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Comunale
22/10/1989
h.14.30
TORINO - PARMA 0-0
Torino
: Martina, Mussi, Rossi, Enzo, Benedetti, Cravero, Skoro, Romano (al 69' Venturin), Muller, Bianchi, Pacione (al 26' Lentini). A disposizione: Marchegiani, Sordo, Ferrarese. All.: Fascetti.
Parma: Zunico, Donati, Orlando, Minotti, Apolloni, Susic, Melli (al 46' Ganz), Monza, Pizzi, Catanese, Osio. A disposizione: Bucci, Bocchiarini, Sommella. All.: Scala.
Arbitro: Beschin di Legnago.
Reti: -
Spettatori: 34.045 di cui 18.066 abbonati e 15.979 paganti per un incasso di 272.451.000 lire.
Note: Ammoniti Enzo al 53' e Osio all'87'.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 23 ottobre 1989]
Se il problema del Torino era davvero quello di cercare e trovare nuovi stimoli, bisogna dire che la sorte ha dato una mano ai granata. Bloccato dallo spigliatissimo e niente affatto suggestionato Parma nelle sue ostiche terre, là dove mai se l'erano cavata gli avversari, il Toro ha adesso uno stimolante programma: vincere la prossima partita in trasferta, a Reggio Calabria, per rispetto non soltanto dei propri tifosi ma soprattutto di quella media inglese cui tanto si era affezionato. Ma vediamo come mai la formidabile macchina sforna gol casalinghi ha fatto ieri pomeriggio cilecca. Di solito, quando necessita vincere necessita anche correre, abbinando così, in una prolifica miscela, il dinamismo alle qualità dei singoli. Allorché, su undici giocatori, i votati al podismo non superano il numero di due e le qualità dei singoli per un insieme di sfortunate circostanze subiscono un notevole abbassamento di livello, nascono inevitabilmente i guai. Si tratta di guai sopportabili, dal momento che il Parma si è limitato a pareggiare e che il Torino ha conservato, seppur in compagnia del Pisa, la testa della classifica. Ma resta il dispetto d'aver visto all'opera una squadra che, oltre a mostrare pochissima voglia di rimboccarsi le maniche, si è rivelata, forse non per la prima volta, di una vaghezza tattica sconcertante. Esistono, è vero, formazioni che procedono grazie all'unico dono della classe e della maestria di coloro che le compongono. Sono casi rari e comunque il Torino non rientra in tale categoria, giacchè sarebbe azzardato affermare che tutti i granata vanno a braccetto con le massime espressioni dell'estro pedatorio. Si conoscono i nomi dei suoi reggi-vessillo. Il brutto è che quando nella bambagia s'adagiano anche Muller e Skoro, la mancanza di un preciso disegno da seguire causa un arretramento su posizioni non prestabilite con immediato avanzamento delle forze rivali. Il Parma unisce, ad alcuni encomiabili elementi, una produzione di gioco ordinata, sensata, frutto sicuro di una attenta ricerca da parte del suo allenatore. Ogni mossa dei granata ha subito una contromossa paralizzante. Non si è mai assistito all'abbandono di un giocatore del Parma da parte di un compagno: protezione costante e costanti raddoppi difensivi. E il lutto al galoppo. Nel Torino i soli Mussi e Benedetti si sono comportati da persone alle quali urge conquistare qualcosa. Nessuno riuscirebbe a indovinare che Romano e un regista. Si stenta perfino a indovinare che egli attualmente sussista. Enzo gladiatoreggia a sproposito. Bianchi, sostituto di Policano, è un viaggiatore senza mete. Pacione si infortuna e scompare senza aver lascialo alcuna memoria di sé. Lentini che gli subentra è un bel tipo: si arrotola in dribbling molli e un po' fessi e non contento dei puntuali insuccessi che siffatto uso del pallone gli procura, va a caccia delle situazioni piú difficili nelle quali si tuffa, felice del proprio naufragio. Muller si illumina d'un unico baleno: su un centro di Mussi sfodera una delle sue rinomate magie, ma il colpo-gol gli si trasforma in un colpo a lato. Skoro bamboleggia squinternato e non azzecca un passaggio. Non ritenendo opportuna una classificazione di Venturin, che ha rilevato nel finale Romano, rimangono da citare Rossi, Cravero e Martina. I primi due hanno lavorato da bravi impiegati di difesa. Il portiere con tre o quattro risposte volanti e muscolose agli attacchi del Parma ha offerto ai colleghi la sicurezza che, malgrado le loro negligenze, la faccia non l'avrebbero perduta del tutto. Giusto che vada a lui, interprete perfetto e ossequioso d'un ruolo appartenente a un altro, il premio del voto piú alto.