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Comunale
20/12/1981
h.14.30
TORINO - CATANZARO 1-2 (1-1)
Torino
: Terraneo, Danova, Francini, Salavdori, Zaccarelli (all'82' Sclosa), Beruatto, Bertoneri (al 57' Bonesso), Ferri, Mariani, Dossena, Pulici. A disposizione: Copparoni, Ermini, Cuttone. All.: Giacomini.
Catanzaro: Zaninelli, Sabadini, Ranieri, Boscolo, Santarini, Peccenini, Mauro, Braglia, Borghi (all'82' Celestini), Sabato, Bivi. A disposizione: Branchetti, Salvadori, Palese, Nastase. All.: Pace.
Arbitro: Menicucci di Firenze.
Reti: Bertoneri 32' (T), Borghi 44' (C), Bivi 68' (C).
Spettatori: 18.583 di cui 5.891 abbonati e 12.692 paganti per un incasso di 54.524.500 lire.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 21 dicembre 1981]
Battuto in casa dal Catanzaro, giustamente, al termine di una partita persino povera di impegno, il Torino comincia a mettere a fuoco il problema vero, che riguarda ormai la retrocessione. E' naturalmente presto per i funerali, il campionato è lungo e la squadra ha i mezzi per risalire. Ma la lezione deve essere meditata nei suoi risvolti più profondi, non solo valutata per il risultato negativo: il Torino, d'ora in avanti, dovrà battersi, lottare e soffrire come si conviene ad una squadra che ha come obiettivo primo la salvezza. Un cambio di mentalità un salto soprattutto psicologico che fino a ieri, per mille ragioni, non era stato affrontato e discusso. La sconfitta davanti al Catanzaro è stata doppiamente dolorosa per tutto l'ambiente granata, proprio perché è venuta nel giorno che doveva segnare il ritorno al successo dopo tre mesi esatti dall'ultima vittoria, 20 settembre contro il Bologna. Una delusione che in fondo Giacomini temeva, un'ipotesi amara che ha finito con il forzare la mano al tecnico costringendolo ad una scelta tattica comprensibile ma molto discutibile. Nel secondo tempo, con le due squadre in parità Giacomini ha mandato negli spogliatoi Bertoneri, l'autore del gol, ed ha fatto entrare Bonesso schierando un Torino a tre punte. L'intento era chiaro, ottenere una vittoria troppo importante per classifica e morale. Ma la squadra granata, già in difficoltà davanti alla svelta manovra degli avversari, ha finito con lo smarrire quel poco di equilibrio tattico che aveva mostrato in avvio di partita ed ha incassato il classico gol in contropiede: Giacomini, allenatore esperto e gran conoscitore di calcio, avrebbe dovuto prevedere se non la sconfitta almeno i rischi cui andava incontro, specie dopo aver visto che il Catanzaro di Pace teneva il campo con lucida intelligenza tattica. Ovviamente le ragioni della sconfitta non si esauriscono nella scelta poco felice del tecnico. Il Torino, ieri, è mancato in alcuni uomini base, primo fra tutti Dossena. Il centrocampista ha iniziato con bella disinvoltura, dinamico e attento, gettandosi con impegno su mille palloni. Eppure proprio questa voglia di trascinare il Torino ha portato al risultato opposto. Dossena ha commesso una serie incredibile di errori, consegnando sovente la palla all'avversario e intestardendosi in inutili dribbling. Il primo gol del Catanzaro (44') è nato da uno sbaglio grossolano dell'azzurro, che ha mancato l'appoggio consentendo a Mauro di offrire a Borghi il pallone del momentaneo pareggio. Dossena è l'anima del Torino? Va bene, ma anche lui dovrà coltivare una dote indispensabile per la salvezza della squadra granata, vale a dire l'umiltà. Danova, in difficoltà prima su Bivi e poi su Borghi, Salvadori, lento e impacciato, e Pulici, fumoso e troppo impegnato a rimproverare i compagni, hanno disputato una partita insufficiente: la vecchia guardia ha fallito la prova mentre i giovani, malgrado ingenuità ed errori, vanno assolti per l'impegno con cui si sono battuti. Il gol di Bertoneri (32') è stato certamente l'episodio più bello della povera partita granata. Hanno fatto tutto i giovani. Lancio da sinistra di Mariani (fra i migliori fino a quando Giacomini non l'ha un poco arretrato per far spazio a Bonesso), bel tocco di Ferri e pronto destro di Bertoneri dal dischetto. Il vantaggio ha dato cuore al Torino, che per una decina di minuti ha spinto in area gli avversari. Ma il gol, bello, niente da dire, non rendeva giustizia al Catanzaro che nella prima mezz'ora aveva fallito di poco due occasioni d'oro. Al 12' Bivi mandava oltre la traversa un tocco all'indietro di Francini sfuggito a Zaccarelli, al 25' era Borghi a sciupare da pollo uno splendido invito verticale di Braglia. Il Torino, a sua volta, aveva tentato due volte con Mariani, sempre di testa, ma mostrava di soffrire le veloci puntate del Catanzaro, bravissimo a centrocampo con Braglia e Sabato e pungente in attacco con Bivi e Borghi. I granataavevano anche Zaccarelli acciaccato all'anca, fin dai primi minuti, e dunque venivano a mancare (particolare non trascurabile) le puntate in avanti del libero. Ma se il difensore non stava bene, ci si chiede, perché ha chiesto all'allenatore di rimanere in campo? Nella ripresa, dopo 12', Giacomini decideva per le tre punte. Contemporaneamente, Dossena e a tratti Ferri avanzavano l'azione aumentando la confusione e le possibilità di contropiede del Catanzaro. L'unico a mantenere la calma era Beruatto, bravissimo nello spegnere il temibile Mauro e puntuale nel cross da sinistra. Beruatto è stato sicuramente, con Mariani, il miglior giocatore granata. Il Catanzaro, molto abile nella manovra di rimessa, ha sfruttato con sapienza lo sbilanciamento offensivo del Torino ed ha segnato il gol della vittoria al 68' al termine di uno splendido contropiede. Sabato ha agganciato il pallone al limite della sua area, ha superato Dossena in dribbling aereo lanciando Borghi sulla destra: il centravanti ha lasciato indietro Danova (perché il difensore non è ricorso al fallo?) ed ha centrato basso per il piatto sinistro vincente di Bivi. Il Torino ha reagito, si è spinto in avanti in un assalto veemente quanto cieco. All'88' ha avuto anche l'occasione di pareggiare ma Zaninelli, assai bravo, è volato nel ''sette'' a deviare una precisa punizione battuta ad effetto da Dossena per dubbio fallo su Pulici. Dalla curva Filadelfia i tifosi del Catanzaro gridavano ''serie B, serie B''. E' stato un momento colmo di amarezza per i tifosi del vecchio Torino. Ma i ricordi non servono, e neppure la tradizione, per evitare l'inferno della retrocessione: occorrono chiarezza dell'obiettivo e modi nuovi per raggiungerlo.