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Comunale
16/05/1976
h.16.00
TORINO - CESENA 1-1 (0-0)
Torino
: Castellini, Santin, Salvadori, P.Sala, Mozzini, Caporale, C.Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Cazzaniga, Garritano, Gorin II. All.: Radice.
Cesena: Boranga, Ceccarelli, Oddi, Festa, Danova, Cera, Rognoni, Frustalupi, Bertarelli, Bittolo, Urban. A disposizione: Bardin, Zuccheri, Petrini. All.: Marchioro.
Arbitro: Casarin di Milano.
Reti: Pulici 61' (T), Aut.Mozzini 70' (C).
Spettatori: 64.790, tra cui 14.225 abbonati più 50.565 paganti per un incasso di lire 181.041.200. Record d'incasso e d'affluenza per lo stadio Comunale nella stagione 1975-76.
Note: Giornata di sole, temperatura estiva, terreno in perfette condizioni. Nessun incidente di rilievo, qualche problema di ordine pubblico fuori dal Comunale dove oltre 15.000 persone senza biglietto hanno aspettato il triplice fischio per festeggiare assieme ai fortunati possessori del biglietto per assistere alla partita. Ammonito Festa per proteste. Sorteggio per il controllo antidoping negativo. Presente in tribuna d'onore il responsabile della Nazionale A, Enzo Bearzot.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 17 maggio 1976]
Con il cuore in gola, con le gambe paralizzate dalla tensione, con il pensiero a Perugia, con gli occhi addosso a questo Cesena che non molla un centimetro In difesa, non lascia un varco. Casarin chiude il match in piena, melina romagnola, la gente granata ha un attimo di attesa che sembra lungo un secolo. Poi la notizia definitiva, la Juve ha perso, è scudetto. Ventisette anni di attesa - non per tutti certo, ma anche i giovani hanno assorbito il gusto amaro di una lunga sofferenza che non è stata solo sportiva - si sfogano in un urlo "Toro-Toro" che sembra squassare lo stadio, valicarne i bordi, spandersi per la città. I canti partono dalla curva Maratona, i tifosi riescono a godersi la festa senza un gesto di intemperanza, senza che uno di loro si avvicini alla recinzione. I giocatori sono frastornati, la lunga battaglia iniziata in ottobre con molte, speranze ha portato il successo più clamoroso. In un momento tanto felice per i colori granata, spicca la bella avventura di Patrizio Sala, dalla C allo scudetto con Radice a fianco, trainer, angelo custode ed amico. La folla cerca le parole giuste, ma sono le bandiere a dare tutto il tifo e l'affetto per una squadra simpatica, chiara in reazioni sin troppo scoperte (come Il nervosismo di oggi). Bandiere arrivate da tutto il Piemonte, le vecchie e gloriose stinte e cupe, quelle moderne a colori sgargianti ma meno belle, meno toccanti. La festa è durata a lungo, sul campo. Qualcuno ha tentato di sgattaiolare fuori dalla mischia come Graziani, forse spiaciuto per gli errori commessi sotto porta, come Mozzini desolato per un autogol tanto banale quanto delicato, una disattenzione che poteva anche costare cara; li ricacciano amorevolmente nel mucchio. Arrivano mazzi di fiori; i giocatori li afferrano come fossero clave, poi corrono a gettarli fra la folla. Pecci e Zaccarelli hanno ancora flato, il loro è un giro di pista trionfale e faticoso, con I tacchetti che si infilano nel tartan. Corrono a braccia alzate, il ricordo va a certi successi dell'atletica: Pecciè uri botolo pieno di forza, Zaccarelli ha la falcata elegante e sciolta di un Vaatainen, finnico, l'Uomo che ha fatto Impazzire Helsinki agli europei del '71. Il grido roco, accompagnato dal rullo dei tamburi di "Campioni, Campioni" chiude il loro giro d'onore. Ma subito è la volta di tutta la squadra. Dopo aver accettato finalmente la foto di gruppo e centro campo, sempre rifiutata per motivi di scaramanzia, I granata ripartono In gruppo con uno scudetto tricolore alto verso la folla. "Una cantata popolate, ha detto l'altra sera In tv Raf Vallone, ed é stato buon profeta. L'urlo "Toro Toro" ritorna prorompente, i giocatori rallentano al passo mentre il presidente Pianelli scende loro incontro dalla tribuna. E' un abbraccio, con Radice che riesce in mezzo al bailamme a mantenere la calma, a parlare della partita, ammettendo "avrei voluto vincere anche oggi: Pianelli non regge alla commozione, i giocatori gli si fanno attorno. Si profilano alte nel cielo le sagome dei paracadutisti: sono molto precisi e tanto vale includerli fra gli sportivi a tutti gli effetti, visto che li infilano in ogni cerimonia di apertura e chiusura. L'arrivo degli ombrelli multicolori distrae un attimo la folla, poi i granata rincorrono Radice e lo issano sulle spalle. La gerite gli dedica la penultima calorosa ovazione, mentre l'ultima la tiene per il presidente che avanza a fatica fra un nugolo di fotografi. La squadra riesce a guadagnare la scaletta del sottopassaggio, i giocatori vanno verso la loro festa, negli spogliatoi, con lo champagne al posto della solita acqua minerale. Il pubblico sta ancora un po' sulle gradinate, come a gustare la vittoria. Un tifoso ci grida: "Vorrei che le squadre ripetessero la partita adesso, li mangerebbero uno ad uno". Certo.. Il Torino nell'ora del trionfo ha patito molto, ha faticato ed è stato anche sfortunato, ma il Cesena merita tutti gli onori. La squadra ospite ha scelto una tattica onesta, pensando di non poter reggere a tutto campo ha lasciato