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Comunale
18/02/1990
h.15.00
TORINO - COMO 5-0 (3-0)
Torino
: Marchegiani, Mussi, Rossi, Enzo, Benedetti, Cravero, Venturin, Romano, Muller, Policano (al 55' Bianchi), Pacione (al 57' Skoro). A disposizione: Martina, Sordo, Ferrarese. All.: Fascetti.
Como: Savorani, Annoni, Fortunato (al 46' Milton), Ferazzoli (al 46' Mannari), Maccoppi, Gattuso, Turrini, Centi, Mazzucato, Notaristefano, Sinigaglia. A disposizione: Aiani, Biondo, Cimmino. All.: Massola.
Arbitro: Guidi di Bologna.
Reti: Aut.Gattuso 10', Romano 35', Pacione 38', Muller 51', 81'.
Spettatori: 26.318 di cui 8.235 paganti per un incasso di 132.045.000 lire e 18.083 abbonati per una quota partita di 247.932.105 lire.
Note: Ammonito Centi per comportamento non regolamentare, calci d'angolo 9-5 per il Torino. Cielo sereno, temperatura mite, terreno in buone condizioni.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 19 febbraio 1990]
Vincere con un punteggio di 5-0 è sempre piacevole per una squadra che, si dice, non possiede un gioco, Possedere un gioco significa, solitamente, esser capaci di tradurre in pratica calcistica un certo numero di idee le quali, nate nella mente dell'allenatore, vengono sviluppate in campo dai suoi giocatori. L'idea massima e ottima di Fascetti è approdare al traguardo della serie A. Non un copione, quindi, ma un proponimento in armonia di manovre è piuttosto difficile se non impossibile. I granata, allora, collaborano con il tecnico in modo rapsodico e individualistico: nutrono la partita del loro personale bagaglio, segmenti che ogni tanto formano una bella linea e ogni tanto rimangono segmenti. L'amalgama? Su, via: siano o non siamo in testa alla classifica. Il Como è una formazione miraggio, nel senso che si vede ma in realtà non esiste. La guida, come può, Galeone che appartenne in tempi recenti al club degli inventori del football. Visti i risultati, c'è da supporre che attualmente abbia smesso d'inventare. Contr un simile avversario, ubicato all'ultima posizione della classifica, il Torino poteva comodamente soprassedere sulla famosa questione del gioco, Gli bastava che Muller e compagni agissero secondo estro e natura. E, d'altra parte, l'assenza del gioco ha anche i suoi lati positivi. Infatti: per poter bloccare, intrigare o condizionare una serie di manovre a concatenazione logica è indispensabile che queste manovre non esistano. Non esistendo, doventa un problema annullarle. Così com'è un problema prevedere che cosa combinerà il rivale spinto esclusivamente dalla propria fantasia. Il Como ha opposto al Torino una resistenza basata sulla speranza di prenderne il meno possibile. E siccome la speranza tradisce sempre, ne ha prese moltissime. Ha cominciato a prenderle su autogol (piove sempre su chi non ha l'ombrello). Gattuso si è posto inavvedutamente sulla traiettoria d'una legnata punitiva di Policano e Savorani, portiere che, a quanto raccontano gli storici della materia, faceva miracoli allorché militava nel Barketta, si è astenuto da qualsivoglia prodigio riparatore. Ha continuato a prenderle al 35' per piede di Romano che ha sparato su un tocco di punizione la botta dei festeggiamenti (rientrava dopo cinque giornate di sofferta lontananza) e non ha più smesso dando letizia a Pacione (38') e a Muller che per ben due volte (la seconda esibendosi su elegantissimo calcio di punizione) ha favorito l'esultanza della "Corale Maratona", ieri tutta vibrante di canti appassionati, e dalla moglie Jussara non meno esplosiva nella sua orgogliosa minigonna del celebre consorte. Tanta produzione di gol era il modo migliore per ovviare alla scarsezza di godibili geometrie e il pubblico che nei momenti di abbandono illusorio vorrebbe un Torino non soltanto capoclassifica ma anche sinfonico, mostrava di apprezzare altamente le iniziative dei singoli che uscivano vittoriosi da quasi tutti i duelli ingaggiati con gli stralunati antagonisti. La tifoseria si divertiva. Ed enorme sarebbe diventato il divertimento se Pacione prima (53') e Rossi e Skoro poi (76' e 77') non avessero gettato al vento le squisite offerte-gol somministrate da Muller, che brasilianeggiava in mezzo ai poveri lombardi, compiendo con i piedi ciò che, mettendocela tutta, i Notaristefano e i Mannari non sarebbero riusciti a compiere neppure con le mani nella quiete domestica del proprio salotto. Ma otto gol sarebbero stati un po' troppi; né sarebbe apparso signorile il comprotamento del Torino se avesse ulteriormente maramaldeggiato nei confronti di chi ha già una gamba in serie C. Domenica prossima i granata vanno ad esprimersi a Barletta nel profondo sud della graduatoria. Un pari è assicurato.