccati dai granata, da molti granata: a cominciare dalle punte, per finire ai centrocampisti più arretrati. Non c'era bisogno d'arrivare più in là perché per quasi tutto il primo tempo Caporale e Santin e Salvadori e Mozzini hanno dovuto solo accompagnare dal retro la spinta possente degli altri. Nei duelli individuali i veronesi perdevano largo: Bachlechner e Catellani pativano dietro a Pulici e Graziani, il libero Cozzi (poco alto e molto limitato) annaspava in quel super-lavoro che gli procuravano Zaccarelli (troppo dinamico per Busatta), Pecci (troppo autoritario per Mascetti), Patrizio Sala (troppo potente per Guidolin) e soprattutto Claudio Sala. Contro di lui si batteva bene Maddè, il capitano, abbastanza esperto ed abbastanza duro per ridurre i danni contro l'ispiratissimo poeta granata. Si contavano (con fatica) i tiri a rete. Graziani mandava alto al 15', Claudio calciava fuori una secca botta dopo scambio con Santin in area al 19', Graziani arrivava un po' tardi sul solito invito di Claudio dopo esser stato liberato da un pregevole velo di Pulici che andava a bloccare Catellani per aprire la strada al compagno (un'azione presa di peso dai manuali del basket: ecco un fatto tecnico da sottolineare, con tanti complimenti a Radice e ai due gemelli granata). Poi un acuto spettacolare di Claudio Sala, al 23': conquistato il pallone con un robusto tackle su Maddè, letteralmente sradicato via, lo portava avanti con finte e controfinte sino al tiro dal limite, basso, imprendibile per Ginulfi ma respinto dal palo Stesso tema, stesso gioco. Pulici - colpito duro da Cozzi - si scatenava al 30': sul solito passaggio di Claudio: scatto in profondità palla al piede, finta di passaggio a Graziani sulla destra, egoistica ed efficace deviazione sulla sinistra per concludere con una botta alta, dal limite. Traiettoria troppo alta per Ginulfi, purtroppo conclusa contro il palo dalle conclusioni di piede, ai colpi di testa: punizione di Claudio da sinistra, Pulici con la fronte, fuori (39'); corner di Claudio, ancora da sinistra, Pulici ancora con la fronte, balzo di Ginulfi e deviazione in angolo (41'); un'altra punizione di Claudio, mischia, respinta di testa di Cozzi, replica di Graziani, pallone alto (45'). Ripresa, sullo 0 a 0 più incredibile del mondo. Il Torino per evitare il mucchio in area, portava avanti il pallone con manovre più strette, scambi più ravvicinati. Un tiro di Mozzini, parato, poi un fraseggio con Pecci liberava Pulici: botta alta, deviata in corner (3'). Avanti Salvadori, tiro e corner. Avanti Zaccarelli, mirabilmente servito da Pecci sulla sinistra dopo un controllo volante (6'), tiro in corsa di Zacca, missilistico, col sinistro, e pallone sotto la traversa, a rimbalzare fuori. E il Verona? C'era: e continuava a sperare nel miracolo. Cross di Salvadori per Graziani, colpo di testa a lato. Tiro di Claudio Sala dopo uscita difettosa di Ginulfi, palla smorzata e deviata in mischia (angolo). Finalmente gol, al 18': Graziani scatta in area, Catellani pasticcia gettandosi a terra così da ostacolare Ginulfi in uscita e favorire il rimpallo per Graziani che controlla, aggira il portiere e mette dentro a porta vuota. Dopo tre minuti, il pareggio che raggela i tifosi granata: rimessa laterale sulla destra, lungo cross di Cozzi, Mascetti è solo in mezzo all'area e di testa schiaccia in porla. Adesso le reti a valanga. Torino scatenato. Al 25' spunto di Claudio a sinistra, centro lungo sotto porta, Graziani passa dietro le spalle di Catellani e di testa infila; al 28' triangolazione Zaccarelli-Graziani. La mezzala entro in area sul centro, controlla e piazza la botta bassa, di sinistro. Non è finita. Catellani avanza, da 25 metri azzecca una bordata di destra nel sette a sinistra di Castellini e fa 2 a 3 (al 35'); 5 minuti dopo Pulici inventa un tocco di destro su centro basso di Claudio e beffa Ginulfi. Il Torino non era sazio, attaccava ancora, all'inglese, sino al 90': e Claudio Sala, magnifico, dava ancora lezione di dribbling facendo sede in area Cozzi e sparando di sinistro. Traversa. E applausi, abbondanti e convinti.