in avanti due soli elementi ed ha puntato tutto sulla difesa, con alle spalle del compagni un Cera concentrato e determinato sino alla cattiveria. Insomma, "se volete lo scudetto venite a prendervelo" ha detto Marchioro a Radice, magari ricordando anche la "bambola" dell'andata, ad onta dell'uno a uno finale. Ed i granata hanno patito la situazione. La tensione bloccava loro gambe e riflessi, non c'era più la scioltezza necessaria per il solito pressing, le manovre venivano eseguite di forza, spesso su iniziative individuali. Graziani era in giornata negativa, Pulici si batteva ma riceveva pochi palloni, Claudio Saia ha fatto miracoli con la. Gamba ancora malconcia dopo la botta ed i sette punti di Verona, Pecci ha retto venti minuti poi il caldo l'ha fermato, consentendogli soltanto di rientrare nel vivo del gioco dopo momenti di pausa. Nonostante le difficoltà, si è visto anche ieri che il Torino ha consistenza, che i giocatori sono uniti da forti patti di reciproco aiuto. E cosi ecco Salvadori disputare una partita stupenda, ecco Patrizio Sala correre in avanti e rientrare, ecco Zaccarelli sacrificarsi, ecco Mozzini, Caporale eSantin fare blocco dietro per evitare il minimo rischio a Castellini. L'affannoso assaltare alla porta di Boranga, ha fruttato solo corner e brividi sino al 80', quando Pulici ha firmato la sua vittoria nella classifica cannonieri con la più bella, e più utile, rete della stagione. Su lancio di Patrizio Sala, Graziani allargatosi sulla sinistra ha fallito un primo aggancio, ma ha recuperato la palla e l'ha messa In mezzo con un , centro sbilenco, basso, difficile da sfruttare. Ma quando l'estro lo spinge, Pulici non ha limiti: è partito in tuffo, ed anticipando nettamente Danova ha fatto secco Boranga che ha solo sfiorato Il bolide. Pareva fatta, le notizia da Perugia dicevano scudetto con tre punti "di vantaggio, a quel momento. Ma il fattaccio si verificava dieci minuti dopo, Mozzini - uno del migliori - negava alla squadra (con la collaborazione di Castellini) la gioia delle quindici-vittorie-quindici in casa. Avanzava Frustalupi sulla destra, e mentre Cera si smarcava al suo fianco, preferiva un lancio lungo sul fronte dell'attacco. Il passaggio era fuori misura, si fermava Bertarelli, ma Mozzini per sicurezza con Santin di rincalzo inseguiva la palla che viaggiava alta. La sfera allungata dello stoppar scavalcava Castellini, chissà perché uscito dal pali. I compagni guardavano e per poco non svenivano. Radice sulla panchina pareva seduto sulla piastra di una stufa. La squadra voleva finire vincendo, attaccava ancora ma il Cesena spinto dal traguardo della Coppa Uefa e con il desiderio sadico - ma legittimo - di voler a tutti i costi rovinare la festa, melinava all'indietro sino a dar la palla a Boranga. Ci sarebbe voluta la forza per andare ancora In pressing, ma il Torino era davvero esausto, provato dalle emozioni di un pomeriggio più stressante che tutto il resto del campionato. Un gol subito, sbloccando la gara, avrebbe potuto darle forse una fisionomia diversa. Ma per gli handicap già ricordati (gambe, schemi, nervi, il capitano già miracolosamente in campo ma non al meglio) Il gol è stato faticosissimo da costruire. Mentre Castellini è stato solo impegnato due volte con tiri magari insidiosi ma scagliati da fuori area, Il Torino pur dovendo lottare all'arma bianca ha creato fastidi a Boranga ma sempre è stato impreciso nel momento della conclusione. Oddi su Graziani e Danova su Pulici hanno disputato una grossa partita, e questo aggiunge la spiegazione finale alle difficoltà incontrate dalle punte. Graziani ha avuto palloni favorevoli al 5' (lancio smarcante di Pecci), alla mezz'ora, al 37', ancora in apertura di ripresa ma sempre la mira è parsa sbagliata, o c'è stato un indugio nel tiro. Ha tentato anche Pulici, la sua cosa più bella - una rovesciata acrobatica al 31' su centro di Salvadori - ha trovato un" Boranga attentissimo a volare sulla sua destra. Più volte si è inserito in avanti Zaccarelli, con due o tre affondo Pecci ha cercato la reta di forza, cercando di ripetere l'exploit che apri la strada alla goleada contro il Cagliari, ma sempre è stato fermato con modi bruschi al limite dell'area. Claudio Sala e lo stesso Zaccarelli hanno calciato numerosi angoli, ma i lunghi della difesa romagnola e Boranga li hanno neutralizzati tutti, anticipando Pulici e Graziani. Pecci ha anche tentato il gol di rapina, nel finale ha battuto Boranga con un rasoterra, ma poi si è inchinato ossequiente di fronte a Casarin che aveva colto al volo la manina con la quale il granata si era aiutato per concludere. Cosi, battagliando sino all'ultimo minuto dell'ultima giornata, il Torino ha vinto il suo settimo scudetto. I suoi meriti, e lo si dice in altra parte del giornale, non erano da cercare ieri contro II Cesena. Si dirà che se la Juventus vinceva a Perugia.. Tutto si può dire, ed allora è valida anche la riflessione di un Torino meno arrabbiato, pensando ai rivali, dopo l'autogol di Mozzini. Ed è giusto ricordare che Perugia e Cesena Ieri sono state oneste, avevano infatti battuto il Torino in casa e pareggiato con la Juve allo stadio. Ma non è il caso di rovinare una festa con sofismi. Bastava guardare la gente granata ieri sera, per sorridere con lei.